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Infiniti Q50 2.2d (2018): recensione e prova su strada | HDtest

Come va la Infiniti Q50 2.2d 2018 con cambio automatico e allestimento Sport Tech

Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 23 mag 2018

Quando si parla di berline premium di segmento D, la mente va subito alla "triade tedesca", anche se le alternative oggi ci sono e parlano tante lingue: italiano (Alfa Romeo Giulia), inglese (Jaguar XE) e giapponese (Lexus IS e Infiniti Q50). Oggi vi raccontiamo di quest'ultima: una berlina che nasce nel 2013 con design nipponico, meccanica parzialmente tedesca e una tecnologia che, in puro stile giapponese, mette l’uomo al centro. 

In questa recensione scopriamo in che modo questa berlina giapponese si distingue da una concorrenza oggi quanto mai agguerrita. 

Design: orientale ma non troppo

Chi acquista un’auto giapponese lo fa, oltre che per l’affidabilità, anche per lo stile distintivo, anche se bisogna dire che, rispetto alle giapponesi del passato, la Infiniti Q50 è decisamente più "europea": il linguaggio stilistico Powerful Elegance, firmato da Shiro Nakamura, papà tra le altre di Nissan GT-R, mantiene le proporzioni tipiche delle berline sportive a trazione posteriore.

Imponente il frontale, con la grande calandra impreziosita da spesse cornici cromate e una trama tridimensionale comune alle più recenti vetture del marchio. La presenza scenica è garantita anche dai proiettori a LED, nei quali le luci diurne disegnano uno sguardo ammiccante (quasi a ricordare due occhi accigliati) irrobustito da un paraurti sportivo con tanto di spoiler inferiore, prerogativa del ricco allestimento Sport Tech di questa prova.

La fiancata, con Cx di soli 0,26, è un altro tratto distintivo della Q50: linee fluide e ben raccordate, nessun eccesso stilistico e proporzioni da berlina a trazione posteriore, con cofano lungo, abitacolo arretrato e cerchi da 19 pollici che rendono ancora più incollata alla strada la vettura. Unica concessione al manierismo l’elemento cromato che disegna il montante C, forma inconfondibile di tutte le Infiniti.

Dietro, i designer hanno preferito andare sul classico, realizzando una coda compatta e raccolta, dove i gruppi ottici orizzontali guadagnano una firma luminosa più moderna e il paraurti si caratterizza per due scarichi circolari in bella vista. Alcuni per strada la scambiano per una Alfa Romeo Giulia, sicuramente una delle berline che meglio esprimono un connubio quasi perfetto tra eleganza e sportività.

Vita a bordo: lusso e concretezza

Viste le premesse esterne, dagli interni ci si aspetterebbe qualcosa di più. Sia chiaro: non c’è niente che non vada, perché le finiture sono molto ricche e gli accostamenti pressoché perfetti tra le varie componenti si traducono in un abitacolo confezionato davvero bene, dove non esistono scricchiolii o materiali duri al tatto o poco piacevoli alla vista.

E’ lo stile generale, sovraccarico di linee curve, a non convincere appieno, così come la scarsa coerenza tra i diversi gruppi di comandi fisici presenti sulla console centrale. Un esempio? I comandi del climatizzatore hanno uno stile completamente diverso da quelli dell’infotainment, a sua volta estranei a quelli del navigatore e della telecamera di parcheggio. Un po’ datata anche l’impostazione della strumentazione (fin troppo simile ad alcuni modelli Nissan), con due quadranti analogici e un display centrale ricco di informazioni. Piccole inezie, ma sono anche questi i dettagli che fanno la differenza quando le cifre in gioco sono elevate.

Non prestano invece alcun fianco a critiche i sedili sportivi, ben conformati e regolabili per soddisfare passeggeri di ogni taglia (c'è anche la regolazione per la lunghezza della seduta con una maniglia manuale). Le regolazioni elettriche comprendono anche il piantone dello sterzo, con tanto di memorie per chi condivide l’auto con altre persone.

Grazie al passo di 2,83 metri (per una lunghezza totale di 4,81 metri) lo spazio è tanto anche per chi siede dietro, con qualche limite solamente per le gambe del passeggero centrale, costretto a rannicchiarsi per via del tunnel della trasmissione. Non mancano però le bocchette dell’aria e l’illuminazione a LED, oltre che il bracciolo centrale. Ad ampliare la sensazione di spazio c’è il tettuccio elettrico in vetro, di serie sull’allestimento Sport Tech.

Il bagagliaio è tra i più ampi della categoria (500 litri), anche se la soglia e il piano di carico sono alti anche a causa del serbatoio dell’AdBlue che occupa lo spazio del doppio fondo. Risultato: lo spazio in altezza è inferiore alle aspettative.

