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Quattro: il numero magico di Audi e la storia della trazione integrale

Se siete appassionati d’auto il numero quattro vi ricorda sicuramente la Casa degli anelli, le sue auto ad alte prestazioni e i suoi incredibili successi nelle corse, legati alla tecnologia che è motivo d’orgoglio e di vanto per il brand di Ingolstadt: la mitica trazione integrale quattro.

Quattro: il numero magico di Audi e la storia della trazione integrale
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Nicola Villani
Nicola Villani
Pubblicato il 26 ott 2020

Se siete appassionati d’auto il numero quattro vi ricorda sicuramente la Casa degli anelli, le sue auto ad alte prestazioni e i suoi incredibili successi nelle corse, legati alla tecnologia che è motivo d’orgoglio e di vanto per il brand di Ingolstadt: la mitica trazione integrale quattro.

Come ricorderete, anche quando abbiamo provato la più recente versione della RS3 Sportback (aspettiamo con ansia quella nuova), abbiamo sottolineato la grande storia di successo della Casa, strettamente legata alle soluzioni tecniche che ha sviluppato con tanta determinazione negli anni.

E’ inutile negare che il cuore batte sempre piuttosto forte ogni volta che si ha l’opportunità di guidare uno dei modelli più sportivi, come quelli appartenenti alle serie S ed RS, che scaricano a terra la loro potenza proprio mediante le quattro ruote motrici.
RS: una sigla che al solo pensiero fa subito scorrere forte l’adrenalina. E’ l’acronimo di RennSport, che in tedesco vuol dire “da corsa”, ed è quella esclusiva che accomuna proprio le versioni supersportive di Audi Sport.

40 ANNI DI QUATTRO

Se oggi si possono guidare auto così lo dobbiamo all’affascinante storia cominciata 40 anni fa con il debutto della mitica Quattro al Salone di Ginevra: fino a quel momento la trazione integrale è sinonimo di fuoristrada, ma i tecnici della Casa hanno l’idea geniale di realizzare una bella coupé dotata di un sistema a quattro ruote motrici leggero, compatto, efficiente e non soggetto a frizioni o dissipazioni d’energia.

Spinta da un 5 cilindri turbo di 2,1 litri da 200 cavalli, è la protagonista di una vera e propria rivoluzione tecnica. Il suo successo è enorme e nel 1984 viene presentata la variante Sport quattro da 306 CV. Due anni dopo il differenziale centrale bloccabile manualmente viene sostituito da un più moderno differenziale centrale Torsen,  capace di ripartire in modo variabile la coppia tra gli assali. L’icona viene costantemente aggiornata fino al 1991 e, nel frattempo, questa tecnologia si rivela particolarmente adatta tanto per le vetture più performanti quanto per i modelli di grande serie. 

L’ESPERIENZA DEL MOTORSPORT

Ogni volta che mi capita di guidare un’auto di un marchio protagonista del Motorsport non manco mai di ricordare quanto siano importanti le corse, che continuano ad essere uno straordinario banco di prova per provare nuove tecnologie che poi spesso finiscono nelle nostre auto di tutti i giorni.

Anche nel caso del sistema di trazione integrale progettato dalla Casa di Ingolstadt, le esperienze sportive ne accelerano lo sviluppo. La versione sportiva della Quattro debutta all’inizio del 1981 in occasione dello Jänner Rallye in Austria. L’anno successivo, la Casa conquista il titolo costruttori nel Mondiale rally, mentre nell’83 Hannu Mikkola vince quello riservato ai piloti. 

Nel 1984 Audi si aggiudica entrambi i titoli e Stig Blomqvist è Campione del Mondo al volante della Sport Quattro a passo corto. E’ l’era indimenticabile delle Gruppo B, tanto veloci quanto estremamente pericolose: se non bastasse, nell’85 arriva la Sport Quattro S1, con ben 476 CV. Ne avete mai vista una da vicino? La prima volta che ne ho visto un esemplare dal vivo mi si è azzerata la salivazione…

Nell’ultima gara della stagione del 1985, al RAC Rally, Walter Röhrl usa per la prima volta una trasmissione a doppia frizione: una soluzione che porterà allo sviluppo dell’attuale S tronic.

