Dazi USA: Tesla adesso è preoccupata e avverte Trump. Ci espongono a ritorsioni
I dazi di Donald Trump continuano a far discutere e a preoccupare le stesse aziende americane, tanto da spingere Tesla a inviare una lettera allo U.S. Trade Representative's Office.

I dazi imposti da Donald Trump sulle merci importate negli Stati Uniti da alcuni paesi stranieri rischia di creare scompigli sui mercati internazionali, con il rischio di penalizzare anche le stesse aziende americane nel caso in cui si dovessero scatenare delle vere e proprie ritorsioni.
I paesi colpiti dai dazi USA potrebbero infatti rispondere alla misura applicando a loro volta dei rincari sui prodotti provenienti dagli Stati Uniti, alimentando così una guerra commerciale che rischierebbe di danneggiare tutte le parti in causa.
Uno scenario del genere non fa piacere nemmeno a Tesla, la casa automobilistica di Elon Musk che in una situazione di questo tipo avrebbe molto da perdere. Ricordiamo che Musk, strenuo sostenitore di Trump durante la campagna elettorale che ha portato il tycoon alla Casa Bianca, è oggi a capo del Dipartimento per l'efficienza del governo degli Stati Uniti.
LA LETTERA ALL’UFFICIO DEL COMMERCIO
Secondo quanto riportato dalla Reuters, martedì scorso Tesla ha inviato una lettera allo U.S. Trade Representative's Office, cioè al rappresentante dell'ufficio del commercio, in cui si evidenzia una certa preoccupazione riguardante il rischio di ritorsioni da parte dei paesi stranieri in risposta ai dazi dell'amministrazione Trump.
La lettera non sarebbe firmata, ma a quanto pare è scritta su carta intestata a Tesla. Nella missiva si sottolinea la necessità di evitare che le decisioni del governo americano sulle questioni commerciali danneggino inavvertitamente le aziende statunitensi. Nel testo si legge infatti che:
Gli esportatori statunitensi sono intrinsecamente esposti a impatti sproporzionati quando altri paesi rispondono alle azioni commerciali degli Stati Uniti. Ad esempio, le passate azioni commerciali degli Stati Uniti hanno provocato reazioni immediate da parte dei paesi presi di mira, tra cui l'aumento delle tariffe sui veicoli elettrici importati in quei paesi.
LE PAURE DI TESLA
Il presidente Trump ha annunciato alcune settimane fa la possibilità di applicare da aprile dei dazi del 25% sulle automobili estere commercializzate negli Stati Uniti. Una mossa che potrebbe provocare però una risposta proporzionale degli altri paesi, come già ipotizzato dalla Cina e dalla stessa Unione Europea.
Tesla teme che l'eventuale applicazioni di dazi sull'esportazione delle proprie vetture possa penalizzare le sue attività al di fuori degli USA, con conseguenze dirette anche sulla catena di approvvigionamento. La lettera della casa di Palo Alto accenna infatti ad alcune componenti necessarie alla costruzione delle automobili che sono difficili o impossibili da reperire negli Stati Uniti, per cui vanno necessariamente importate dall'estero.
Se queste parti dovessero subire dei rincari legati ad un inasprimento dei dazi, Tesla altri costruttori potrebbero veder salire i costi di produzione. Per questo motivo, la lettera parla anche della necessità di un approccio graduale che consentirà alle aziende di prepararsi e di adottare tutte le misure necessarie per evitare contraccolpi alla propria catena di approvvigionamento.
Tesla ha in effetti tante buone ragioni per chiedere alle autorità americane di considerare attentamente le conseguenze delle loro politiche commerciali. Le paure dell'azienda californiana sono sicuramente fondate, ma rimane un po' di sorpresa per il fatto che arrivino proprio da una controllata di Elon Musk, uno dei volti più rappresentativi e chiacchierati tra i fedelissimi di Donald Trump in questa sua seconda avventura alla Casa Bianca.