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Batterie LFP, la catena di fornitura si deve adattare o in futuro produzione a rischio

Tutti vogliono le batterie LFP ma se la catene di fornitura non si adeguerà, nei prossimi anni ci potrebbero essere problemi di approvvigionamento del fosfato

Batterie LFP, la catena di fornitura si deve adattare o in futuro produzione a rischio
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 9 ago 2024

Negli ultimi tempi non si fa altro che parlare delle batterie con celle LFP (litio-ferro-fosfato), dei progressi compiuti nel loro sviluppo e del crescente interesse da parte della case automobilistiche. In Cina questi accumulatori da tempo sono i più utilizzati ma, adesso, anche le case automobilistiche europee e americane intendono puntare molto su questa tecnologia. C'è però un problema. I volumi delle celle LFP sono in costante aumento ma se la catena di fornitura non si adatterà rapidamente ci sarà il rischio che si vadano a creare dei rallentamenti nella produzione.

TUTTI VOGLIONO LE BATTERIE LFP

Dei vantaggi delle batterie LFP ne abbiamo parlato innumerevoli volte. I costi sono inferiori, sono più robuste, più sicure e grazie al costante lavoro di sviluppo si sta riducendo la differenza rispetto alle celle NMC (nichel-manganese-cobalto) sul fronte delle prestazioni e della densità energetica.

Tuttavia, diversi analisti hanno iniziato a sollevare dubbi sull'affidabilità della catena di fornitura. La società Benchmark in un suo passato report ha sottolineato che l'81% della fornitura globale di roccia fosfatica è prodotta da soli sei Paesi, con Cina e Marocco in testa. Duque, abbiamo già due Paesi con una posizione quasi dominante per la fornitura di questo minerale, cosa che sicuramente non aiuta il mercato. Tuttavia il vero problema è più in alto nella filiera. Infatti, indipendentemente da dove viene estratta, per poter essere utilizzata, la roccia fosfatica deve essere lavorata per ottenere acido fosforico purificato (PPA). Solo il 3% della fornitura totale proveniente dal settore minerario è attualmente adatta per applicazioni di batterie agli ioni di litio.

Il problema è che l'acido fosforico purificato è utilizzato anche in altri settori industriali. Oggi, solo circa il 5% è sfruttato dai produttori di batterie. Secondo le stime, questa percentuale salirà fino al 24% entro il 2030. Questa maggiore domanda dovrà quindi essere compensata da nuove fonti di approvvigionamento. In caso contrario ci potranno essere squilibri di mercato con conseguenze negative per il settore delle auto elettriche.

Se la produzione non terrà il passo con l'aumento della richiesta, c'è infatti il rischio che i prezzi crescano. Aumento di costi che poi si riverserebbe sulle batterie, riducendo il vantaggio competitivo dal punto di vista economico della tecnologia LFP.

LE ACQUE REFLUE POTREBBERO ESSERE LA SOLUZIONE

Dalla Cina arriva una soluzione particolarmente curiosa a questa problematica che sfrutta le acque reflue. I fosfati sono composti derivati ​​dal fosforo, un minerale che si trova naturalmente nella carne e in altri alimenti. Tuttavia, oggi c'è la tendenza a trattare i cibi con vari tipi di fosfati. Tralasciando il discorso sulla salute, tutto questo serve per dire che nelle acque reflue delle grandi città si trovano quantità di fosforo sempre più importanti.

L'idea sarebbe quindi quella di provare a recuperare il fosforo dalla acque reflue da poter utilizzare per le batterie. Il problema è che servirebbero impianti di trattamento appositi che oggi ancora non ci sono o sono solamente in via di sviluppo.

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