Ricarica auto elettriche: l'Unione Europea vuole semplificare i pagamenti
A livello europeo si sta discutendo su come semplificare i pieni di energia

Semplificare l'utilizzo dei punti di ricarica delle auto elettriche è fondamentale se si vuole spingere con decisione sulla diffusione delle nuove auto a batteria. Si tratta di un tema su cui si discute molto e su cui anche l'Unione Europea ha detto la sua. Come abbiamo visto, verso la fine del mese di ottobre, il Parlamento Europeo ha approvato il testo della normativa Alternative Fuels Infrastructure Regulation (AFIR), una delle componenti più importanti del pacchetto Fit for 55.
Per esempio, al suo interno troviamo le regole per la diffusione delle colonnine. Sappiamo che entro il 2026 le strade principali dell’UE dovranno avere almeno una colonnina di ricarica per auto elettriche ogni 60 km. Il Parlamento Europeo vuole, però, arrivare a semplificare l'utilizzo delle colonnine e quindi ha chiesto che gli operatori infrastrutturali consentano il pagamento dei pieni di energia attraverso carte di credito e di debito non solo sulle nuove colonnine ma pure su quelle vecchie.
Come evidenzia l'eurodeputata Anna Deparnay, ricaricare dovrà essere facile come fare un pieno di benzina.
UN PROBLEMA DI COSTI
Dunque, con la nuova normativa AFIR, il Parlamento Europeo vuole richiede agli operatori dei punti di ricarica di aggiornare anche le stazioni esistenti, aggiungendo terminali che consentono pagamenti con carte di debito e di credito. Su questo fronte, diversi Governi dei Paesi membri all'interno del Consiglio Europeo che sta dialogando con il Parlamento Europeo per trovare un compromesso sulla nuova normativa prima delle sua entrata in vigore, si sono mostrati dubbiosi su questo punto.
Come mai? Estendere l'obbligo a tutti i punti di ricarica risulterebbe molto costoso per gli operatori infrastrutturali. L'effetto, dunque, potrebbe essere l'esatto opposto di quanto vuole ottenere il Parlamento Europeo con la nuova direttiva. Come ha raccontato all'interno di un'intervista Frantisek Jemelka, portavoce del ministero dei Trasporti ceco, si corre il rischio che gli operatori preferiscano disattivare o rimuovere le vecchie colonnine piuttosto che investire nell'adeguamento.
Inoltre, questo potenziale investimento potrebbe anche rallentare i piani di installazione dei nuovi punti di ricarica. Come evidenzia un portavoce di ChargePoint, molte realtà sono delle startup e non dispongono dei capitali necessari per rimettere mano all'infrastruttura già esistente.
Per tutto questo, molti Paesi vorrebbero che ci si limitasse, come obbligo minimo, ai pagamenti tramite QR Code, molto più semplici da implementare. Inoltre, nella posizione del Consiglio Europeo, c'è la volontà di distingue tra stazioni di ricarica rapida con potenze superiori a 50 kW e quelle con potenze inferiori. Per i Paesi membri, dunque, solo quelle Fast dovrebbe essere adeguate con le nuove forme di pagamento.
La posizione del Parlamento Europeo, invece, porterebbe, come detto in precedenza, a significativi costi per gli operatori. Per il Parlamento Europeo, tuttavia, non ci si può aspettare che tutti abbiano familiarità con Google Pay o Apple Pay, i QR Code o il pagamento tramite app. I modelli di abbonamento e le piattaforme di pagamento possono continuare a esistere, ma deve esserci la possibilità di poter pagare attraverso carte di debito o di credito. Della stessa posizione anche le associazioni dei consumatori.
Dunque, come al solito dovrà essere trovato un compromesso tra la posizione del Parlamento Europeo e quella del Consiglio Europeo. Novità, in tal senso, dovrebbero arrivare il prossimo 13 dicembre.