Cerca

UNRAE, chiarezza normativa e riforma fiscale per rilanciare il settore auto

UNRAE rilancia il dibattito sulla transizione, tra critiche alle misure UE e proposte fiscali per rilanciare il mercato.

UNRAE, chiarezza normativa e riforma fiscale per rilanciare il settore auto
Vai ai commenti
Daniele Di Geronimo
Daniele Di Geronimo
Pubblicato il 16 dic 2025

Quella di oggi (16 dicembre) potrebbe essere ricordata come una giornata storica che in un modo o nell’altro potrebbe fare da spartiacque tra un prima e un poi. È infatti atteso il nuovo pacchetto di misure per il settore auto che, stando alle ultime indiscrezioni, dovrebbe sancire lo stop al divieto dei motori endotermici dal 2035 e l’introduzione di nuove regole più flessibili sulle emissioni. Un passaggio delicato per l’industria europea che ha in questi mesi visto diversi protagonisti esporsi per richiedere chi il rispetto delle norme, chi l’adozione di un approccio più realistico.

In questo contesto arriva anche l’intervento di UNRAE che, durante conferenza stampa di fine anno, ha ha lanciato un appello chiaro e urgente alla Commissione Europea. La richiesta è quella di garantire una normativa finalmente coerente, capace di guidare il settore verso una transizione sostenibile, senza imposizioni ideologiche o misure penalizzanti.

Le misure al vaglio della Commissione UE e le perplessità dell’UNRAE

Le misure europee in arrivo riguardano diversi ambiti. Si va dalla revisione degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e veicoli commerciali fino alla nuova strategia sulle batterie. Il pacchetto comprende inoltre un piano per la semplificazione normativa e una riforma della fiscalità dedicata alle flotte aziendali. Secondo UNRAE, è giunto il momento di adottare un approccio più realistico e aderente al mercato, capace di tenere insieme sostenibilità ambientale e competitività industriale.

Tra le proposte al vaglio figura anche l’ipotesi di introdurre un contenuto minimo obbligatorio del 70% Made in Europe per accedere agli incentivi all’acquisto. Una misura che, secondo il Presidente Roberto Pietrantonio, rischierebbe di minare l’intero impianto della transizione. Introdurre vincoli di origine rappresenterebbe un freno all’accessibilità della mobilità elettrica, colpendo i consumatori con un inevitabile aumento dei prezzi e danneggiando molte imprese europee fortemente integrate nelle filiere globali.

La proposta dell’UNRAE

La situazione dell’Italia

L’Italia, secondo i dati illustrati durante l’evento, continua a scontare un ritardo significativo rispetto ai maggiori mercati europei. La diffusione delle auto aziendali è inferiore al 47%, molto distante dal 66% della Germania.

Inoltre i dati evidenziano anche che l’Italia ha la fiscalità più sfavorevole d’Europa anche per quel che riguarda le auto aziendali. Un confronto diretto con i principali mercati UE mostra come Germania, Francia, Spagna e Regno Unito offrano regimi più vantaggiosi su deducibilità e detraibilità dell’IVA. Una situazione che va a penalizzare le imprese italiane, ostacolando la diffusione di veicoli a basse emissioni.

Un grande problema rimane quello delle infrastrutture di ricarica con l’Italia che si colloca al sedicesimo posto in Europa per densità dei punti di ricarica, con 13,6 colonnine ogni cento chilometri di rete stradale. La media europea, tanto per comprendere meglio questi dati, supera i venti punti. Solo un quinto delle postazioni italiane offre una potenza pari o superiore a 50 kW, la soglia considerata necessaria per garantire tempi di ricarica rapidi.

Secondo i dati dell’UNRAE, l’Italia ha una quota di veicoli elettrici puri pari al 5,2% del totale, contro una media europea del 21%. Paesi con un PIL pro capite inferiore, come il Portogallo, la Slovenia o la Spagna, vantano quote significativamente più alte. Questo evidenzia come i limiti principali non siano solo legati alla capacità di spesa dei consumatori, ma all’assenza di una strategia strutturale su incentivi, infrastrutture e fiscalità.

Anche il mercato dell’usato non mostra segni di ripresa sufficienti a compensare il calo del nuovo. In Italia, il rapporto tra veicoli usati e immatricolazioni nuove è di due a uno, mentre nel Regno Unito arriva a quattro a uno e in Francia a oltre tre a uno. Il volume complessivo di auto vendute, nuove e usate, resta ben lontano dai cinque milioni del 2019.

Le previsioni per il prossimo anno

Le previsioni sul mercato confermano una situazione di debolezza. L’UNRAE stima per il 2025 un totale compreso tra 1,520 e 1,525 milioni di nuove immatricolazioni, con un leggero recupero nel 2026 fino a 1,540 milioni. Un livello ancora lontano da quello pre-pandemia, che nel 2019 superava abbondantemente i 1,9 milioni. Per i veicoli commerciali leggeri si prevede un calo nel 2025 e una stagnazione l’anno successivo, mentre per i veicoli industriali si ipotizza una flessione in tutti e due gli anni. A livello macroeconomico, le stime indicano per l’area Euro una crescita dell’1,2% nel 2025 e un ulteriore miglioramento nel 2026. L’Italia, al contrario, dovrebbe registrare un incremento limitato, con lo 0,5% nel 2025 e appena lo 0,7% nel 2026, nonostante il supporto residuo garantito dai fondi del PNRR.

Ti potrebbe interessare:
Commenti Regolamento