FCA: chiesto prestito di 6,3 miliardi di euro con garanzia dello Stato
FCA ha fatto richiesta al Governo Italiano per ottenere una garanzia da SACE per poter attivare una linea di credito per poter sostenere la filiera dell’automotive in Italia.

Negli ultimi giorni erano emerse indiscrezioni sulla possibilità che FCA potesse chiedere garanzie statali per poter ottenere un prestito caratterizzato da un importo particolarmente elevato. A seguito di queste voci, il Gruppo è intervenuto ufficialmente spiegando il suo progetto e sottolineando che è vero che ha avviato una procedura con il Governo italiano per ottenere una garanzia da SACE come previsto dal Decreto Liquidità.
Questa linea di credito della durata di 3 anni per un ammontare sino a 6,3 miliardi di euro sarà destinata non solamente alle attività di FCA in Italia ma pure al sostegno della filiera dell’automotive che è composta da circa 10 mila PMI. Secondo quanto comunicato dal Gruppo, l'erogazione dei fondi sarà gestita attraverso conti correnti dedicati, accesi con Intesa San Paolo al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, garantendo la ripartenza delle attività e degli investimenti.
Il settore auto è stato particolarmente colpito dall'emergenza sanitaria ed è tra i più importanti per l'economia del Paese visto che vale circa il 6,2% del PIL. FCA mira quindi a dare una boccata d'ossigeno al settore la cui ripresa non sarà certamente rapida. La notizia del maxi prestito ha, però, fatto immediatamente divampare molte polemiche in quanto, oggi, il Gruppo dispone di una sede fiscale e legale che si trova al di fuori dei confini italiani (Olanda). Anche se la richiesta è stata fatta da FCA Italy, come evidenziato nel loro comunicato stampa, per molti FCA non è più una realtà italiana.
La risposta del Governo non si è fatta attendere. Il Presidente Giuseppe Conte ha sottolineato che non si sta parlando di privilegi concessi a qualcuno ma di una società che opera in Italia, di lavoro italiano e di fabbriche italiane che danno impiego a moltissimi lavoratori. C'è quindi un primo parere favorevole per quanto, al momento, l'autorizzazione non sia ancora stata concessa.