Tesla denuncia Trump per i dazi: vuole i rimborsi con gli interessi
Sono ormai tante le società americane che hanno citato in giudizio il loro governo sulla questione dei dazi per componenti cinesi.
Musk porta in tribunale Trump – o meglio: Tesla denuncia il governo USA per i dazi imposti recentemente su chip e altri prodotti tecnologici provenienti dalla Cina. L'obiettivo ultimo di questo tipo di azione legale – che negli ultimi mesi è diventata estremamente comune, intrapresa da centinaia di aziende americane – è far dichiarare i dazi illegali e ottenere un rimborso, naturalmente con interessi, del denaro speso in più per procurarsi componenti critici.
Nel caso specifico di Tesla, l'azione gravita intorno a un chip custom fondamentale per la parte hardware di Autopilot 3.0, il sistema di guida autonoma proprietario dei veicoli di Elon Musk. Tesla aveva richiesto un'esenzione dai dazi l'anno scorso, ma la richiesta era stata negata. Il chip è fondamentale per abilitare la modalità FSD, ovvero "Full Self Driving" o guida autonoma completa; l'hardware si trova in tutte le centraline delle Model S, 3 e X in produzione, ma il cliente deve pagare 7.000 dollari (7.500 euro da noi) per sbloccare la funzionalità via software.
La centralina viene assemblata in Cina da Quanta Computer, e dal 2018 è soggetta a un dazio di importazione pari al 25%. Trump ha detto che queste misure sono state introdotte per rilanciare il settore manifatturiero americano, ma Tesla precisa nella propria denuncia che non è stata in grado di trovare nessun fornitore americano con le capacità tecniche adeguate per costruire il dispositivo – specialmente nelle quantità e con le tempistiche richieste.
Tesla ha anche detto che le è stata negata l'esenzione ai dazi per la MCU (Media Control Unit) delle Model 3 – si tratta della centralina che gestisce i comandi multimediali, è responsabile della connettività di bordo, gestisce l'impianto audio, la ricarica USB e la videocamera per la retromarcia.
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