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Pacchetto auto UE, Motus-E: subito una vera politica industriale per l'automotive

Dopo la presentazione del pacchetto auto, Motus -E interviene chiedendo una vera politica industriale UE per l'auto

Pacchetto auto UE, Motus-E: subito una vera politica industriale per l'automotive
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 17 dic 2025

Nella serata di ieri, la Commissione Europea ha presentato il nuovo pacchetto auto che come atteso ha rivisto gli obiettivi per il 2035. Niente più solo auto elettriche ma spazio ad ibride e vetture alimentate da e-fuel e biocarburanti a patto ovviamente che si rispetti una riduzione delle emissioni del 90%. La Commissione UE ha quindi accontentato le case automobilistiche che chiedevano maggiore flessibilità. A stretto giro sono arrivati anche i primi commenti sulla decisone dei vertici di Bruxelles, come quelli di Motus-E che parla adesso della necessità di adottare una vera politica industriale UE per l’automotive.

Ora che la Commissione europea ha messo fine alle discussioni sul 2035, speriamo che si inizi finalmente a parlare con pragmatismo e senza ideologie di politica industriale e competitività. Per anni il dibattito pubblico si è avvitato solo sul 2035 perdendo di vista i veri temi da affrontare, a cominciare dalla sostanziale assenza di un piano strategico condiviso per il rilancio della filiera automotive estesa europea.

IL PROCESSO DI ELETTRIFICAZIONE NON RALLENTA

Così si è espresso il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, sulla proposta di Pacchetto Auto UE. Pressi aggiunge che chi pensa che adesso ci sarà un rallentamento del processo di elettrificazione sbaglia e commette un errore pericolosissimo. La strada è oramai segnata.

La proposta di revisione del target Ue al 2035 – dal 100% delle vendite di nuove auto e van a zero emissioni all’obiettivo di una riduzione complessiva delle emissioni del 90%, compensando il 10% ad esempio con l’utilizzo di acciaio verde europeo – darà il giusto ossigeno a una parte della filiera automotive, ma chi pensa che ciò possa tradursi in un rallentamento del processo di elettrificazione commette un errore pericolosissimo, ignorando peraltro centinaia di miliardi di investimenti già messi a terra per questa trasformazione inevitabile.

Al progresso non si sfugge e secondo Pressi se si vogliono salvare i posti di lavoro e preservare il ruolo centrale dell’Italia e dell’Europa nel settore automotive bisogna accelerare sull’innovazione. Per Motus-E bene la spinta verso le piccole auto elettriche.

Ora l’Unione europea deve guardare alle premialità e alle collaborazioni internazionali, rendendo al tempo stesso operativi in tempi rapidi schemi di supporto all’industria coerenti e strutturati, in grado anche di valorizzare le produzioni locali, obiettivo che la Commissione dimostra di voler perseguire anche attraverso vincoli alle politiche incentivanti. Bisognerà essere chiari sugli effettivi volumi disponibili e i reali costi per i consumatori di biocarburanti avanzati ed e-fuel, il cui compito sarà in primis quello di alimentare navi e aerei, oltre a poter contribuire limitatamente, come previsto dalla Commissione, alla decarbonizzazione della quota residuale di auto con motore endotermico.

L’ITALIA

E per quanto riguarda il nostro Paese, viene chiesto di passare alle azioni concrete per industria ed occupazione.

Finora l’Italia si è mossa essenzialmente per una revisione delle normative europee, ma adesso che sostanzialmente il 2035 non c’è più è tempo di passare alle azioni concrete per industria e occupazione. Al momento il Fondo Automotive, già pesantemente ridotto lo scorso anno, è fermo in attesa del Dpcm che ne regoli l’utilizzo e servono piani per promuovere l’innovazione, stimolare la domanda di veicoli elettrici per privati e aziende, formare i lavoratori ed espandere la rete di ricarica. Non possiamo permetterci di rimanere indietro sulle nuove tecnologie se vogliamo proteggere un’industria che può e deve continuare a essere un orgoglio nazionale.

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