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Rumore autostradale, svolta storica: risarcita una famiglia con 1 milione di euro

Storica sentenza della Cassazione: il rumore autostradale causa danno esistenziale. Aspi condannata a risarcire 1 milione.

Rumore autostradale, svolta storica: risarcita una famiglia con 1 milione di euro
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Riccardo Mantica
Riccardo Mantica
Pubblicato il 18 feb 2025

Una sentenza destinata a fare giurisprudenza: la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 631 del 2025, ha confermato il diritto al risarcimento per il danno da rumore autostradale. La decisione riguarda una famiglia di Varazze (Savona), costretta per anni a vivere accanto all'autostrada A10 senza adeguate barriere fonoassorbenti. Autostrade per l’Italia (Aspi) è stata condannata a versare circa un milione di euro, riconoscendo il danno esistenziale e il deprezzamento dell’immobile.

La Terza sezione civile della Cassazione, presieduta dalla giudice Antonietta Scrima, ha ribadito la sentenza della Corte d’appello di Genova, sottolineando come il diritto alla salute e a una qualità della vita dignitosa sia prioritario rispetto agli interessi economici delle concessionarie. Nell’ordinanza si legge infatti che “il diritto fondamentale alla salute” deve prevalere su ogni esigenza produttiva, un principio che potrebbe aprire la strada a una valanga di cause in tutta Italia.

SI CREA UN PRECEDENTE

L’Assoutenti, associazione per la tutela dei consumatori, ha accolto con favore la decisione e invita i cittadini che vivono nelle vicinanze di autostrade prive di barriere fonoassorbenti a valutare azioni legali contro le concessionarie. “Questa sentenza rappresenta un punto di svolta per tutti coloro che subiscono quotidianamente l’impatto acustico delle autostrade", afferma Rosanna Stifano, vicepresidente dell’associazione. “Invitiamo chiunque sia in situazioni simili a rivolgersi ai nostri sportelli per valutare un possibile ricorso e chiedere un risarcimento per i danni esistenziali e la perdita di valore degli immobili”.

La decisione della Cassazione potrebbe avere effetti a catena, mettendo sotto pressione le società autostradali affinché adottino misure per ridurre l’inquinamento acustico e migliorare la qualità della vita di chi risiede nelle vicinanze delle arterie a scorrimento veloce. Resta da vedere se la sentenza porterà a un cambio di rotta nelle politiche infrastrutturali o se sarà l’inizio di una lunga serie di battaglie legali contro le concessionarie.

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