Senza infamia e senza lode la disponibilità di vani portaoggetti: nel mobiletto centrale, sotto al bracciolo anteriore, trova posto uno spazio con presa USB e scheda SD, mentre subito davanti troviamo un portabicchieri e un piccolo vano con tanto di accendisigari. Chiavi, smartphone e portafogli trovano posto nel portabicchiere, anche se un po’ alle strette.

Come va su strada

Il telaio di questa Infiniti Q50 in allestimento Sport Tech, in abbinamento ai cerchi in lega da 19 pollici, non è sicuramente il più adatto ad assorbire buche e pavé. Eppure, dopo oltre 1.000 km percorsi in una settimana tra autostrada e centro di Milano, le mie posso confermare che su questa vettura si viaggia sempre comodi e rilassati. Merito di tanti aspetti vincenti.

Il primo è lo sterzo elettronico (ne parliamo nel dettaglio nell'articolo dedicato ai sistemi di assistenza alla guida): il Direct Adaptive Steering prevede un sistema "by wire" in sostituzioene del tradizionale collegamento meccanico tra volante e asse sterzante. Questa soluzione, che diventerà sempre più comune perché alla base del funzionamento di moltissimi sistemi di assistenza alla guida, all’inizio disorienta perché la resistenza opposta dal volante è artificiale. Ma bastano veramente pochi minuti alla guida per comprendere quanto sia riuscito: in città è leggero come una piuma, isolandoci dalle vibrazioni provenienti da buche, tombini e altre sconnessioni, mentre quando aumenta l’andatura la resistenza si fa progressivamente più importante e la precisione non ha nulla da invidiare a quella di vetture molto più sportive.

Il bello dell'elettronica è che è completamente personalizzabile: tre sono i livelli di resistenza e altrettanti quelli di risposta ai comandi: impossibile non trovare il proprio setup ideale. Io, per esempio, ho scelto il livello di resistenza intermedio con il tempo di risposta inferiore: così la guida è precisa ma non "nervosa".

Il sistema di gestione dell'assetto prevede quattro modalità di guida, selezionabili dalla manopola nel mobiletto centrale: Personal, Sport, Standard e Snow. In Sport, il volante è degno di una vettura ad alte prestazioni e il cambio alza i regimi di cambiata, rimanendo comunque abbastanza lento nelle scalate quando si forza l'andatura. Il mio consiglio: meglio rimanere in standard e apprezzare la fluidità nei passaggi di marcia con un filo di gas. 

In ogni caso, le sospensioni filtrano con una buona percezione di qualità, nonostante i cerchi in lega da 19 riducano al minimo la spalla degli pneumatici. In curva il telaio è sempre sincero e alle alte velocità l'intervento dell'elettronica rende la vettura sempre stabile e sicura.

Un cuore tedesco

All’occorrenza, comunque, il motore 2.2 turbodiesel di origine Mercedes-Benz (il gruppo Renault-Nissan, di cui fa parte Infiniti, lavora da anni a stretto contatto con Daimler) tira fuori la grinta e fa sentire i suoi 170 CV e 400 Nm di coppia, disponibili già a 1.600 giri, pur evidenziando un piccolo lag tra quando si preme l’acceleratore e quando la vettura inizia a spingere.

Inutile nascondere l'unico punto debole di questo motore: quando si forza la mano, il 2.2 fa sentire la sua voce roca, specialmente ai bassi regimi. Le cose migliorano decisamente a velocità costante, merito anche dell’ottima insonorizzazione e dell’assenza di fruscii aerodinamici. Il 4 cilindri diesel vanta un'ottima ripresa anche a velocità autostradali, dimostrandosi un compagno perfetto per chi macina tanti chilometri.

In autostrada, a velocità da codice, Infiniti Q50 riesce anche a consumare poco, con una media di 18 km con un litro di gasolio, che salgono a 20 km/l in extraurbano, scendendo a 13 km/l in città, dove si fanno sentire i 1.871 kg di massa a secco.

Il cambio è un onesto automatico a 7 rapporti con tanto di palette al volante, utili quando cerchiamo un freno motore più accentuato, per esempio in discesa sulle strade di montagna. La trasmissione, in ogni caso, è fatta per assecondare una guida più rilassata.

Sicurezza: un pacchetto di ADAS ben tarato

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L’autostrada è il terreno ideale di questa Infiniti Q50, dove è possibile viaggiare senza pensieri coccolati dai sistemi di sicurezza. Di serie sull’allestimento di punta Sport Tech troviamo infatti l’Intelligent Cruise Control con regolazione adattiva di velocità e distanza di sicurezza, il sistema di monitoraggio dell’angolo cieco (anche attivo), il mantenitore di corsia attivo e la frenata automatica di emergenza sia all’anteriore sia al posteriore.

