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Il design delle auto di domani visto da Porsche

L'avvento di elettrificazione, digitalizzazione e guida autonoma rappresenta per i designer una delle più grandi sfide di sempre ecco come quelli di Porsche si stanno preparando al futuro della mobilità

Il design delle auto di domani visto da Porsche
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 22 dic 2017

Nel definire l'identità di un Brand, le priorità sono fondamentali: potrà esserci una moda passeggera, una tendenza di qualche anno, ma poi la vera essenza di un Marchio rimane, impassibile al trascorrere del tempo. Così, una Porsche 911 si evolve, accoglie le tecnologie più recenti, si adegua allo stile delle sportive dei nostri giorni, ma rimane sempre sé stessa, fiera della propria personalità e riconoscibilità da oltre 50 anni. 

La priorità di Porsche, in un futuro dove la digitalizzazione, l'elettrificazione e la guida autonoma la faranno da padrona, sarà quella di lasciare al conducente la possibilità di scegliere se guidare o farsi guidare. Per questo, nella definizione dello stile della vettura, il volante rimarrà un elemento cardine, attorno al quale costruire tutto il design della plancia e, all'esterno, di tutta la vettura.

Il volante non si tocca

A dirlo è lo Chief Designer di Porsche, il tedesco Michael Mauer, parlando dal nuovo Design Center di Weissach, a una trentina di kilometri dal quartier generale di Stoccarda. La Porsche dell'era digitale, secondo lui, è inconfondibilmente un'auto sportiva, e questo significa che il rapporto tra auto e conducente non può essere compromesso. Per questo, oltre che più veloci su strada, le Porsche devono essere anche più veloci a farsi "conoscere" dal proprietario: questo significa che ogni funzione dell'auto dev'essere facilmente individuabile, a portata di mano.

La Porsche Mission E, concept car presentata nel 2015, ci da un'idea di come Porsche interpreterà le tendenze del presente e del futuro pur mantenendo intatta la propria identità. Addio ai numerosi tasti fisici, benvenuto al feedback aptico. E laddove anche un tocco di un dito è superfluo, arriveranno i comandi vocali.

Tutto a portata di mano (e di occhio)

Il passato è sempre un buon maestro da cui imparare: sul cruscotto di Mission E non c'è una strumentazione analogica della prima 911, ma un pannello digitale. Il tachimetro centrale, però, rimarrà sempre lì, perché è chiaro, immediato e bello da vedere. Funziona, e la sua altezza lo rende anche sicuro, perché riduce la distrazione del conducente. Less is more, soprattutto dentro: quello che non serve si toglie, perché costituisce una distrazione di troppo: "meno tasti, più funzioni", così c'è più spazio per aggiungere elementi che in passato non esistevano.

Come per esempio le informazioni sull'assistenza alla guida, proiettabili sul parabrezza. E in futuro, la proiezione ci permetterà di creare una realtà aumentata. Nel Design Center di Porsche lavorano 9 persone per sviluppare soluzioni che aumentino il piacere di guida nella cosiddetta "User Experience":  per questo motivo, i designer si immedesimano nei clienti Porsche, cercando di capire quali siano le loro aspirazioni e le esigenze alla guida. Se le idee proposte sono interessanti, allora vengono costruiti dei prototipi, arrivando a definire la User Interface, quella con cui il cliente finale interagisce.

Creare emozione, oggi come 60 anni fa

Una volta definite UX e UI, è il momento di pensare alle sensazioni fisiche che ogni cliente Porsche esige di provare una volta salito a bordo della propria auto, che sia un SUV ibrido o una sportiva da 700 CV: i materiali restituiscono feedback visivi, tattili, uditivi e olfattivi, e la loro combinazione crea sensazioni di sportività, eleganza, raffinatezza, tecnologia. La sfida per i designer delle auto di domani? Trovare il perfetto equilibrio tra queste sensazioni, senza dimenticare la tradizione formale.

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