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Più uniche che rare: alla scoperta delle auto della Covini Engineering

Il nome di Ferruccio Covini vi dice qualcosa? A meno che non siate appassionati di motori, probabilmente no, sebbene la sua figura si leghi indissolubilmente ad una piccola grande storia di successo imprenditoriale che da anni, e decisamente dietro le

Più uniche che rare: alla scoperta delle auto della Covini Engineering
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Giovanni Mattei
Giovanni Mattei
Pubblicato il 22 dic 2015

Il nome di Ferruccio Covini vi dice qualcosa? A meno che non siate appassionati di motori, probabilmente no, sebbene la sua figura si leghi indissolubilmente ad una piccola grande storia di successo imprenditoriale che da anni, e decisamente dietro le quinte, contribuisce a consolidare l´ottima reputazione dell´Italia in campo automobilistico.

Il geniale e poliedrico ingegnere aerospaziale, originario dell´Oltrepò pavese e fondatore della Covini Engineering, si dedica infatti da decenni allo sviluppo di supercar dalle caratteristiche uniche, conosciute e concupite dagli amanti dell´alta velocità di tutto il mondo. I suoi futuristici bolidi sono un sogno quasi proibito, potremmo dire, giacché lo stesso progettista ammette che il suo interesse principale risiede nella loro progettazione, che spesso si ferma alla realizzazione del prototipo, considerando che il tempo a disposizione è decisamente poco, con un´agenda fitta di  impegni come docente universitario, consulente per imprese e ministeri, e persino scrittore.

 

Nel libro `Via Emilia 33. Un´isola in mezzo al cielo", uscito nel novembre del 2014 (Ed. Parallelo 45), Covini racconta proprio le origini della sua passione per i motori, in una sorta di romanzo dal forte sapore autobiografico che traccia un interessante spaccato socio-culturale della società italiana del secondo dopoguerra: la storia ruota attorno ad un gruppo di ragazzi che ad Arena Po – città natale dell´autore -, si incontrano nei pressi dell´unica salita della Via Emilia per osservare le vetture di passaggio, sfidandosi a riconoscerne il modello ascoltando il rombo che da lontano le precede. A catturare l´attenzione della comitiva, stando a quanto si legge, non erano solo le 850 spider e le coupé della Fiat, indiscusse regine della strada all´epoca, ma anche vetture decisamente fuori dal comune, come ad esempio quelle prodotte da Francis Lombardi, Moretti, Vignale e altri leggendari carrozzieri torinesi, in grado di plasmare modelli unici e personalizzati.

Si capisce, quindi, da dove nasca la passione di Ferruccio Covini, coltivata nel corso degli anni facendo della sperimentazione il proprio cavallo di battaglia  delle sue esclusive creazioni, ben consapevole che in un settore dominato da giganti e senza grandi capitali, l´innovazione fosse l´unica strategia per ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto; pioniere nello sperimentare le motorizzazioni diesel su modelli di auto sportive già alla fine degli anni `70, con la produzione del prototipo B24/Sirio – dotato di un inedito intercooler aria-liquido-, nel 2008 il nome di Ferruccio Covini è tornato alla ribalta con il lancio della CW6, l´unica auto a 6 ruote prodotta finora sviluppata, che ha visto la luce dopo 34 anni di incubazione.

In grado di garantire prestazioni eccellenti in termini di potenza frenante, tenuta laterale e sicurezza passiva, il veicolo è stato sottoposto a un restyling, ed è atteso a breve il lancio della CW6 Evolution, presentata in esclusiva dallo stesso Ing. Covini al sito noicompriamoauto.it. Con un motore da 445 cavalli e una velocità massima di 330 km/h, il bolide promette prestazioni sensazionali, ma non aspettatevi di vederlo facilmente in giro; come i collezionisti ben sanno, infatti, la produzione media delle Covini si aggira su un esemplare all´anno, e se doveste essere rapiti anche voi dalle linee uniche di questo veicolo, fareste meglio a mettervi subito in lista d´attesa.

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