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Auto elettriche in Italia: +40% nel 2017, ma restiamo fanalino di coda

Italia tra gli ultimi paesi in Europa per le vendite di auto elettriche, ma crescono le infrastrutture

Auto elettriche in Italia: +40% nel 2017, ma restiamo fanalino di coda
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 22 mag 2018

Nel 2017 il mercato mondiale delle auto elettriche e ibride plug-in ha superato, per la prima volta, la soglia psicologica del milione, arrivando a contare 1,2 milioni di veicoli. La crescita è consistente: +57% rispetto al 2016, spinta soprattutto dalla Cina, che con 602.000 unità e una crescita del 72% si configura come il primo mercato mondiale.

Dietro di lei, a debita distanza, con 200.000 unità (+27%) si posizionano gli USA, mentre per il terzo gradino del podio occorre scendere ai 62.000 veicoli venduti in Norvegia con una crescita del 39%. Interessante la crescita del 155% del Giappone, quarto in assoluto con 56.000 veicoli.

In Italia +40%, ma quota irrisoria

E l'Italia? Secondo quanto riporta una ricerca condotta dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, nel nostro Paese sono state vendute, nel 2017, solo 4.827 auto a zero emissioni, con una quota sul totale delle immatricolazioni dello 0,24%. La quota sale al 2% se riferita al mercato Europeo, dove nel 2017 sono stati immatricolati 287.000 veicoli elettrici e ibridi plug-in (+39%). 

Nel Bel Paese solamente 1.964 delle vetture immatricolate sono completamente elettriche (BEV), con un aumento del 40% rispetto al 2016 che comunque fa ben sperare nel futuro. Le restanti 2.863 immatricolazioni sono riferite alle ibride plug-in (PHEV), in crescita solamente del 2,5% rispetto alle elettriche "pure".

Male l’assenza di incentivi, infrastrutture in aumento

Secondo quanto dichiarato dal direttore dell'E&S Vittorio Chiesa, il principale ostacolo alla scelta di una vettura a zero emissioni sta nel prezzo di listino, che comporta un investimento iniziale significativo rispetto ad un modello equivalente.

Ma anche i costi totali, secondo lo studio, sono a sfavore: tutto, naturalmente, dipende dalla zona in cui si vive (a Milano, come abbiamo visto in occasione della presentazione di Nissan LEAF, un'auto elettrica potrebbe essere conveniente a causa dell'esenzione dal pagamento dell'Area C), ma in media, in Italia, i costi totali del veicolo elettrico iniziano ad essere convenienti rispetto a quello tradizionale solamente dopo il settimo anno.

A rendere ancora meno conveniente il tutto ci si mette una politica di incentivi molto debole, che si limita all'esenzione dal pagamento del bollo per i 5 anni successivi all'acquisto e al pagamento, negli anni successivi, del 25% dell'importo di un veicolo corrispondente.

La situazione non migliora per quanto riguarda le infrastrutture: a fine 2017, i punti di ricarica in Italia erano circa 12.000, di cui circa 10.000 privati (il 70-75%) e 2.750 pubblici (20%). Tra le le colonnine di ricarica pubbliche poco meno di 450 sono “high power” (con potenza di ricarica superiore a 22 KW): il resto è composto da colonnine dalla potenza inferiore ai 22KW. Si tratta di una differenza, rispetto a Regno Unito, Francia e Germania, compresa tra un quinto e un decimo.

Occorre però precisare che qualcosa si sta muovendo: al di là degli annunci di Roma e Milano (che installeranno, rispettivamente, 700 e 1.000 nuovi punti di ricarica entro il 2020), nel nostro Paese le installazioni dei punti di ricarica pubblici sono cresciute di 1.000 unità nell’ultimo anno (+57%).

La situazione in Europa

Nel Vecchio Continente, che complessivamente rimane il secondo mercato mondiale per le vetture a zero emissioni, la parte del leone la fa la Norvegia. Seguono Germania (55.000, +117%), Gran Bretagna (47.000, +27%) e Francia (37.000, +26%).

In tutti questi paesi vigono linee di incentivazione all'acquisto e alla gestione delle auto a basso ambientale che in Italia non sono contemplate: in Germania, per esempio, vengono offerti 4.000 euro per l'acquisto di un'elettrica e 3.000 per un'ibrida plug-in, oltre all'esenzione dalla tassa di circolazione per 10 anni.

In Francia gli incentivi arrivano ad un massimo di 6.000 euro, con un incentivo ulteriore (4.000 euro per BEV e 2.500 per PHEV) se si rottama un diesel con più di 11 anni di vita. In UK, si ha diritto ad uno sconto del 35% sul prezzo di acquisto (per un massimo di 4.500 sterline per le elettriche e 2.500 sterline per le ibride). 

In Norvegia, poi, dove le elettriche costituiscono il 40% della quota di mercato, oltre agli incentivi (riduzione del 25% dell’Iva al momento dell’acquisto, accesso gratuito o a prezzo agevolato a parcheggi o traghetti) vige il principio del "chi inquina paga": i veicoli più inquinanenti pagano di più la tassa di circolazione, finanziando il programma di incentivi per chi invece sceglie di acquistare vetture a basso impatto ambientale.

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