Autovelox, è sempre più caos: per i ricorsi adesso serve una querela per falso
Una sentenza della Cassazione afferma che per contestare la multa non basta il ricorso, serve anche un querela per falso

Il tema degli autovelox in Italia continua a tenere banco. I problemi di omologazione che stanno gettando nel caos le amministrazioni comunali sommerse dai ricorsi dei cittadini, sono ben noti. Ad una soluzione si starebbe lavorando ma tra annunci e passi indietro, ancora non è chiaro quando questa problematica sarà definitivamente risolta. Adesso, a rendere ancora più ingarbugliata la situazione ci pensano due sentenze della Cassazione.
CHE SUCCEDE?
Come riporta il Corriere della Sera, entrambe sono state firmate dalla stessa sezione della Cassazione e con il medesimo relatore. La prima stabilisce che le multe elevate attraverso gli autovelox sono tutte da annullare, dato che questi strumenti sono stati si approvati ma non omologati. La seconda conferma a sua volta questo orientamento ma aggiunge una novità importante e cioè che per ottenere la cancellazione della sanzione serve un passaggio in più e cioè anche una querela di falso contro chi ha redato il verbale. La posizione della Cassazione non cambia ma con la seconda sentenza alza l’asticella e rischia di mandare in confusione l’automobilista e non solo.
Che gli autovelox in Italia non siano stati omologati secondo quanto previsto dalla normativa è oggi un fatto noto a tutti. Tuttavia, come spiega al Corriere della Sera, Mauro Renna, professore ordinario di diritto amministrativo all’Università Cattolica di Milano, con la sentenza 13997/2025, la Cassazione ribadisce ulteriormente la sua posizione e cioè che non serve solo l’approvazione ma anche l’omologazione degli autovelox.
Tuttavia, in presenza di verbali con false attestazioni, costringe i sanzionati a proporre ben due giudizi, peraltro dall’esito positivo sicuro, dato che è falso che gli autovelox possano essere stati omologati secondo quanto previsto dalla legge.
Secondo il professore Mauro Renna la nuova sentenza potrebbe non disincentivare i ricorsi, anzi, ci sarebbe il rischio solo di una loro inutile moltiplicazione. Insomma, solo complicazioni per il cittadino a causa dall’inadempienza originata dallo Stato.
Complicazioni che ricadranno anche sui comandi della polizia. Giordano Biserni, presidente dell’associazione amici della polizia stradale (Asaps) è infatti molto chiaro ed afferma che non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca un decreto ministeriale.
Insomma, complicazioni su complicazioni su di un problema che sta diventando sempre più caotico. C’è poi anche il tema della sicurezza perché dover spegnere gli autovelox su alcune tratte critiche rischia di dare il “via libera” a condotte pericolose da parte degli automobilisti e dei motociclisti.
LA REZIONE DEL CODACONS
Anche il Codacons ha voluto dire la sua in questo scenario sempre più caotico.
L’inadempienza dello Stato Italiano, che non ha ancora varato l’atteso decreto sull’omologazione degli autovelox, rischia di portare ad una situazione paradossale: i cittadini che per contestare la sanzione dovranno affrontare spese di giudizio, potranno rivalersi sulla pubblica amministrazione e chiedere il rimborso dei costi sostenuti, essendo evidente l’omissione in materia da parte dello Stato. Ciò generebbe danni erariali enormi e aprirebbe la strada all’intervento della Corte dei Conti. Chi viola la legge e supera i limiti di velocità deve essere sanzionato con la massima severità, perché mette a rischio la vita altrui, ma le multe devono essere elevate nel rispetto della normativa e lo Stato in tal senso deve dare il buon esempio. Arrivati a questo punto, e considerata la situazione di grave caos attuale, crediamo sia doveroso spegnere gli autovelox in tutta Italia in attesa del decreto del Mit sull’omologazione degli apparecchi.
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