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Auto ibride, in Italia piacciono ma serve chiarezza

Le auto ibride sono in grandissima espansione secondo i numeri

Auto ibride, in Italia piacciono ma serve chiarezza
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Gabriele Lupo
Gabriele Lupo
Pubblicato il 17 giu 2025

Il mercato delle auto ibride in Italia è in piena espansione, ma il panorama resta complesso e frammentato, al punto da generare incertezza tra consumatori e operatori del settore. A lanciare l’allarme è una nuova ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, che fotografa lo stato attuale della mobilità elettrificata nel nostro Paese e propone strumenti per una maggiore chiarezza. Secondo lo studio, il mercato italiano conta oggi ben 762 varianti ibride, distribuite su 244 modelli offerti da 48 marchi automobilistici. Un’offerta ampia e diversificata, ma che si accompagna a una notevole eterogeneità tecnologica.

 
A livello di mercato, le ibride non ricaricabili dall’esterno, rappresentano una fetta consistente delle vendite: il 44,9% delle immatricolazioni in Italia nei primi quattro mesi del 2025, mentre a livello europeo la quota si attesta al 35,9% nel primo trimestre dell’anno. Per i Plug-in Hybrid, la capacità media delle batterie è di 20,3 kWh, con un’autonomia elettrica media di 78,9 km. In termini di alimentazione, il 77% di modelli ibridi è a benzina, il 22% a gasolio e lo 0,3% bifuel GPL/benzina.
 
La ricerca evidenzia un’elevata eterogeneità nei criteri di classificazione: tra 13 metodologie analizzate, sono stati individuati 9 parametri diversi. Il più usato (in 7 casi) è la capacità del motore elettrico di muovere l’auto senza il supporto di quello termico, ma questa informazione ad oggi non è prevista nelle procedure di omologazione (WLTP).  L’unica distinzione normativa valida oggi a livello UE è quella tra ibridi ricaricabili e non ricaricabili dall’esterno, semplificazione che rende difficile per i consumatori valutare le reali capacità elettriche dei veicoli ibridi.
 
Come anticipato, il mercato italiano delle auto nuove comprende 762 varianti ibride, suddivise in 244 modelli offerti da 48 marchi. La maggioranza è costituita da Mild Hybrid, seguiti da Plug-in Hybrid, Full Hybrid e Range Extender. Un sottogruppo emergente, definito Middle Hybrid, include 65 varianti Mild Hybrid capaci di procedere in modalità elettrica a bassa velocità, e rappresenta il 14% dei Mild Hybrid in listino.

CLASSIFICAZIONE PIU’ TRASPARENTE


La nuova ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, in collaborazione con UNRAE, propone due criteri per classificare le auto ibride in modo più chiaro e trasparente per i consumatori. Nel breve termine, si suggerisce un indice tecnico basato sul “grado di elettrificazione", calcolato attraverso la potenza dei motori (elettrico e termico) e la massa del veicolo. Nel medio termine, si propone una classificazione basata sull’uso reale su strada, in particolare sulla percentuale di percorrenza in modalità elettrica nei contesti urbani, distinguendo tra Full, Middle e Mild Hybrid.

Pertanto, le categorie, a titolo esemplificativo, sarebbero le seguenti:
  • Full Hybrid: almeno il 60% di percorrenza a motore a combustione interna spento (sia in termini di tempo, sia di distanza percorsa);
  • Middle Hybrid: tra il 30% e il 59% di percorrenza a motore a combustione interna spento (sia in termini di tempo, sia di distanza percorsa);
  • Mild Hybrid: tra lo 0% e il 29% di percorrenza a motore a combustione interna spento (sia in termini di tempo, sia di distanza percorsa).
La proposta descritta non può essere applicata nel breve termine perché manca al momento il contesto necessario a livello tecnico e regolamentare.
La nuova ricerca dell’Osservatorio Auto e Mobilità della LUISS, di cui UNRAE è Partner, evidenzia – dichiara Andrea Cardinali, Direttore Generale UNRAE – il dinamismo dell’industria automobilistica e i suoi ingenti sforzi verso la decarbonizzazione, che oggi passa soprattutto attraverso l’elettrificazione in tutte le sue forme”.
“UNRAE valuta positivamente le proposte dell’OAM di classificazione dei powertrain ibridi, che migliorerebbero la chiarezza verso i consumatori grazie a una comunicazione standardizzata, prosegue il Direttore Generale. Un’adozione a livello europeo, inoltre, renderebbe i diversi mercati finalmente confrontabili”.

 

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