Porsche chiude la sua rete di ricarica in Cina e punta sullo sviluppo digitale
Dal taglio delle colonnine al nuovo centro di Shanghai, Porsche ripensa la sua strategia in Cina.
Da marzo 2026 Porsche chiuderà tutte le stazioni di ricarica per EV gestite direttamente in Cina. Una decisione che segue quella della sospensione della produzione interna di batterie per veicoli elettrici, anch’essa motivata dalle condizioni di mercato cinesi considerate sfavorevoli dalla casa automobilistica tedesca.
Una decisione non improvvisa
Si tratta di circa 200 hub costruiti negli ultimi anni, che verranno rimossi dalla mappa di ricarica integrata nell’app ufficiale del marchio. Non è ancora chiaro se queste infrastrutture saranno smantellate oppure cedute ad altri operatori. A comunicare questa decisione è stata la stessa casa automobilistica tedesca, spiegando che la decisione nasce da una revisione interna legata all’evoluzione del mercato e al cambiamento delle abitudini dei clienti cinesi in fatto di ricarica.
La scelta di uscire dalla gestione diretta delle stazioni segue altre due decisioni annunciate nei mesi precedenti. La prima riguarda la rete di vendita, destinata a essere ridotta a cento sedi entro il 2027. La seconda risale al dicembre 2024, quando Porsche China ha confermato un taglio del 33% del personale. A fare da sfondo a queste mosse c’è un calo progressivo delle vendite, che nel 2021 avevano toccato il massimo storico con oltre 95.000 veicoli immatricolati, facendo della Cina il primo mercato al mondo per la casa di Stoccarda.
La nuova strategia per la Cina
Nonostante il ridimensionamento operativo, Porsche non ha alcuna intenzione di abbandonare il mercato cinese. Al contrario, solo poche settimane fa ha inaugurato a Shanghai il suo primo grande centro di sviluppo al di fuori dell’Europa. La struttura è stata aperta ufficialmente il 5 novembre e rappresenta il cuore della nuova strategia definita “In China for China”. L’obiettivo è quello di progettare tecnologie digitali e software in grado di rispondere in modo diretto e mirato alle esigenze della clientela locale, senza dover dipendere completamente dalla sede centrale di Stoccarda.
Negli anni precedenti, Porsche ha gestito l’intera operatività cinese in modo fortemente centralizzato, ma le dinamiche attuali del mercato hanno portato a un cambiamento nell’approccio. In Cina il settore dell’auto elettrica si sta evolvendo a ritmi molto veloci, spinto da una concorrenza interna sempre più aggressiva e da una rete di ricarica in continua espansione, spesso più capillare ed efficiente rispetto a quella europea. In questo contesto, mantenere una rete proprietaria di colonnine è stata considerata poco sostenibile, soprattutto in presenza di partnership con operatori già radicati nel territorio.
La mossa di Porsche si inserisce in una profonda revisione del modello di business cui rientra anche il recente annuncio del cambio al vertice, con il nuovo CEO Michael Leiters che assumerà formalmente l’incarico a partire dal primo gennaio 2026. In un’ottica di razionalizzazione e revisione dei propri piani, il marchio tedesco (che si appresta a vivere un nuovo anno da protagonista con l’arrivo di diversi nuovi modelli) sceglie di concentrare gli sforzi su elementi a maggiore valore aggiunto, come la personalizzazione tecnologica e la user experience. Un approccio che potrebbe rivelarsi vincente, soprattutto se combinato con una capacità reale di interpretare le aspettative dei clienti cinesi, oggi molto più attenti al software di bordo, all’interfaccia utente e ai servizi connessi che non alla semplice meccanica.
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