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Mobilità elettrica: l'Italia può essere in prima fila | Studio

Secondo il nuovo rapporto di Fondazione Symbola, l'Italia, con le sue competenze, può essere protagonista nello sviluppo della mobilità elettrica.

Mobilità elettrica: l'Italia può essere in prima fila | Studio
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 9 lug 2020

L'Italia può essere in prima fila per quanto riguarda la rivoluzione della mobilità elettrica. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da Fondazione Symbola in collaborazione con FCA e Enel X. In questo rapporto si può leggere come l'Italia possa avere un ruolo di primo piano avendo un ampio spettro di competenze e tecnologie lungo tutta la filiera. Si va, infatti, dalle case automobilistiche, ai produttori di eBike, passando per chi realizza motorini e autobus elettrici.

IL RAPPORTO

Cuore pulsante di questa filiera, secondo il rapporto, la componentistica. Un settore dove le aziende italiane sono protagoniste realizzando motori, statori, freni, elettronica e persino batterie con la presenza di un Battery Hub dedicato per l’assemblaggio a Torino. Non mancano, poi, forme più avanzate di mobilità, i servizi di sharing, le multiutility, le soluzioni per la ricarica, le relative app e la comunicazione e gli studi di associazioni a supporto della filiera.

Un sistema ricco di competenze presente all'interno del Paese che si concentra in alcuni centri come il polo di Torino, la Motor Valley emiliana, il distretto di Brescia e il polo dell’automotive abruzzese. A riprova di tutto questo, il rapporto cita l'esperienza di ben 100 realtà italiane, piccole e grandi, che lavorano in questo settore.

Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Enel, commenta così i risultati di questo rapporto.

Raccontiamo un’Italia che gioca un ruolo di primo piano nel processo di transizione verso la mobilità sostenibile: 100 storie di idee, tecnologie e progetti portati avanti con passione e determinazione, che rappresentano un’importante opportunità economica e contribuiscono allo sviluppo del settore automobilistico e dell’intero Paese. La crescente concentrazione della popolazione mondiale in grandissime aree metropolitane chiede a gran voce un ripensamento di tanti stili di vita. Ciò passa necessariamente attraverso una mobilità sostenibile, pubblica e privata, che non sia dannosa per l’ambiente e che si annuncia prepotentemente e sempre più chiaramente elettrica.

La mobilità sta entrando in una nuova era, più sostenibile ed efficiente, nonostante l'attuale difficoltà dovuta alla crisi sanitaria. L’evoluzione della tecnologia, la necessità di ridurre gli impatti e gli effetti sulla salute umana della mobilità tradizionale nelle megalopoli del mondo, il moltiplicarsi delle politiche e gli ingenti investimenti delle case automobilistiche fanno pensare che sia arrivato un punto di svolta per la mobilità elettrica.

Negli ultimi anni gli italiani hanno visto progressivamente crescere le colonnine di ricarica, le automobili ibride ed elettriche circolanti, ma soprattutto eBike e monopattini elettrici. Ovviamente c'è ancora molto dare fare in quanto è necessario inserire le auto elettriche all'interno di un preciso ecosistema. Proprio su questo tema è intervenuto Pietro Gorlier, Chief Operating Officer di FCA:

La nostra e-Mobility continua a svilupparsi e a diventare sempre più articolata, con numerosi accordi per offrire soluzioni che semplificano la vita a chi acquisterà e userà una nostra auto elettrica o ibrida. Le vetture elettriche devono essere pensate e inserite in un eco-sistema molto più ampio e perché possano essere accessibili a tutti è necessario un sistema a contorno fatto di infrastrutture di ricarica pubbliche e private, costi dell’energia adeguati, parcheggi dedicati, gestione semplificata del suolo pubblico per l’installazione di colonnine, misure di supporto alla domanda, oltre che un piano di riqualificazione della filiera industriale. Il mercato italiano dei veicoli elettrificati è sicuramente in crescita (la quota dei veicoli compresi nella fascia da 0 a 60 g/km di CO2 è passata dall’1% nel 2019 al 3,5% nei primi mesi del 2020) ma è ancora caratterizzato da una penetrazione molto limitata anche a causa dei vincoli di sistema descritti.

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