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Caos Autovelox, Codacons: a rischio gli incassi dei comuni

Il caos sugli autovelox mette a rischio gli incassi dei comuni grandi e piccoli. L'allarme lanciato dal Codacons.

Caos Autovelox, Codacons: a rischio gli incassi dei comuni
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Giuseppe Cutrone
Giuseppe Cutrone
Pubblicato il 5 mag 2025

La vicenda degli autovelox privi di omologazione mette a rischio una parte di entrate dei comuni che nel caso delle grandi città può arrivare ad oltre 40 milioni di euro di incassi all'anno. La stima arriva dal Codacons, secondo cui, lo stallo venutosi a creare sugli apparecchi per il rilevamento della velocità, rischia di "mandare in tilt i bilanci di centinaia di piccoli comuni che fanno cassa grazie agli apparecchi di rilevamento automatico della velocità installati sul proprio territorio".

Il caso si è venuto a creare per in seguito alla sospensione del decreto autovelox da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha invocato maggiore trasparenza sulla questione in seguito al problema di omologazione di numerosi apparecchi che negli scorsi mesi ha portato ad una valanga di ricorsi.

IL CODACONS PREOCCUPATO PER I BILANCI COMUNALI


Il decreto sembrava potesse dirimere la questione rendendo legali tutti gli apparecchi approvati dall'agosto del 2017 in poi, ma la sospensione del suddetto da parte del Ministro ha rimescolato le cose. Salvini ha invocato infatti un censimento nazionale all'interno di un'operazione trasparenza pensata per penalizzare i cosiddetti "furbetti dell'autovelox", ovvero quelle amministrazioni locali che utilizzano uno strumento fondamentale per la sicurezza piazzandolo "a trabocchetto" senza alcun criterio di deterrenza ma al solo fine di fare cassa e dare respiro ai bilanci comunali.

Un comportamento messo in risaldo anche dal Codacons, che sembra più preoccupato per il crollo degli incassi da parte dei comuni piuttosto che dalla tutela degli automobilisti presi di mira da un utilizzo distorto degli autovelox. Non sorprende quindi vedere l'associazione lanciare l'allarme sottolineando che, stando così le cose, le amministrazioni locali hanno poco più di un mese per adeguarsi alle nuove disposizioni in tema di autovelox. Il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente per la tutela dei consumatori scrive in una nota:

Il caos giurisprudenziale in tema di omologazione degli autovelox, dove si attende ancora il decreto del Mit prima presentato e poi ritirato, rischia di portare ad un crollo verticale dei proventi da multe stradali incamerati dai comuni. Solo nelle principali 20 città italiane le sanzioni da autovelox hanno garantito nel 2023 (ultimo dato disponibile) incassi complessivi da oltre 65 milioni di euro, ma la sentenza della Cassazione che ha dichiarato fuorilegge gli apparecchi approvati ma non omologati rischia di rappresentare una tagliola di proporzioni abnormi: il 59,4% di dispositivi fissi installati lungo le strade italiane risulta infatti validato prima del 2017, data che fa da spartiacque in tema di omologazione e possibile utilizzo degli apparecchi, mentre per quelli mobili la percentuale sale al 67,2%. Questo significa che solo nelle grandi città oltre 40 milioni di euro di sanzioni elevate tramite gli autovelox sono a rischio, entrate cui le amministrazioni dovranno rinunciare in assenza di un decreto che fissi le regole per l’omologazione degli apparecchi approvati prima del 2017.

LE NUOVE NORME SUGLI AUTOVELOX


Il Codacons sottolinea che entro il prossimo 12 giugno entreranno nella fase operativa le nuove disposizioni in tema di autovelox, ovvero quelle introdotte dal decreto ministeriale dell’11/04/2024 (GU n. 123 del 28/05/2024) che riconosceva un anno di tempo agli enti locali per adeguarsi alle nuove misure.

Tra le novità previste dal decreto ci sono i tratti di strada sui quali gli autovelox potranno essere utilizzati, tratti che dovranno essere individuati con un provvedimento del prefetto e solamente se sussistono determinate condizioni. Tra queste ci sono un'elevata incidentalità da velocità nel quinquennio precedente, l' impossibilità o la difficoltà di procedere alla contestazione immediata della violazione e la velocità dei veicoli in transito mediamente superiore ai limiti consentiti.

Le norme prevedono inoltre che la distanza minima tra due dispositivi mobili è fissata in 4 chilometri sulle autostrade, in 3 chilometri sulle strade extraurbane principali, in 1 chilometro sulle strade extraurbane secondarie, locali e itinerari ciclopedonali, sempre in 1 chilometro sulle strade urbane di scorrimento e in 500 metri sulle strade urbane di quartiere e urbane locali. Per le postazioni fisse va invece rispettata una distanza di 500 metri in ambito urbano e nelle zone di confine con l’ambito extraurbano.

Le regole indicano anche la distanza necessaria tra il segnale del limite di velocità e l’autovelox, che deve essere di almeno 1 chilometro su strade extraurbane, di 200 metri su strade urbane di scorrimento e di 75 metri sulle altre strade.

Infine, la collocazione dell'autovelox può avvenire su strade urbane di scorrimento solo se il limite massimo di velocità consentito è pari a quello previsto per quel tipo di strada (che non deve essere comunque inferiore a 50 km/h, su strade urbane di quartiere e urbane locali, ma solo se il limite massimo di velocità consentito è pari a quello previsto per quel tipo di strada, su autostrade, extraurbane principali, extraurbane secondarie, extraurbane locali solo se il limite di velocità imposto è pari o comunque non inferiore di oltre di 20 km/h rispetto a quello previsto per quel tipo di strada.

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