Un microchip alato potrebbe rivoluzionare il monitoraggio aereo
Un piccolo chip creato dai ricercatori della Northwest University potrebbe aiutare a monitorare l'inquinamento e la diffusione delle malattie
Mentre i cieli si preparano ad essere attraversati da super droni e auto elettriche volanti, i laboratori della Northwest University stanno finalizzando un esperimento che potrebbe rivoluzionare i processi di monitoraggio aereo.
Gli scienziati hanno progettato un microchip alato delle dimensioni di un granello di sabbia, candidato a diventare il dispositivo volante più piccolo mai sviluppato, che è in grado di planare percorrendo grandi distanze.
A rivelarlo è la rivista Nature, da cui si apprende che i mini-chip, progettati con materiali biodegradabili per essere trasportati dal vento limitando l'impatto ambientale, potrebbero essere utilizzati con diverse finalità, ad esempio per monitorare il tasso di inquinamento atmosferico e la diffusione delle malattie. Essendo dotati di chip, sensori e piccole antenne, questi minuscoli oggetti possono trasmettere dati in modalità wireless. Un fatto curioso è che la tecnologia di telerilevamento utilizzata per la loro ideazione è la stessa sviluppata dalle forze armate statunitensi durante la guerra del Vietnam.
I dispositivi sono stati realizzati traendo ispirazione dall'aerodinamica dei semi degli alberi e delle piante in generale, come quelli di pioppo o di dente di leone, quando vengono disseminati dal vento volteggiando lentamente in modo da diffondersi il più lontano possibile dalla pianta madre e poter quindi garantire la riproduzione della specie (un processo che la scienza chiama "disseminazione anemofila"). Dopo studi e simulazioni, la squadra di studiosi è riuscita a individuare un design funzionale che garantisse di poterli cospargere mantenendo un atterraggio puntuale e controllato. A colpo d'occhio la loro forma, che è ciò che permette loro di ruotare in modo funzionale, ricorda quella di una stella a tre punte.
Come confessato da John Rogers, professore della Northwest University che ha partecipato alla realizzazione del progetto, il team è stato in grado di realizzare dispositivi che, nella fase di caduta, mantengono una traiettoria più stabile e una velocità terminale più lenta rispetto ai semi delle piante a cui si sono ispirati. "Pensiamo di aver battuto la biologia", ha commentato lo studioso.
Rogers ha aggiunto che i chip volanti potrebbero anche possedere capacità di volo attive, per evitare che si limitino a un'attività passiva come quella dei semi ma che possano al contrario "volare via come una mosca".