Tutti dispositivi attivabili in modo semplice e immediato tramite un pratico tastino presente sulla razza destra del volante. Per tutti i dettagli di un pacchetto di ADAS promosso a pieni voti vi rimandiamo alle pagelle della guida autonoma di Infiniti Q50.

Tecnologia e infotainment: ergonomia quasi al top

La tecnologia su Infiniti Q50 non si limita alla sicurezza, ma si estende anche all’intrattenimento e allo svolgimento delle principali funzionalità di bordo. Mi riferisco naturalmente al sistema di Infotainment Infiniti InTouch, caratterizzato da due display touch (uno da 8 pollici che ingloba il navigatore e uno da 7 pollici per la gestione di tutto il resto).

Se a prima vista questa soluzione può sembrare poco intuitiva, è con il tempo che si impara ad apprezzare l’intelligente suddivisione delle schermate. Mentre le mappe sono attive, infatti, è possibile gestire sullo schermo sottostante le numerose funzionalità offerte dal sistema, come per esempio i menu per selezionare una nuova destinazione, la regolazione fine dell’impianto di ventilazione, il riproduttore multimediale con radio, USB e Bluetooth, le applicazioni sulla guida sportiva, il computer di bordo e tante altre app disposte esattamente come su un tablet o uno smartphone.

La possibilità di utilizzare il pomello del cambio come supporto per appoggiare il polso e migliorare la precisione nell’utilizzo del touchscreen denota l’attenzione tipicamente giapponese all’ergonomia, un’ergonomia che ritroviamo nel rotore che gestisce non solo lo zoom del navigatore ma anche alcune scorciatoie rapide come il richiamo dei contatti sincronizzati dallo smartphone o la ricerca di punti di interesse o destinazioni nelle vicinanze. Apprezzabili anche le scorciatoie fisiche per controllare ventilazione, home page e multimedia al di sotto del secondo display, mentre potrebbbe essere più intuitiva l’interfaccia del navigatore e la ricerca degli indirizzi. Come in quasi tutte le vetture che abbiamo testato, i comandi vocali aiutano a ridurre la distrazione e hanno una buona precisione, ma risultano un po' macchinosi: alla fine ci si ritrova a toccare lo schermo per velocizzare le operazioni di inserimento degli indirizzi.

Un punto a sfavore va all’assenza di Apple CarPlay e Android Auto, dotazioni che non possono più mancare in questo segmento. Infiniti ha comunque annunciato il loro arrivo nel 2019 su una versione aggiornata del sistema, mentre nel 2021 sarà la volta di un sistema di infotainment completamente rinnovato all’insegna della connettività.

Infine, nota di merito per la presenza dell’Intelligent Key, che permette di memorizzare su un profilo le preferenze del proprietario sulla regolazione di sedile, volante, specchietti,  musica, disposizione delle app, modalità di guida e ventilazione indipendentemente da chi ha guidato la vettura prima di lui.

Prezzi e conclusioni: la politica del pacchetto

L'assegno da staccare per accedere al mondo delle berline premium giapponesi non è nemmeno alto, considerando che per la 2.2d da 170 CV con cambio manuale a 6 rapporti in allestimento base ci vogliono 39.900 euro. Di serie troviamo già infotainment InTouch con navigatore, telecamera posteriore, sensori di parcheggio anteriori e posteriori, cerchi da 17 pollici e climatizzatore bi-zona.

Con 2.300 euro si può (anzi, è quasi un obbligo) aggiungere il cambio automatico a 7 rapporti, mentre per passare all’allestimento Premium ci vogliono 43.690 euro, a fronte di sedili in pelle (con quelli anteriori riscaldabili) e altri accessori per il comfort. La dotazione diventa molto ricca con gli allestimenti Sport (da 48.600 euro) e Sport Tech, che arriva a costare 54.400 euro, cifra alla quale si accompagnano di serie tutti i più avanzati sistemi di assistenza alla guida del pacchetto Safety Shield.

Infiniti Q50 è una delle poche berline di segmento D in vendita in Italia a offrire un'ampia gamma di motorizzazioni a benzina: si parte dal 2 litri mercedes da 211 CV offerto a poco più di 47.000 euro in allestimento Premium, passando per il 3.5 V6 Hybrid (sistema full-hybrid tipo Toyota) da 364 CV a poco meno di 52.000 euro e arrivando al top di gamma 3.0t S Sport Tech da 405 CV a 63.400 euro.

Cifre senza dubbio importanti, che però prevedono una dotazione pressoché full-optional e una serie di servizi premium che includono, tra le altre cose, anche l'assistenza stradale in tutta Europa con tanto di hotel in caso di riparazione prolungata della vettura.

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