Peugeot 205: test drive in viaggio nel passato | Rallye, CTI, Gutmann e Lacoste
Un viaggio nel passato con la prova delle varie versioni di Peugeot 205: Rallye, Lacoste, GTI, CTI e la mitica Gutmann

Mentre Francesco, Gabriele, Nicola e Simone si avviavano verso Ginevra nel comfort di un moderno e spaziosissimo SUV, il mio viaggio verso il salone svizzero partiva dalla Francia all’insegna di ingredienti leggermente diversi…
UN PO’ DI STORIA: DALLA 205 ALLA 207
Peugeot 205 è la compatta nata nel 1983 e andata avanti fino al 1999, un’auto che ha fatto segnare record di vendita per i francesi: più di 5 milioni di pezzi venduti. La 205 è stata la risposta alla guerra tra francesi: 104 era in difficoltà a causa di Renault 5 e Peugeot, con la consultenza di Pininfarina, ha tirato fuori la 205 con un telaio che puntava su tenuta, comfort e riduzione del peso, riuscendo a fare centro come confermò poi la stampa specializzata fin dalle prime prove.
Al lancio proponeva MacPherson e barra di torsione, freni a disco anteriori più tamburo e motori da 45 a 80 CV con cilindrata da 1 a 1.4 litri e cambi a 4/5 rapporti. La gamma si è evoluta poi con 205 GTI 1.6 da 105 CV e 205 Turbo 16 per il rally: trazione integrale, motore centrale da 1.8 litri e 600 CV nelle versioni estreme. In strada, per omologarla nel gruppo B, si trasformò in un modello limitato a 200 pezzi da 200 CV.
Dopo vari restyling ed evoluzioni, incluso l’arrivo del diesel e tante partecipazioni nel motorsport, si arriva al 1998 con Peugeot 206 che resta in vita fino al 2012 macinando 10 milioni di unità. Nuovo design, bagagliaio più versatile, abitacolo più ampio: 206 sfruttava un nuovo pianale, rubava a 306 alcune soluzioni (il MacPherson anteriore ad esempio, con barre di torsione al posteriore) e introduceva la servoassistenza idraulica di serie per lo sterzo. I motori al lancio erano da 1.1 a 1.9 litri: benzina da 60 a 90 CV, diesel da 68 CV, tutti con cambio manuale a 5 rapporti. Anche 206 ha visto varie declinazioni sportive con GTi e GT, entrambe con 2 litri da 136 CV. La GT venne usata per la versione da competizione viste le regole di omologazione del modello da rally: in questo caso servivano 4 metri di lunghezza minima che il modello base non aveva. Diverse le novità introdotte negli anni tra cui la CC nel 2.000, una cabrio con tetto rigido a comando elettronico, e i motori 16 valvole da 1.6 e 2 litri (110 e 136 CV).
Nel motorsport, 206 era rappresentata da 206 WRC: 2 litri benzina rivisitato, 300 cavalli, trazione integrale e cambio sequenziale:due titoli piloti e tre costruttori all’attivo.
Si arriva così al 2006, anno della Peugeot 207. Il periodo storico era quello che vedeva crescere le dimensioni anche nelle segmento B, lo avevano fatto Grande Punto e la nuova Clio. 207 è stata la risposta di Peugeot: passo di 2.54 metri, bagagliaio di 275 litri e tante novità anche per la sicurezza così da raggiungere 5 stelle EuroNCAP. La meccanica si è evoluta, carreggiate più larghe per le nuove dimensioni e dischi di serie per tutte le versioni da più di 90 CV con ABS e ripartitore di serie. Motori benzina e diesel, da 88 a 109 CV con M5. 207 GTi montava il THP sviluppato con BMW, 1.6 litri sovralimentato da 174 CV (150 nella prima versione) e con il restyling sono state introdotte novità come i LED diurni, primi in Peugeot, e i nuovi motori. La gamma ha visto anche CC e SW mentre nel motorport c’è stata la 207 S2000 che ha dato soddisfazioni nell’IRC con Andreucci.
Oggi è facile stare comodi su una segmento B: se non siete troppo alti potete viaggiarci facilmente anche in quattro, il tuning delle sospensioni ha fatto grandi passi in avanti a parità di scelte tecniche e anche l’insonorizzazione, sebbene in questo segmento non sia il massimo, è tutto sommato accettabile.
Qual è il metro di paragone? Semplice, il passato: sono rare le occasioni in cui ci si può mettere al volante dei classici dell’era moderna e sono proprio queste occasioni che ricordano – e non fa mai male – quanto l’auto moderna sia evoluta sotto molti punti di vista e come sia cambiata radicalmente la concezione.
L’avventura con Peugeot 205 parte da Mulhouse, stabilimento storico di Peugeot in Francia. Il primo contatto è con una 205 Lacoste, edizione dedicata al mondo del tennis con alcune personalizzazioni estetiche e il volante con il doppio logo: a sinistra il coccodrillo di Lacoste, a destra il leone di Peugeot.
