Un chiodo gettò nel caos i treni in Italia, l’Autorità Trasporti stronca RFI e apre un procedimento
L'Autorità ha rilevato molteplici carenze nella gestione della vicenda del 2 ottobre 2024: RFI rischia una sanzione molto pesante

L’incidente fece molto discutere e non mancarono le polemiche. Parliamo del famoso incidente del “chiodo” del 2 ottobre 2024 che mandò nel caos la circolazione dei treni in mezza Italia tra cancellazioni e ritardi. Ma più che il chiodo a causare il problema fu la carenza di misure adottate per garantire la continuità del servizio. Se infatti il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, all’epoca aveva puntato il dito contro la società appaltatrice il cui operaio aveva causato il problema, adesso è intervenuta l’Autorità dei Trasporti che la pensa in maniera molto differente dato che ha deciso di puntare il dito contro Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Con la Delibera n. 113/2025 è stato infatti aperto un procedimento sanzionatorio, nei confronti di Rete Ferroviaria Italiana.
Da quanto sembra emergere in relazione all’evento del 2 ottobre 2024, la Società non ha adottato misure idonee a garantire l’esercizio e la manutenzione dell’infrastruttura, assicurandone l’accessibilità e la funzionalità, in violazione dell’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, e del paragrafo 6.2.2 del Prospetto informativo della rete relativo all’anno 2024.
Così si può leggere nella delibera che alleghiamo in Fonte per chi volesse approfondire. Cosa rischia adesso Rfi? E’ ben esplicitato sempre nel testo della delibera.
Potrebbe essere irrogata, nei confronti di Rete Ferroviaria Italiana S.p.A., una sanzione amministrativa pecuniaria fino ad un massimo del due percento del fatturato relativo ai proventi da mercato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione stessa e, comunque, non superiore a euro due milioni.
COSA ERA SUCCESSO?
Facciamo un breve recap dell’incidente. Il 2 ottobre 2024 un cavo danneggiato dell’alimentazione elettrica aveva bloccato le stazioni ferroviarie di Termini e Tiburtina generando il caos e ritardi su ritardi, mandando in tilt la circolazione dei treni. La responsabilità fu addossata ad un operaio che con un chiodo aveva sostanzialmente bucato la canalina dove passano i cavi elettrici che alimentano la stazione Termini, compresa la sala operativa. Intervennero i gruppi di continuità ma al loro esaurimento, il caos.
L’allarme, però, non scattò. Perché? Venne fuori successivamente grazie ad un’inchiesta di Open che le centraline che dovevano inviare un SMS o una chiamata d’allarme, erano dotate di SIM che da tempo erano senza credito e quindi come vuole la prassi degli operatori, erano scadute. Insomma, l’allarme non poteva essere lanciato.
LE RESPONABILITÀ DI RFI
L’Autorità dei Trasporti ha dunque proprio rilevato le precise responsabilità di RFI, anzi le “molteplici carenze nella gestione della vicenda del 2 ottobre 2024” volendo citare il testo della delibera. Ecco le criticità rilevate:
- l’intervento sul posto dei tecnici di RFI non ha rilevato la presenza del blocco della logica all’interno della cabina di media e bassa tensione della stazione di Roma Termini, che avrebbe potuto essere rimosso soltanto con un intervento manuale;
- non era presente un sistema di allarme della centralina di alimentazione di bassa tensione della stazione di Roma Termini;
- l’attivazione delle batterie UPS non è stata oggetto di segnalazione a causa del guasto del relativo sistema di allarme;
Sulla base di quanto sopra sunteggiato, sembra emergere, anche rispetto al ruolo e alle responsabilità del gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, l’inadeguatezza delle misure adottate da RFI per la prevenzione e gestione di una siffatta emergenza e delle relative cause, stante la mancanza di allarmi idonei ad allertare il personale della Società di eventuali disalimentazioni e l’omessa effettuazione di idonee verifiche della corretta funzionalità degli impianti, nonché, in base a quanto rappresentato dall’ANSFISA, l’inosservanza dei provvedimenti emanati dalla stessa RFI.
Insomma, per l’Autorità la colpa reale è di RFI. Vedremo come si concluderà il procedimento ma intanto sono già scoppiate le polemiche politiche.
[Fonte]