Stop endotermiche 2035, il piano italiano: servono sussidi e la neutralità tecnologica
Il ministro ha presentato a Bruxelles il piano italiano per modificare le regole del Green Deal. Progetto che sta trovando consensi all'interno dei Paesi UE

Dopo aver anticipato ad alcuni eurodeputati il piano dell'Italia per cambiare le regole del Green Deal, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha partecipato, nella giornata di ieri, al Consiglio Competitività dell'Unione Europea, a Bruxelles, dove ha presentato le linee guide della proposta italiana.
Nel suo intervento, il ministro ha sottolineato che il piano italiano per una nuova politica industriale europea è in linea con le indicazioni del rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi. Progetto che sarà formulato in un ‘non-paper’ con gli altri Paesi che condividono i contenuti della proposta italiana.
Urso, parlando a Bruxelles, ha ribadito i capisaldi del piano italiano e cioè la neutralità tecnologica, un fondo comune europeo dedicato alla transizione e una strategia europea chiara e definita per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie.
SERVE UN EUROPEAN AUTOMOTIVE ACT
Il ministro Urso, in particolare, ha chiesto l'introduzione di un "European Automotive Act" evidenziando la "necessità che la Commissione Europea anticipi dal 2026 ai primi mesi del 2025 la presentazione dei report sul settore previsti dal Regolamento sulle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri, attivando di conseguenza la clausola di revisione dall’articolo 15, al fine di riesaminare le modalità che porteranno allo stop ai motori endotermici nel 2035".
Il traguardo del 2035 sarà effettivamente raggiungibile solo se saranno soddisfatte 3 precise condizioni che abbiamo anticipato sinteticamente prima.
- Istituire un fondo di sostegno per l’intera filiera e per i consumatori che acquistano vetture elettriche prodotte in Europa.
- Adottare un approccio che favorisca la neutralità tecnologica, riconoscendo un ruolo importante ai biofuels, agli e-fuels e all'idrogeno.
- Definire una strategia per garantire l’autonomia europea nella produzione di batterie, utilizzando materie prime critiche estratte e lavorate nel continente.
Il settore automotive, infatti, secondo il ministro Urso, non può aspettare. Il rischio è la scomparsa di interi segmenti industriali e la distruzione di numerosi posti di lavoro.
Se non interveniamo subito, tra qualche mese troveremo in piazza gli operai dell'industria europea, così come avvenuto qualche mese fa con gli agricoltori. È necessario, come dice Draghi, affrontare la tematica senza paraocchi, senza ideologie, ma con una visione di neutralità tecnologica. Altrimenti l'Europa non reggerà la sfida. Dobbiamo quindi rivalutare il quadro in cui sono state assunte nel 2023 le decisioni correlate al settore dell’auto: i dati che emergono, gli allarmi che ci sono lanciati dall'industria automobilistica e dai sindacati, sono già eloquenti e sufficienti per trarre un primo bilancio. Per questo l'Italia intende accelerare il percorso creando nuove condizioni, affinché siano raggiunti gli obiettivi.
Non solo automotive comunque. Infatti, la proposta sulla politica industriale di Urso include anche altri settori strategici per la competitività europea, come l’acciaio e la chimica.
Inoltre, in coerenza con il rapporto di Draghi, Urso ha proposto la creazione di un "Fondo per la Competitività" a supporto di tutti i settori coinvolti nelle transizioni in atto. In questo contesto, l’Italia chiederà una semplificazione degli Ipcei (grandi progetti di interesse comune nell'ambito della ricerca) e la creazione di un nuovo strumento di politica industriale pensato per rispondere alle esigenze delle PMI.
I CONSENSI ALLA PROPOSTA ITALIANA
Come più volte abbiamo raccontato, l'Italia deve trovare l'appoggio di altri Paesi UE per poter portare avanti il suo piano. Stando a quanto riferisce il ministero delle Imprese e del Made in Italy, Urso ha incontrato il Ministro della Spagna per Industria e Turismo, Jordi Hereu; il Ministro dell’Austria del Lavoro e l’Economia, Martin Kocher; il Ministro dei Paesi Bassi per l’Economia, Dirk Beljaarts; il Ministro dell’industria della Romania, Ștefan-Radu Oprea; il ministro dell’industria di Malta, Silvio Schembri; il Vice Ministro della Polonia per lo Sviluppo Economico e la Tecnologia, Ignacy Nemczycki.
A quanto pare, è stata registrata una convergenza sulla necessità di un intervento, raccogliendo anche le indicazioni del report Draghi, e si è registrato un largo consenso sulla opportunità di anticipare l'esercizio della clausola di revisione del regolamento CO2 ai primi mesi del 2025, passaggio necessario per rivedere e rafforzare per tempo il percorso per il raggiungimento dei target del regolamento.
La posizione italiana ha inoltre trovato riscontro nel corso della discussione del Consiglio, anche dai rappresentanti di Slovacchia, Repubblica Ceca e Lettonia. Inoltre, sappiamo che anche la Germania vede positivamente la possibilità di anticipare al 2025 la clausola per modificare le regole sulle emissioni di CO2. Tuttavia, in una secondo momento ha poi specificato che la scadenza del 2035 non si tocca.