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T&E, le batterie europee potrebbero essere meno inquinanti di quelle cinesi

Secondo lo studio T&E, l'Europa ha il potenziale per produrre il 56% della sua domanda di catodi

T&E, le batterie europee potrebbero essere meno inquinanti di quelle cinesi
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 13 mag 2024

Il mercato delle batterie per le auto elettriche è sostanzialmente in mano alla Cina. Come abbiamo visto più volte, CATL è largamente il primo produttore al mondo e nella top 10 di questo mercato le aziende non cinesi sono pochissime. L'Europa sta lavorando per ridurre la dipendenza delle sue case automobilistiche dai fornitori di batterie asiatici ma il lavoro da fare è ancora tantissimo. Secondo lo studio di T&E (Transport &Environment), l'Europa ha il potenziale per produrre il 56% della sua domanda di catodi, ma la produzione è ancora bassa.

Inoltre, gli accumulatori Made in Europe potrebbero essere fino al 60% meno inquinanti di quelli cinesi.

BATTERIE MADE IN EUROPE

Insediare in Europa le supply chain della mobilità elettrica e della produzione di batterie, grazie alla quota sempre crescente di elettricità rinnovabile impiegata nei processi produttivi, permetterebbe di ridurre l’impronta di carbonio di una batteria del 62% rispetto ad una catena del valore interamente controllata dalla Cina; tale riduzione si attesterebbe al 37%, tenendo conto dell’attuale mix energetico medio in UE.

Questo, in sintesi, quanto emerge dalla ricerca di Transport & Environment secondo cui l'onshoring della produzione di celle delle batterie e dei componenti necessari per soddisfare la domanda europea di sistemi di accumulo potrebbe far risparmiare circa 133 Mt di CO2 tra il 2024 e il 2030.

Il problema è che secondo il rapporto, nel Vecchio Continente sarebbero a rischio più della metà dei progetti annunciati. Infatti, solo il 47% dell’intera produzione di batterie agli ioni di litio, pianificata in UE da qui al 2030, vedrà sicuramente la luce. Si tratta comunque di un dato migliore rispetto a quello dello scorso anno (certezza solo di un terzo dei progetti) grazie alle misure messe rapidamente in campo per rispondere all’IRA (Inflation Reduction Act) statunitense.

In ogni caso, sono ancora più della metà (53%) i progetti europei che presentano un rischio medio-alto di essere ritardati, ridimensionati o cancellati del tutto.

BENE FRANCIA, GERMANIA E UNGHERIA

I Paesi europei che hanno conseguito i maggiori progressi sono Francia, Germania e Ungheria. Per esempio, in Francia, ACC ha avviato la produzione a Pas-de-Calais, mentre gli impianti di Verkor a Dunkirk e Northvolt a Schleswig-Holstein, in Germania, stanno procedendo anche grazie ai sussidi governativi.

E l'Italia? Dopo il fallimento del progetto ItalVolt di cui abbiamo parlato ampiamente in passato, la capacità produttiva nazionale, attuale e in via di sviluppo, sicura al 100%, è scesa a 48 GWh. Produzione affidata a Teverola (FAAM, già operativa) e Termoli (ACC, in via di realizzazione). Finlandia, Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i Paesi con la maggiore quota di impianti pianificati a rischio medio-alto, specialmente a causa degli interrogativi sui progetti rispettivamente di Finnish Minerals Group, della West Midlands Gigafactory, di Freyr e di Envision AESC.

Alla luce di questo scenario, Transport & Environment chiede al mondo politico che si intensifichino gli sforzi sulle auto elettriche.

T&E ha invitato i legislatori a garantire sicurezza per gli investimenti previsti, raddoppiando gli sforzi a favore della mobilità elettrica, applicando requisiti di sostenibilità per le batterie volti a premiare la produzione locale, nonché rafforzando i finanziamenti a livello europeo.

Secondo T&E, riuscire a sviluppare in Europa la catena di valore della mobilità elettrica, sarà impegnativo, soprattutto in chiave di competizione con la Cina. Il rapporto evidenzia che il Vecchio Continente ha il potenziale per rendersi autosufficiente nella produzione di celle dal 2026 e potrebbe produrre più della metà (56%) della sua domanda di catodi, i componenti più preziosi della batteria, entro il 2030, ma sono solo due gli impianti che, ad oggi, li producono. Serve quindi sostegno dell’UE e degli Stati Membri per incrementare la produzione.

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