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UE e gigafactory cinesi: aiuti di stato per batterie delle auto elettriche

Aiuti di stato per gigafactory in UE

UE e gigafactory cinesi: aiuti di stato per batterie delle auto elettriche
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Andrea De Vito
Andrea De Vito
Pubblicato il 19 feb 2025

Un'indagine commissionata da Transport & Environment (T&E) a Carbone 4 e ad altri esperti ha rivelato che le gigafactory asiatiche nell'UE ricevono aiuti pubblici senza alcuna condizione. La Commissione Europea, infatti, non ha stabilito vincoli in materia ambientale o sociale per le fabbriche di batterie di CATL in Ungheria e di LG Energy Solution in Polonia. Nonostante ciò, questi impianti hanno beneficiato di almeno 900 milioni di euro di sussidi pubblici dai rispettivi governi. Inoltre, nelle collaborazioni tra aziende cinesi ed europee nel settore delle batterie, come quelle tra Volkswagen e Gotion in Germania e tra CATL e Stellantis in Spagna, non è emerso alcun trasferimento di competenze dalle imprese cinesi a quelle europee. In entrambi i casi, le alleanze sembrano essere focalizzate principalmente sulla soddisfazione della domanda immediata di batterie.

LA SITUAZIONE IN UNGHERIA E POLONIA

I fondi utilizzati per finanziare le gigafactory in Ungheria e Polonia provengono principalmente dal Fondo europeo per la ripresa post-pandemia.

Tuttavia, entrambe le strutture hanno violato la Direttiva UE sulle Emissioni Industriali, superando i limiti di emissioni di N-metil-pirrolidone (NMP), una sostanza chimica pericolosa impiegata nella produzione dei catodi. Nei siti ungheresi sono emerse anche criticità legate alla gestione delle risorse idriche. Un altro punto preoccupante riguarda l’aumento dei consumi di gas in Ungheria per alimentare le nuove gigafactory, mentre l’apporto da fonti rinnovabili resta insufficiente. Inoltre, nell’industria delle batterie europea si registrano frequentemente problematiche legate alla mancanza di adeguate garanzie salariali e al rispetto dei diritti dei lavoratori.

LA MANCANZA DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Lo studio ha evidenziato l'assenza di regole sul trasferimento tecnologico nelle joint venture come quelle tra Volkswagen e Gotion in Germania e tra CATL e Stellantis in Spagna. Nel caso di Gotion, l'investimento di Volkswagen non ha portato a un vero vantaggio tecnologico, limitandosi a una fornitura di batterie LFP senza un trasferimento di competenze. Situazione simile in Spagna, dove la partnership tra Stellantis e CATL, pur ricevendo fondi pubblici, quasi 300 milioni di euro, non ha comportato un avanzamento tecnologico per la compagnia europea. Il principale problema emerso è l'assenza di un quadro normativo europeo chiaro per affrontare la concorrenza cinese, mentre in Cina e negli Stati Uniti le joint venture impongono condizioni più stringenti in termini di proprietà, tecnologia, e assunzione di personale locale.

Esther Marchetti, Clean Transport Manager di T&E Italia, dichiara che:

Le partnership con l’Asia sono state presentate come strumenti di condivisione delle conoscenze, un modo per l’industria europea per recuperare terreno rispetto ai competitor asiatici. Ma non si stanno traducendo in vantaggi per la nostra industria. E a volte non rispettano nemmeno le normative ambientali o gli standard lavorativi dell'UE. Gli Stati Membri devono garantire il rispetto di questi standard mentre la Commissione Europea deve utilizzare tutti gli strumenti giuridici a sua disposizione in materia di aiuti di Stato, commercio, appalti e investimenti esteri per richiedere il trasferimento di proprietà intellettuale. Con oltre 650 GWh di capacità di batterie fornite da player sud coreani e cinesi, non si deve permettere alcuna corsa al ribasso all'interno dell'Unione. Servono regole chiare sugli investimenti diretti esteri, per garantire un trasferimento completo di tecnologie e competenze.

LA PRODUZIONE ATTUALE IN EUROPA

Attualmente, circa il 90% delle batterie per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo in Europa proviene da produttori asiatici. Inoltre, il 40% delle gigafactory previste nel continente è di proprietà di aziende cinesi o sudcoreane. Se questa tendenza continua, l'Europa potrebbe ridursi a un semplice "centro di assemblaggio", una posizione vulnerabile in un contesto geopolitico ed economico in continua evoluzione. Transport & Environment (T&E) sollecita l'Unione Europea a sviluppare una strategia complessiva per le catene di approvvigionamento delle batterie, chiedendo che venga presentata il 5 marzo, all'interno del Piano d'azione dell'UE per l'industria automobilistica.

Marchetti dichiara inoltre che:

La prossima strategia per sostenere l'industria automotive europea deve affrontare la sfida delle batterie nel suo complesso. Ciò include l'avvio di un’indagine sui sussidi di cui gode l’industria delle batterie in Cina, l’adozione di criteri di resilienza per l'erogazione degli aiuti di Stato e l'istituzione di regole vincolanti e grid-based sull'impronta di carbonio delle batterie per l’accesso al mercato UE.

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