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L’UE valuta l’obbligo dal 2030 di rendere completamente elettriche le flotte aziendali e le auto a noleggio

Bruxelles prepara una proposta per rendere obbligatori i veicoli elettrici nelle flotte, ma non mancano le polemiche.

L’UE valuta l’obbligo dal 2030 di rendere completamente elettriche le flotte aziendali e le auto a noleggio
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Daniele Di Geronimo
Daniele Di Geronimo
Pubblicato il 21 lug 2025

La Commissione Europea starebbe preparando una proposta destinata a far discutere: a partire dal 2030, le società di noleggio auto e le flotte aziendali potrebbero essere obbligate ad acquistare esclusivamente veicoli elettrici. L’indiscrezione è stata riportata dal quotidiano tedesco Bild am Sonntag, secondo cui il piano dovrebbe essere presentato ufficialmente entro la fine dell’estate, dando così il via all’iter legislativo europeo.

La spinta verso l’elettrificazione

Questa possibile proposta della Commissione Europea prevederebbe una misura che punta a imprimere un’accelerazione decisa alla transizione ecologica nel settore della mobilità, con effetti diretti su oltre la metà del mercato automobilistico dell’Unione Europea. Secondo i dati più recenti, infatti, circa il 60% delle nuove immatricolazioni interessa veicoli aziendali o a noleggio, mentre solo il 40% interessa i privati.

In realtà non si tratta di una novità assoluta. Già a marzo la Commissione aveva annunciato un piano per aumentare la presenza di auto elettriche nelle flotte aziendali. Le ipotesi più concrete prevedevano una quota del 75% entro il 2027, per arrivare al 100% tre anni dopo. A oggi non è stato pubblicato alcun testo ufficiale. La Commissione ha confermato che sono in corso lavori su nuove regolamentazioni, ma non ha voluto commentare l’entità delle misure in discussione. Anche qualora la proposta venisse effettivamente presentata, l’adozione definitiva richiederebbe l’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio, che rappresenta gli Stati membri.

Le prime reazioni

L’ipotesi di una soglia obbligatoria del 100% sta già suscitando forti reazioni critiche, specialmente da parte di esponenti politici tedeschi e rappresentanti del settore. Markus Ferber, eurodeputato della CSU, avrebbe già scritto una lettera alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen chiedendo l’abbandono del progetto. Il timore è che le aziende finiscano per acquistare veicoli elettrici soltanto per rispettare una quota imposta, senza un vero vantaggio operativo o ambientale.

Anche Richard Knubben, direttore generale di Leaseurope, ha espresso preoccupazioni in quanto sostiene che la Commissione starebbe anticipando di fatto la normativa europea che prevede, dal 2035, l’immatricolazione esclusiva di veicoli a zero emissioni.

La critica più marcata sottintende l’idea che non si possa imporre una trasformazione così radicale senza tener conto delle condizioni reali del mercato. Sulla stessa linea si è espresso Nico Gabriel, membro del consiglio di amministrazione di Sixt, che ha definito l’idea delle quote completamente inadatta ad affrontare le cause reali del ritardo nella diffusione dell’auto elettrica. Secondo Gabriel, il problema principale è la lentezza con cui si sta sviluppando la rete di ricarica, in particolare quella ad alta velocità.

Tra vantaggi futuri e ostacoli presenti

Al di là delle critiche, la proposta si inserisce in un contesto più ampio e, ovviamente, complesso. L’Unione Europea è impegnata da tempo nella promozione della mobilità sostenibile e punta a rafforzare la competitività dell’industria automobilistica nel nuovo scenario globale. La spinta verso l’elettrico rappresenta una delle direttrici strategiche più rilevanti, ma la sua attuazione incontra ancora ostacoli significativi. Tra questi, oltre alla carenza di infrastrutture, si segnalano i costi elevati dei veicoli elettrici e la scarsa disponibilità di modelli in alcuni segmenti, come quello dei veicoli commerciali leggeri.
Se da un lato l’obbligo di adottare flotte di veicoli esclusivamente elettrici per le flotte aziendali e il noleggio rappresenterebbe un passo deciso verso gli obiettivi climatici dell’UE, dall’altro essa solleva interrogativi concreti sulla fattibilità e sull’efficacia di un approccio puramente normativo in assenza di condizioni reali che giustifichino tale impostazione.

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