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Nissan valuta la vendita della sede globale di Yokohama per finanziare il rilancio

Nissan opterebbe per il "sale and leaseback" della sede per finanziare 30 nuovi modelli entro il 2027, di cui 16 elettrici o ibridi.

Nissan valuta la vendita della sede globale di Yokohama per finanziare il rilancio
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Riccardo Mantica
Riccardo Mantica
Pubblicato il 26 mag 2025

Sulla baia di Tokyo, tra i grattacieli specchiati del quartiere Minato Mirai, sorge una delle sedi aziendali più riconoscibili del Giappone. La Nissan Global Headquarters. Un edificio moderno, lineare, tutto vetro e acciaio, progettato per incarnare lo spirito di un’azienda che nel 2009 voleva dimostrare al mondo di essere rinata, dopo una fase difficile e sotto la guida visionaria di Carlos Ghosn.

Oggi, però, quel palazzo di vetro affacciato sulla baia, lo stesso che per anni ha rappresentato la rinascita e l’ambizione di Nissan, potrebbe diventare un asset da sacrificare per la sopravvivenza. Secondo quanto riportato dal Nikkei e confermato da Reuters, il gruppo giapponese starebbe valutando una mossa drastica. Ovvero vendere la propria sede centrale e poi restarvi dentro, in affitto. Un’operazione nota nel mondo finanziario come sale and leaseback. Si cede l’immobile, si incassa liquidità immediata, ma si continua ad abitare quegli stessi spazi come inquilini.

Una scelta che può sembrare fredda. Ma dietro c’è molto di più. Una presa di coscienza lucida e forse dolorosa del momento che l’azienda sta attraversando. La valutazione dell’edificio sfiora i 700 milioni di dollari, una cifra che potrebbe aiutare a coprire i costi di una ristrutturazione interna su larga scala, senza dover intaccare ulteriormente le attività produttive o rallentare la transizione tecnologica. In poche parole, vendere le pareti per salvare il motore.

Un equilibrio fragile in un mercato spietato


E del resto non è un mistero. Nissan sta vivendo un periodo complicato. Le vendite non decollano, i margini si assottigliano, e i concorrenti corrono. L’onda lunga del Covid si è intrecciata con la crisi globale dei semiconduttori, mentre sul fronte opposto del mercato avanzano giganti come Tesla, BYD, Hyundai e nuove realtà che cavalcano l’elettrico con aggressività e visione.
Ed infine, i numeri parlano chiaro. Nell’ultimo anno fiscale, Nissan ha registrato una perdita netta di quasi 671 miliardi di yen. Una cifra che impone scelte nette. E così, in parallelo alla possibile cessione della sede, il gruppo ha già avviato un profondo processo di snellimento e razionalizzazione.
Un processo che ha il sapore amaro dei grandi numeri e delle conseguenze reali. Sette stabilimenti chiusi in vari continenti, circa 20.000 posti di lavoro eliminati, l’equivalente del 15% della forza lavoro globale, e una revisione radicale del catalogo modelli, tagliando quelli meno performanti per concentrare le risorse sulle nuove tecnologie e sui segmenti chiave.

Una nuova visione chiamata “The Arc”


La scommessa per il futuro ha un nome. The Arc. È il piano strategico che guiderà l’azienda fino al 2030 e prevede l’introduzione di 30 nuovi modelli entro il 2027, di cui 16 saranno elettrici o ibridi.
Ma non si tratta solo di quantità. Il cuore tecnologico del rilancio si chiama e-POWER, un sistema ibrido particolare. Il motore a benzina non muove le ruote, ma alimenta un generatore che ricarica la batteria di un propulsore elettrico. Il risultato è un’esperienza di guida da elettrica, ma senza necessità di ricarica da colonnina. Un ponte tra passato e futuro, molto apprezzato in Giappone e ora in espansione anche in Europa e negli Stati Uniti.
Accanto a questo, Nissan continua a investire in batterie allo stato solido, sistemi di guida autonoma, e tecnologie di connettività. Il tutto con l’ambizione di ritagliarsi un ruolo centrale in un panorama industriale sempre più dominato da software, intelligenza artificiale e sostenibilità.

Una mossa già vista


L’idea di vendere la sede centrale non è nuova nel mondo dell’automotive. Diverse aziende, tra cui Renault, Ford e persino General Motors, hanno in passato fatto ricorso al “sale and leaseback” per fare cassa senza compromettere la continuità operativa. Tuttavia, nel caso di Nissan, la decisione avrebbe un impatto fortemente simbolico. Vendere la “casa madre” potrebbe essere percepito dai dipendenti, dagli investitori e dal pubblico come un segnale di difficoltà profonda. Per questo motivo, ai piani alti si starebbe valutando ogni aspetto dell’operazione con cautela, considerando anche l’effetto reputazionale.

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