Due anni dopo, il leggendario Röhrl vince la Pikes Peak con una mostruosa Quattro S1 con più di 600 cavalli appositamente preparata per la cronoscalata più celebre al mondo. E’ la terza vittoria consecutiva della Casa tedesca.

Negli anni successivi la Casa si dedica soprattutto alle corse riservate alle vetture turismo. Da noi se parla poco ma oltreoceano nel 1988 conquista i titoli costruttori e piloti, con Hurley Haywood, con la 200 nella serie americana Trans Am, mentre l’anno dopo partecipa con successo anche alla serie IMSA GTO con la 90 quattro. Con questa “belva” spinta da un 5 cilindri turbo da 720 cv, Haywood e Hans-Joachim Stuck vincono ben sette delle 15 gare della stagione.

Nel DTM (il Deutsche Tourenwagen Masters, Campionato Tedesco Turismo), una delle serie più amate dagli appassionati, la Casa degli Anelli conquista due titoli piloti consecutivi, nel 1990 e ‘91, rispettivamente con Hans-Joachim Stuck e Frank Biela, entrambi al volante dell’indimenticata V8 quattro DTM.

A metà degli anni ‘90, la A4 quattro Superturismo vince ovunque, conquistando tanti campionati nazionali, anche guidata dai nostri fuoriclasse Emanuele Pirro e Dindo Capello. Nel 1998 i regolamenti europei escludono l’utilizzo della trazione integrale dalle gare Turismo.

Nell’ultimo decennio Audi porta al successo la soluzione delle quattro motrici nelle gare di durata con la R18 e-tron quattro a tecnologia ibrida, nel quale un potente turbodiesel è abbinato a un complesso sistema di recupero dell’energia. Il motore V6 TDI 4 litri da oltre 550 cv muove le ruote posteriori, mentre un accumulatore a volano fornisce l'energia recuperata a due motori elettrici all’avantreno.

In questo modo in accelerazione, l’energia viene scaricata sull’asse anteriore, trasformando momentaneamente l’auto in una trazione integrale. Con questo incredibile prototipo conquista due titoli piloti e costruttori nel WEC, il Mondiale Endurance, e ben tre edizioni consecutive della 24 Ore di Le Mans, dando vita a battaglie indimenticabili contro Toyota e Porsche. Ho avuto il privilegio di raccontarle in tv ed è stata un’emozione incredibile.

IL CLUB DELLE RS

E’ grazie all’esperienza delle corse che da 25 anni Audi crea le RS che, secondo la filosofia del brand, devono avere un design unico, offrire performance eccellenti ma si possono guidare anche tutti i giorni.

Chi ha qualche anno di più ricorderà senz’altro la prima mitica RS, la RS 2 Avant: con un motore a 5 cilindri turbo da 315 CV e la trazione quattro con differenziale centrale autobloccante, è il frutto della collaborazione con Porsche, responsabile di alcune modifiche a motore e freni e che si occupa dell’assemblaggio finale della vettura a Zuffenhausen. Inaugura anche la serie delle station wagon ad alte performance: semplicemente indimenticabile.

Un’altra auto che segna una tappa fondamentale della storia di Audi Sport è la RS 4 Avant del 1999: basata sulla S4, è spinta da un V6 2.7 biturbo a 5 valvole per cilindro che, grazie alla collaborazione nel progetto di Cosworth Technology, raggiunge la notevole potenza di ben 380 cv.

Nel 2008 nasce la RS 6 Avant, la più potente Audi di serie prodotta fino a quel momento: motore V10 a iniezione diretta, sovralimentazione biturbo e lubrificazione a carter secco di derivazione racing, 580 cavalli e 650 Nm di coppia e l’immancabile trazione integrale permanente quattro. Una comoda compagna di viaggio capace di offrire dosi massicce di adrenalina ma anche il massimo comfort di guida.

Tre anni dopo debutta la prima compatta supersportiva del brand, la RS 3 Sportback: proprio come il primo storico modello RS e la prima Audi Quattro da rally, con un 5 cilindri turbo e la trazione integrale, ma anche con 340 cv e un carattere unico che ne decretano un successo clamoroso.