Gli anni ottanta emergono subito dalle prime sensazioni, dal primo sguardo al tachimetro, dal feeling della leva del cambio e dalla lamiera a vista, nonostante questa versione sfoggia una particolare attenzione per i rivestimenti interni come tutte le versioni speciali. Prima di ascoltare i piccolo aspirato da 1.4 litri e 68 CV noto gli spazi, non certo abbondanti come una segmento B moderna che contiene facilmente in larghezza anche le corporature più abbondanti. Se in questo caso vince il presente, con 205 il passato prende la sua rivincità per la visibilità dall’abitacolo, con montanti A talmente sottili che sembrano spaghetti.
In marcia i 68 CV se la cavano in tutte le situazioni: si piange un po’ in ripresa durante gli scollinamenti ma giocare con il cambio è un piacere, il benzina si fa tenere alto nonostante il peso del tempo e il telaio è leggerissimo. Qualche istante per prendere confidenza con l’assenza di controlli elettronici ed ecco che la guida di questa 205 sembra la cosa più naturale di questo mondo.
Alla prima tappa si cambia entrando così nel mondo cabrio e si cambia motorizzazione con 205 CTI che monta lo stesso 1.6 litri della 205 GTI, un modello da 115 CV. Firma di Pininfarina e una potenza nettamente superiore rispetto alla Lacoste, scaricata a terra con dignità tanto da non far rimpiangere affatto le prestazioni di una moderna compatta di pari potenza; d’altronde qui si parlava di pesi piuma, inferiori di qualche centinaio di chilogrammi rispetto alle colleghe odierne.
Facile immaginarsi il divertimento delle generazioni che hanno guidato questa CTI nei suoi anni d’oro: nonostante gli spifferi, la rumorosità e un telaio che, seppur rinforzato, cede leggermente il passo per via del taglio del tetto, la CTI mi regala tanto divertimento anche se la mia mente è proiettata all’auto successiva: Peugeot 205 Rallye.
Realizzata con un unico obiettivo, divertire, la Rallye debuttava sul finire degli anni ottanta: GTI e CTI avevano già dato un antipasto ma qui si è scelto di esagerare. Non cambia solo il look, cattivo ancora oggi, ma viene stravolto anche il concetto: rinunciate a tutti i comfort in favore del piacere di guida.
Il motore è meno potente ma il peso è ridotto a 790 chili eliminando tutto il superfluo, aria condizionata e vetri elettrici inclusi. Il quattro cilindri da 1.3 litri spinge tantissimo grazie ai suoi 103 CV, stacca lo 0-100 nello stesso tempo della GTI ed è perfetto perché rende, complice il peso piuma, la Rallye uno spasso da guidare.
Diretta di sterzo, rapida negli inserimenti, forse un po’ a rischio di perdita del posteriore quando ci si fa prendere dall’entusiasmo ma assolutamente divertente perché incarna l’essenza della compatta sportiva per godersi la guida tra le curve in salita, con un cambio dai rapporti accorciati e dalla precisione disarmante se contiamo gli anni che si porta dietro!
Arriviamo così alla pausa pranzo dove cerco di tenermi il più leggero possibile perché so cosa mi aspetta dopo: Peugeot 205 Gutmann. La cattiveria è tanta: il motore cresce a 1.9 litri, arriva l’assetto ribassato, barra duomi, nuova frizione, linea di scarico interamente rivista e 7.2 secondi per scattare da 0 a 100 km/h.
Il sound è cupo, prepotente: entra nell’anima all’accensione e non ti lascia più, mai più; non portateci la nonna a fare la spesa o rischierete l’esclusione dal testamento. 160 CV, questi i numeri della cattivissima fatta per la pista con un assetto sportivo che richiede un certo controllo.
Il “frankenstein" quattro cilindri, con la testata a 16 valvole della 309, va fatto girare alto: in strada rischia di essere sacrificato se guidato da piedi inesperte. E il trattamento dei colleghi stranieri non è stato dei migliori, con la guida da passeggiata che si è fatta sentire e mi ha costretto a gestire un motore brusco e arrabbiato per il trattamento subito.
La Gutmann è la prova che se ne hai di telaio, e la 205 ne aveva, bastano pochi accorgimenti di tuning per far reggere ad un’utilitaria di segmento B un “mostro" di motore, rabbioso e cattivo. Rispetto alla Rallye, però, la difficoltà è quella di gestire la potenza all’anteriore che porta ad un sottosterzo frequente in uscita se ci si lascia prendere dall’entusiasmo. Ottimo però l’assetto, lo sterzo diretto e il cambio preciso.
PEUGEOT 208: ANCORA?
Il viaggio con le diverse Peugeot 205 si è concluso poi a Ginevra dove in fiera abbiamo scoperto Peugeot 208, la nuova generazione che, a differenza delle precedenti, ha mantenuto il nome senza cambiare il numero a causa del successo di vendita e della fama del marchio. Così Peugeot 208, nel 2019, è comunque tutta nuova, accoglie in gamma la versione elettrica e sarà un’agguerrita avversaria nel segmento B, sfidando le rivali a partire dalla collega francese: Renault Clio.