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Nissan: serve liquidità per andare avanti. E arriva il rifinanziamento

Nissan cerca liquidità: maxi-piano di rifinanziamento tra prestiti, bond e cessioni di asset

Nissan: serve liquidità per andare avanti. E arriva il rifinanziamento
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Mario Brambilla
Mario Brambilla
Pubblicato il 30 mag 2025

In un momento di grande pressione finanziaria, Nissan (che ha da poco presentato la nuova Micra) sta pianificando una serie di operazioni per assicurarsi liquidità e mantenere operative le proprie attività. Secondo documenti interni esaminati da Bloomberg News, la casa automobilistica giapponese, alle prese con un deterioramento della propria posizione finanziaria e un muro di debiti in scadenza, punta a raccogliere oltre 7 miliardi di dollari attraverso una combinazione di emissioni obbligazionarie, cessioni di partecipazioni e dismissioni immobiliari.

Il piano di raccolta fondi prevede l’emissione di obbligazioni convertibili fino a 630 miliardi di yen, tra cui bond ad alto rendimento denominati in dollari USA ed euro. A questa operazione si aggiunge la richiesta di un prestito da 1 miliardo di sterline (circa 1,4 miliardi di dollari), sostenuto dalla U.K. Export Finance. Un’operazione che trova ragion d’essere nella rilevanza strategica dello stabilimento Nissan di Sunderland, nel Regno Unito, il più grande hub produttivo della casa fuori dal Giappone.

VENGHINO, VENDESI, VENGHINO!

Oltre alla leva finanziaria, Nissan sta valutando la cessione di asset significativi: partecipazioni in Renault e nel produttore di batterie AESC Group Ltd., nonché impianti produttivi situati in Sud Africa e Messico. Sul tavolo anche la possibile vendita della sede centrale di Yokohama, attraverso operazioni di vendita e locazione (sale and lease back), insieme ad alcune proprietà situate negli Stati Uniti.

La portata del piano riflette le criticità di fondo: stando alle proiezioni interne, la liquidità disponibile per le attività manifatturiere del gruppo potrebbe esaurirsi entro marzo 2026. Uno scenario costruito sull’ipotesi che rimangano in vigore le attuali tariffe doganali statunitensi, introdotte ad aprile dall’amministrazione Trump, che impongono un dazio del 25% sulle auto importate.

PIANO DI RILANCIO

Il nuovo CEO Ivan Espinosa, insediatosi da poco alla guida del gruppo, ha presentato la strategia di emergenza al consiglio d’amministrazione all’inizio del mese, con l’intento di ottenere una prima tranche di finanziamenti entro la fine di giugno. Tuttavia, il piano non ha ancora ricevuto l’approvazione ufficiale da parte del board.

A preoccupare ulteriormente sono le previsioni operative. In uno scenario di dazi invariati, Nissan stima una perdita operativa di 450 miliardi di yen per l’anno fiscale in corso, che si ridurrebbe a 300 miliardi di yen qualora le tariffe venissero rimosse.

In entrambi i casi, si tratterebbe del peggior risultato operativo della storia del gruppo. Sul fronte occupazionale, è stata annunciata l’eliminazione di 20.000 posti di lavoro e la chiusura di sette stabilimenti entro il 2028, compresi gli impianti giapponesi di Oppama e Hiratsuka.

Espinosa ha dichiarato che Nissan dispone attualmente di 2,2 trilioni di yen tra liquidità e linee di credito già attive, a cui si aggiungono 2,1 trilioni di yen ancora non utilizzati. Tuttavia, il flusso di cassa è negativo e il rating del debito è stato declassato a livello “junk” dalle principali agenzie.

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