Mercedes: licenziamenti in Cina. Via il 15% della forza lavoro
La casa tedesca è pronta a tagliare una parte della sua forza lavoro cinese per ridurre di un quarto i costi entro il 2027.
Mercedes sarebbe intenzionata a tagliare la propria forza lavoro in Cina entro il 2027 al fine di ridurre del 25% i costi derivanti dal personale. La notizia è stata riportata dall'agenzia Reuters, che parla di fonti vicine alla casa tedesca con conoscenza diretta della vicenda.
I tagli cinesi di Mercedes sembrano rientrare in una strategia di riduzione dei costi di livello globale. In questo contesto, a Stoccarda avrebbero pianificato di licenziare circa il 10-15% dei dipendenti di alcune divisioni, con gli esuberi individuati in particolare nei reparti vendita e finanze.
Non è escluso però che la scure dei tagli possa abbattersi presto anche su altri settori, se è vero che i vertici del gruppo stanno valutando di ridurre entro quest'anno anche il personale dei servizi IT e del settore legale.
LE TENSIONI COMMERCIALI TRA USA E CINA
Le mosse di Mercedes sono frutto di un 2025 che vedrà utili in significativo calo per via della forte concorrenza sui prezzi delle auto in Cina, nonché per le correnti tensioni commerciali a livello globale.
La Stella a tre punte sembra quindi pronta ad optare per un deciso snellimento della propria forza lavoro, che nella sola Cina conta al momento 5.000 dipendenti di cui 2.000 facenti parte della sezione ricerca e sviluppo. Quest'ultima è una delle poche non dovrebbe essere interessata dai tagli.
Il contenimento dei costi perseguito tramite i licenziamenti arriva in un periodo in cui Mercedes intende rafforzare la sua presenza in Cina. La strategia della casa prevede per questo scopo la stipula di accodi con fornitori locali al fine di migliorare la competitività dei propri prodotti, oltre ad un crescente ricorso alla localizzazione della produzione sia sul territorio cinese che su quello statunitense.
Il gruppo intende in questo modo mettersi al riparo, per quanto possibile, dalla guerra commerciale in atto tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, con la Cina vista da Washington come il nemico numero uno.