Stazioni di ricarica fai da te: il pericolo è dietro l'angolo
Su internet proliferano articoli con istruzioni su come costruire da soli le stazioni di ricarica
Scrivo questa rubrica in qualità di rappresentante dei comitati internazionali per la standardizzazione di cui sono membro.
FYI – Christoph Erni, fondatore e CEO di Juice Technology AG, dal 2015 è membro del comitato svizzero per gli standard IEC 61851 (caricabatterie fissi) e IEC 62752 (caricabatterie portatili). Dal 2019 fa parte anche del comitato tedesco associato e dal 2017 del comitato internazionale per la standardizzazione delle stazioni di ricarica portatili.
Di recente, su Internet si è assistito a una proliferazione di articoli che riportano istruzioni su come costruire da soli le stazioni di ricarica. Questi articoli, così come alcuni prodotti finiti tecnicamente inadeguati presenti sul mercato, suscitano in noi normatori una certa preoccupazione. In innumerevoli ore di sessioni intense di lavoro, gli specialisti di tutto il mondo si impegnano a standardizzare i requisiti minimi per realizzare prodotti sicuri. Le infrastrutture di ricarica non dovrebbero mettere in pericolo le vite umane: questa è la priorità assoluta dei comitati IEC 61851 (per le stazioni di ricarica fisse) e IEC 62752 (per le stazioni di ricarica mobili). Ed è ancora più triste dover constatare che esistano sia kit, che intere stazioni di ricarica che se ne fregano degli standard, semplicemente non soddisfano i requisiti minimi e, tuttavia, appongono in modo ingannevole (per non dire fraudolento) il marchio CE.
QUAL È IL PUNTO?
La mobilità elettrica è una grande cosa, ma comporta una grande quantità di elettricità ad alta potenza. Al fine di garantire che l'uso di questi dispositivi sia sicuro, è necessario tenere conto di molti aspetti legati alla sicurezza. Non per niente i libretti normativi per stazioni di ricarica hanno uno spessore di oltre un centimetro. I prodotti che soddisfano pienamente tutti gli standard e i test applicabili sono autorizzati ad apporre il marchio CE sui dispositivi sotto la propria responsabilità.
DOVE SONO I PROBLEMI?
Innanzitutto, nell'ultimo punto: purtroppo, anche nel caso di prodotti davvero complessi come le stazioni di ricarica, l'autodichiarazione è sufficiente. I bravi produttori fanno testare e validare i loro prodotti da istituti esterni neutrali come il TÜV o il VDE. Ma ci sono anche ciarlatani che, ad esempio, si limitano a eseguire un test del modello di utilità, che non garantisce la conformità alla normativa, ma si limita a dire che il prodotto può essere utilizzato per lo scopo designato. Ci sono addirittura offerte che fanno riferimento deliberatamente a standard scaduti o stazioni, i cui componenti non sono nemmeno omologati per le stazioni di ricarica a parete.
Ci sono poi stazioni che non sono pericolose, ma imbrogliano sul prezzo. Alcune di esse non includono le parti obbligatorie e devono essere montate a posteriori, a caro prezzo, dall'elettricista che le installa nel sistema di distribuzione dell'edificio. Inoltre, in molti punti di ricarica manca il cavo. Per l'utente, questo significa 300 euro in più rispetto al prezzo della stazione di ricarica. È un peccato che anche le associazioni automobilistiche cadano in questi tranelli e poi scelgano la stazione sbagliata come vincitrice. (E il mio giudizio è neutrale, visto che nessuna delle nostre stazioni è stata inclusa in questo test).
Infine, purtroppo non esiste un'efficace sorveglianza del mercato. Sia i kit incompleti e pericolosi, sia le stazioni di ricarica non autorizzate non vengono criticati né ritirati dal mercato. È evidente che il nostro settore è ancora troppo giovane e che le autorità non dispongono di conoscenze sufficienti. Per il cliente, questo significa trovare in negozio prodotti pericolosi (spesso economici) proprio accanto a stazioni sicure e sviluppate in maniera elaborata. Cosa sceglierà, se pensa che sia tutto identico?
COSA SI PUÒ FARE?
Urge fare chiarezza. In qualità di rappresentante dei comitati di standardizzazione, mi rivolgo ai media affinché spieghino ai conducenti di veicoli elettrici dove finisce l'economico e dove inizia il pericoloso.
Per fare un paragone, tutti noi abbiamo sentito di giovani rimasti folgorati mentre giocavano nella vasca da bagno con il cellulare sotto carica. Uno dei miei colleghi del comitato di standardizzazione ha dimostrato che la norma stabilisce esattamente quanto debba essere la distanza di dispersione nelle parti di ricarica e che, quindi, i produttori di apparecchiature originali producono dispositivi sicuri. Ma i produttori a basso costo, ovviamente con il marchio CE, non la rispettano e mettono a rischio giovani vite.
È insopportabile vedere che qui, in Europa, si possano vendere impunemente prodotti pericolosi. La mobilità elettrica sta davvero decollando. Dobbiamo avere il coraggio di chiamare le pecore nere per nome e di imporre il ritiro dei prodotti. I produttori che mettono in pericolo i loro clienti devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni.
Per ultimo, ma non per questo meno importante: no, non fidatevi dei kit da 250 euro. Non è possibile ottenere a quel prezzo i componenti per una stazione di ricarica seria e a prova di futuro.
Questa rubrica è curata da Christoph Erni, fondatore e CEO di Juice Technology AG, produttore svizzero di stazioni e soluzioni di ricarica. Ha sempre avuto un'inclinazione pratica, tanto che ha lasciato la scuola poco prima del diploma di maturità per seguire un corso di economia aziendale all'università, per poi passare al settore informatico subito dopo. Ma a Christoph Erni questo non bastava: voleva di più! Circa 20 anni fa ha fondato la sua società di consulenza aziendale, la Erni Associates AG.
Nel 2014, notando la mancanza di soluzioni di ricarica adeguate, ha deciso di entrare nel settore della produzione e ha fondato Juice Technology AG. Nel suo primo anno di attività, l'azienda si è assicurata la pole position in questo segmento con la stazione di ricarica portatile Juice Booster 1 da 22 kW, e da allora è rimasta lì.
Christoph Erni, fondatore e CEO di Juice Technology