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Auto elettriche, Motus-E: si allarga il divario tra l'Italia e i grandi Paesi UE

Per riportare l’Italia al centro dell’automotive mondiale bisogna anche superare gli scontri ideologici sulle tecnologie

Auto elettriche, Motus-E: si allarga il divario tra l'Italia e i grandi Paesi UE
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 3 ott 2023

I dati del mese di settembre 2023 del mercato auto italiano mostrano un calo delle immatricolazioni delle auto elettriche rispetto allo stesso periodo del 2022. Sull'andamento delle vendite delle auto BEV in Italia, anche alla luce degli ultimi dati, è intervenuta Motus-E che ha sottolineato come il nostro Paese rappresenti un'anomalia tra i grandi Paesi europei.

Infatti, se in Europa il mercato continua a crescere, in Italia le immatricolazioni stentano ancora a decollare. Motus-E ricorda che a settembre 2023 sono state registrate in Italia 4.955 nuove vetture elettriche (-2,3% rispetto a settembre 2022), con una market share sceso al 3,6%. Nei primi 9 mesi dell’anno, le auto elettriche immatricolate in Italia sono 45.790, con un progresso del 28,2% rispetto allo stesso periodo del 2022 e quota di mercato al 3,9%, mentre il parco circolante delle BEV si è attestato, al 30 settembre, a 209.338 unità.

FORTE DIVARIO CON L’EUROPA

L'analisi di Motus-E prosegue con il confronto con il mercato europeo, ricordando che ad agosto, più di un’auto su 5 immatricolata nell’Unione Europea è stata elettrica, per una market share nuovamente superiore a quello del diesel (21% contro 12,5%). Nel nostro Paese, invece, la quota delle BEV aveva toccato ad agosto appena il 5%.

In Germania, sempre ad agosto, l'elettrico è stata la prima alimentazione con una quota del 31,7%. Nei primi 8 mesi dell'anno, il market share è del 18,6%. Un valore che non si discosta troppo dal 15,4% di quota nel periodo gennaio-agosto 2023 della Francia. Più indietro c’è la Spagna, che con una quota di mercato delle BEV del 4,8% nei primi 8 mesi dell’anno, è comunque davanti all’Italia (3,9% nello stesso periodo).

Secondo il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso, l'anomalia italiana è frutto di diverse cause. La prima riguarda sicuramente la struttura degli incentivi che non va bene. Spiega Naso:

Sicuramente il sistema incentivante ereditato dai precedenti Governi non funziona ma sono sufficienti pochi aggiustamenti a parità di risorse per renderlo più appetibile ed efficace: alzare il cap di prezzo per accedere alle agevolazioni, estenderle in forma integrale ad aziende e noleggi – anche per alimentare il mercato dell’usato elettrico – e rivedere in chiave green la fiscalità sulle flotte, tema su cui abbiamo già lavorato a una proposta mirata. Il tutto garantendo una certa stabilità del quadro incentivante, agganciando gli annunci dei bonus all’effettiva messa a terra delle risorse, per evitare riflessi negativi sul mercato.

Tuttavia, rivedere la struttura degli incentivi non è sufficiente per recuperare un ritardo che rischia di diventare strutturale con pericolosi riflessi anche sulla competitività dell’industria automotive nazionale. Per andare più a fondo sulla questione, Motus-E ha messo sotto la lente la correlazione tra le immatricolazioni di auto elettriche e variabili chiave come la diffusione delle infrastrutture di ricarica a uso pubblico e il reddito medio della popolazione.

L’Italia presenta una rete di ricarica più densa rispetto a Paesi come Francia e Germania in rapporto alle auto elettriche circolanti e dall’analisi incrociata dei dati di mercato e delle rilevazioni Istat e OCSE emerge un quadro che vale la pena approfondire. Al netto del confronto con la Spagna, che con un reddito medio inferiore di oltre l’8% rispetto all’Italia ci ha ormai superato stabilmente come market share delle auto elettriche, colpisce il raffronto tra il Nord Italia e la Francia, che pur a fronte di redditi medi paragonabili mostrano andamenti del mercato auto profondamente diversi.

Considerando solo le Regioni italiane del settentrione, infatti, si ottiene una market share medio delle auto elettriche pari al 4% nei primi 8 mesi del 2023, a fronte del già citato 15,4% francese. Dunque, secondo il segretario generale di Motus-E, l'analisi fa pensare che in Italia si sia innescata una resistenza quasi ideologica all'auto elettrica causata dalla circolazione di informazioni fuorvianti e di incertezza sul quadro normativo.

In un panorama globale evidentemente rivolto alla mobilità elettrica, rimanere indietro può essere fatale per l’industria italiana. Per questo è indispensabile che il dibattito pubblico su questi temi segua direttrici economiche, scientifiche e sociali, senza deragliare sotto la spinta di credenze e falsi miti che rischiano di causare un danno incalcolabile al futuro del nostro Paese.

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