In Giappone un piano governativo per lo sviluppo delle auto volanti
Tra i partner Uber, Airbus e Boeing
Il Governo giapponese spinge per accelerare lo sviluppo della mobilità aerea urbana e lo fa istituendo un piano finanziato dal Ministero dell'Economia, dell'Industria, del Commercio e dei Trasporti. Entro al fine del 2018 sarà infatti presentata una bozza di roadmap per definire, con il contributo delle aziende protagoniste, i margini di azione di questo settore che promette di rivoluzionare la mobilità urbana nel corso dei prossimi decenni.
Secondo quanto riporta Automotive News, le autorità governative giapponesi sarebbero già in contatto con Uber Technologies e Airbus, due società tanto diverse tra loro quanto accumunate dal desiderio di fare business nel campo del trasporto aereo personale.
Da una parte, Uber punta su un servizio di ride sharing analogo a quello oggi proposto via terra (e via mare), investendo tra l'altro 20 milioni di euro in un nuovo centro di ricerca e sviluppo a Parigi; dall'altra, Airbus ha recentemente dato vita ad una divisione specifica (la Urbain Air Mobility) volta a collaborare con gli enti regolatori per accelerare il processo di industrializzazione e omologazione per i taxi volanti.
Stando alla fonte, il gruppo di lavoro (possiamo definirlo un consorzio?) dovrebbe inizialmente comprendere circa una ventina di aziende, tra cui Boeing, NEC, Cartivator (una startup del gruppo Toyota), ANA Holdings, Japan Airlines e Yamato Holdings. La prima riunione dovrebbe avvenire già il prossimo 29 agosto.
A confermare quanto riportato nelle righe precedenti ci sarebbe un portavoce di Uber, che a partire dai primissimi anni del prossimo decennio dovrebbe cominciare a far volare i primi taxi per collaudare il servizio UberAIR. Lo stesso Ministro dell'Economia giapponese Hiroshige Seko ha in passato espresso il proprio interesse nei confronti delle auto volanti, ritenendole una soluzione per snellire il traffico urbano e agevolare la mobilità nelle zone più impervie, anche a scopi turistici.
Restano tuttavia numerosi i nodi da sciogliere prima che tutti possano beneficiare di questa nuova idea di trasporto: in primis, quelli relativi alla regolamentazione. Ed è proprio da qui che il nuovo gruppo dovrebbe partire per cercare di cambiare le cose.