Gli effetti del lockdown sull'inquinamento in Europa: lo studio
Lo studio è stato condotto dall'Università della Tuscia e dalla Fondazione CMCC.
C'è una correlazione tra il calo dell'inquinamento registrato durante il lockdown e il lockdown stesso? Messa così, la risposta sembrerebbe scontata. Esistono però svariati fattori che incidono in un senso o nell'altro sulla concentrazione degli inquinanti in atmosfera, così come sulla loro distribuzione spaziale e le dinamiche temporali: basti pensare ad esempio alle masse d'aria provenienti dal Mar Caspio che a fine marzo hanno mantenuto estremamente elevato il livello delle PM10 su gran parte della Pianura Padana, nonostante il traffico stradale e le attività produttive fossero pressoché azzerate.
L'obiettivo dunque consiste nel cercare di "depurare" i dati da fattori esogeni, identificando la (eventuale) correlazione tra riduzione delle attività antropiche e concentrazione degli inquinanti in atmosfera. C'è chi ha confrontato i valori di diossido di azoto in Cina prima e durante la pandemia, riscontrando evidenti segnali che avvalorerebbero l'ipotesi. E anche in India si è pressoché certi che una relazione ci sia: lo possono confermare gli abitanti del nord del Paese che, nonostante la vicinanza geografica all'Himalaya, hanno potuto vedere l'imponente catena montuosa per la prima volta nella loro vita, offuscata com'è di solito da una fitta coltre di smog.
LO STUDIO
E veniamo all'attualità: la Fondazione CMCC (Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e l'Università della Tuscia hanno condotto uno studio – in attesa di review, dunque non ancora ufficialmente approvato scientificamente – in cui si analizzano le emissioni nelle aree urbane di alcune città europee durante il lockdown. Lo studio, si legge,
rileva una chiara connessione tra le restrizioni e la riduzione delle emissioni, la cui entità dipende dalle caratteristiche delle aree campionate e dalla rigidità delle restrizioni messe in atto.
METODOLOGIA
La ricerca è stata condotta analizzando i dati locali di sette città misurati da apparecchiature – installate su torri – che sono in grado di registrare le variazioni delle emissioni pressoché in tempo reale. Le città interessate sono state Basilea, Berlino, Firenze, Pesaro, Helsinki, Heraklion e Londra. Importante sottolineare come ci si sia concentrati sulla variazione degli inquinanti unicamente su scala locale: la tecnica eddy covariance impiegata nell'analisi permette infatti di misurare in modo preciso e istantaneo lo scambio di anidride carbonica tra un ecosistema e l'atmosfera che la sovrasta, senza tuttavia rilevare le variazioni di concentrazioni di CO2 su scala globale (troppi e troppo difficili da identificare i determinanti che andrebbero a influire sul risultato finale).
La eddy covariance (EC) è una delle metodologie più diffuse per la misurazione dei gas serra e rileva a livello locale lo scambio tra ecosistema e atmosfera dei gas generati da diverse fonti (traffico, riscaldamento, allevamenti, attività produttive, etc) al netto del sequestro delle emissioni (grazie, ad esempio, ad aree verdi nelle città).
RISULTATI
Tutte le sette città dello studio sono state coinvolte – seppur in modo diverso e con più o meno "rigore" – da un lockdown. A cambiare sono però le caratteristiche strutturali di ciascuna di queste: si pensi ad esempio alla diffusa vegetazione di Berlino (2/3 della città è ricoperta di boschi), alle aree pedonali di Firenze, al costante flusso di persone che popola Londra durante le ore lavorative, al traffico stradale di Heraklion o ancora alle diverse temperature registrate nel periodo di raccolta dei dati che hanno influito sul livello di riscaldamento delle case (per intenderci: più elevato a Helsinki e Berlino, meno a Heraklion).
Questi, in sintesi, i risultati ottenuti:
- Berlino: riduzione delle emissioni di CO2 dell'8%
- Basilea: riduzione compresa tra il 25 e il 44% (la città è stata suddivisa in due aree, ciascuna con diversi livelli di traffico)
- Helsinki: riduzione del 40%
- Firenze: riduzione del 45%
- Londra: riduzione del 48%
- Pesaro: riduzione del 66%
- Heraklion: riduzione del 75%
I grafici qui riportati mettono a confronto i dati raccolti tra il 5 febbraio e il 6 maggio 2020 con la media di quelli degli anni precedenti (stesso periodo). Nonostante le peculiarità di ciascuna città sottoposta ad analisi, si è riscontrato un comportamento simile in tutti e 7 i casi (8 considerando le due aree di Basilea). A incidere sono stati fattori come la densità di popolazione, la presenza di vegetazione, il livello di traffico pre-blocco, le condizioni climatiche, le caratteristiche delle attività commerciali, la distribuzione/concentrazione residenziale.
Cosa succederà nella Fase 2? E' ancora presto per saperlo, ma l'aumento dell'uso dei mezzi privati rischia di "causare una rapida crescita delle emissioni che potrebbe persino superare quelle del periodo di pre-blocco". Del resto, va proprio in questa direzione la decisione da parte del Governo italiano di incentivare l'acquisto di bici e monopattini elettrici tramite il Bonus mobilità.
SVILUPPI FUTURI
Lo studio deve ancora essere sottoposto a review, ma gli autori (del CNR per l'Italia) ritengono che si tratti comunque di una base da cui partire per affinare ulteriormente i dati: saranno implementate le misurazioni dei flussi locali dell'inquinamento tramite eddy covariance, così come si integreranno ulteriori informazioni sulle emissioni generate dalle attività antropiche incrociandole con dati satellitari.
Maggiori dettagli sono disponibili nel paper in FONTE.
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