È morto Ferdinand Piech, l'uomo che ha reso grande il Gruppo Volkswagen

27 Agosto 2019 10

Da tutti Ferdinand Piech è sempre stato considerato il "patriarca" di casa Volkswagen. Le decisioni più importanti passavano da lui e intorno a sé si era creato un fitto intreccio di interessi e malcontenti. La scorsa domenica, a quattro anni dalla sua estromissione dai suoi incarichi nel consiglio di sorveglianza Volkswagen e a due anni dalla vendita delle quote azionarie, l'ingegnere 82enne è morto in un ospedale della Baviera dopo un malore improvviso.

Due anni fa aveva fatto rumore la notizia secondo cui Piech avesse voluto ridurre fortemente il suo contributo azionario all'interno della holding che detiene il controllo del Gruppo tedesco. L'ex manager, nipote di Ferdinand Porsche, nel 2017 aveva annunciato di aver venduto attraverso la propria fondazione privata gran parte del suo pacchetto azionario della società finanziaria Volkswagen-Porsche, tenendosi una quota inferiore all'1%.

Protagonista dell'industria tedesca per decenni, Piech inizia la propria carriera dirigenziale in Porsche divendando nel 1963 responsabile del settore sviluppo e poi, nel 1971, direttore tecnico di Porsche. Nel 1983 passa ad Audi, di cui diviene in poco tempo amministratore delegato, dando il disco verde allo sviluppo della trazione integrale Quattro. Nel 1993 si aggiudica il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione di Volkswagen, per poi passare al consiglio di sorveglianza nel 2002 fino al 2015, quando la decisione di sfiduciare Martin Winterkorn lo allontanò dagli altri dirigenti del gruppo, che si strinserò attorno all'allora CEO VW. Molti insinuarono che Piech fosse a conoscenza della bufera Dieselgate, che si abbattè pochi mesì dopo su Volkswagen e che costò la testa proprio a Winterkorn.


Con il contributo di Piech, il Gruppo Volkswagen è diventato il colosso che tutti oggi conosciamo, una galassia che comprende 12 brand, dalla Casa di superlusso alle supercar (con l'acquisizione di Bentley e Bugatti), passando per il produttore di camion (Man e Scania), quello di motociclette (Ducati), quello premium (Audi) e quelli generalisti (Volkswagen, Seat e Skoda). Sotto la sua guida, il Gruppo è tornato a generare profitti dopo anni di problemi relativi alla gestione finanziaria che avevano avuto ripercussioni anche sulla qualità dei prodotti.

Il suo operato ha messo d'accordo la sostenibilità finanziaria e i diritti dei lavoratori, ma lui stesso non ha mai smesso di definirsi "prima di tutto un uomo di prodotto". La sua ossessione per i prodotti ben fatti, indipendentemente dal costo, lo ha anche portato ad avere la responsabilità per due dei più grandi buchi nell'acqua della storia industriale del Gruppo: auto come l'ammiraglia Volkswagen Phaeton e la monovolume hi-tech Audi A2, fortemente voluti dall'ingegnere, sono stati bocciati sonoramente dal pubblico.


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Commenti

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StadiaPlus

Beh, Hitler più che "rendere grande" Volkswagen, gli ha dato vita. Senza di lui non ci sarebbe mai stata.

Stefano

non frequento...

Aristarco

il fanboy apple che è diventato fanboy vag.... ho fatto una battuta simile su un altro post vw e mi ha mangiato :-)

Stefano

chi?

Penso che nemmeno Philip Morris abbia provocato tanti morti come questo uomo.

https://uploads.disquscdn.c...

Ma lo fanno tutte (cit.)

sgarbateLLo

https://media1.giphy.com/me...

Aristarco

hai appena risvegliato guccia

Stefano

io pensavo fosse stato Hilter...

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