Di sicuro c’è chi preferisce auto sportive con la sola trazione posteriore, per poterle mettere di traverso più facilmente e assicurarsi qualche brivido in più nella guida più impegnativa; c’è chi addirittura le definisce “noiose” le auto a trazione integrale. Beh, a mio parere ciò che impressiona maggiormente nelle auto di Audi Sport è la capacità di andare forte con dei limiti talmente elevati, che solo un pilota professionista può raggiungerli davvero. Questo si traduce nella possibilità di affrontare qualsiasi strada e in ogni condizione meteo con la tranquillità assoluta di poter contare su standard di sicurezza incredibili.

Oggi (per chi può permettersele) c’è una RS per ogni esigenza: le immancabili Avant, le roadster, la supersportiva R8, le coupé e anche i SUV con l’arrivo di RS Q3 ed RS Q8.

UNA QUATTRO PER TUTTI

Da anni, la trazione quattro non è più però solo un’esclusiva delle versioni supersportive: eccezion fatta per la A1, è disponibile per ogni modello della gamma. Ad ognuno la sua: grazie a una costante evoluzione, oggi questa soluzione tecnica è declinata in diverse configurazioni in funzione delle caratteristiche e delle prestazioni dei diversi modelli, con l’identico obiettivo di coniugare stabilità e motricità, ma anche di offrire la massima efficienza, che oggi è una parola chiave nel settore automotive.

L’elemento tecnico che le accomuna, chiamato a supportare la trazione quattro, è rappresentato dalla gestione selettiva della coppia sulle singole ruote: un’intelligente funzione software che affianca le 4WD, frenando in misura minima la ruota interna alla traiettoria prima ancora che questa perda aderenza, consentendo di trasferire la spinta alla ruota con il grip migliore.

Alle Audi con motore a collocazione anteriore trasversale, come la A3 o la Q3, è riservata la variante integrale permanente con frizione elettroidraulica a lamelle posizionata in corrispondenza della parte terminale dell’albero di trasmissione, a monte del differenziale posteriore, così da favorire il bilanciamento dei pesi. Il sistema rileva costantemente il comportamento dell’auto e il vostro stile di guida, adeguando in tempo reale la distribuzione della spinta, totalmente variabile, tra gli assali. 

Quattro anni fa, con l’obiettivo della massima efficienza, ha debuttato la versione con tecnologia ultra, dedicata alle motorizzazioni a disposizione anteriore longitudinale. Si tratta di una tecnologia adattiva che la gestisce in modo efficiente, attivando la ripartizione della coppia al retrotreno solo quando è necessario: il sistema può decidere, in base alle condizioni di aderenza e al vostro stile di guida, di trasferire parte della trazione anche alle ruote posteriori. Questa soluzione, abbinata alla trasmissione a doppia frizione S tronic, è utilizzata dal Q5 nella variante ibrida plug-in oppure dalla A6 Avant 40 TDI quattro S tronic con 204 CV.

Alle Audi con motore anteriore longitudinale, come le sportive RS 4 Avant e RS 6 Avant, è dedicata la trazione integrale permanente quattro con differenziale centrale autobloccante meccanico, collocato nell’alloggiamento del cambio, che prevede la ripartizione della coppia tra assale anteriore e assale posteriore secondo il rapporto 40:60, che i tecnici di Ingolstadt considerano quello perfetto.  Se è necessario, il sistema distribuisce in modo variabile la spinta privilegiando l’assale con la migliore motricità: in funzione delle condizioni di guida, fino a un massimo del 70% all’avantreno e fino all’85% al retrotreno. 

La splendida R8 V10 adotta invece una versione della trazione integrale permanente quattro con frizione elettroidraulica a dischi multipli, adattata in funzione della collocazione centrale del V10 aspirato e delle sue elevate performance. La frizione, integrata nel differenziale anteriore, privilegia la distribuzione della coppia al retrotreno e trasmette la spinta all’avantreno in pochi millisecondi. La coppia può essere distribuita tra gli assali in modo completamente variabile.

Ora, 40 anni dopo l’introduzione della trazione quattro, Audi sta scrivendo un nuovo affascinante capitolo di questa storia di successo nell’era della mobilità a zero emissioni, con l’introduzione della trazione integrale quattro elettrica con torque vectoring elettrico. E da qui il racconto viene affidato al nostro #HDelettrico Luigi….

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