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Il tour operator Thomas Cook in bancarotta, 600.000 persone bloccate in vacanza

Ad esser più colpiti sono ovviamente gli inglesi, con ben 160 mila persone che attualmente si trovano dislocati in tutto il globo e non sanno come rientrare nella madre patria

Il tour operator Thomas Cook in bancarotta, 600.000 persone bloccate in vacanza
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Gabriele Arestivo
Gabriele Arestivo
Pubblicato il 23 set 2019

James e Rebecca Hyam si sono sposati nelle scorse settimane e per il loro viaggio di nozze hanno scelto le calde spiagge del Messico, hanno organizzato tutto tramite Thomas Cook e adesso, dopo l'improvvisa bancarotta, non hanno idea di come rientrare a Lichfield, nel Regno Unito. Questa è una delle migliaia di storie che si stanno raccontando in rete dopo il collasso repentino del gigantesco tour operator britannico, una realtà con 178 anni di storia e milioni di clienti in tutto il mondo che, dopo i negoziati con i creditori, ha cessato di esistere. 

Tutto è successo nelle scorse ore, delineando i tratti di una vicenda ben più grave di quella che ha riguardato la sicurezza dei dati degli utenti emersa a febbraio scorso. Con un freddo comunicato ufficiale (link in fonte) l'azienda ha annunciato l'immediata liquidazione del gruppo e fermato l'immensa macchina organizzativa. Tradotto: tutti i voli della Thomas Cook Airlines sono rimasti a terra e non opereranno più secondo i piani stabiliti, circa 600 mila persone in tutto il mondo sono state abbandonate a loro stesse e aspettano risposte dai rispettivi governi. 

Ad esser più colpiti sono ovviamente gli inglesi, con ben 160 mila persone che attualmente si trovano dislocati in tutto il globo e non sanno come rientrare nella madre patria. Il governo britannico si è così attivato e sta dando vita al più grande piano di rimpatrio mai avvenuta nella loro storia: l'hanno chiamata "Operation Matterhorn" e si stima costerà ai contribuenti 100 milioni di sterline (oltre 113 mln di euro). In prima linea per aiutare i 160 mila "bloccati" in vacanza c'è la Civil Aviation Authority britannica (CAA) ma, è importante precisare, che il loro aiuto è destinato solo e soltanto a chi ha acquistato un pacchetto che prevede anche il volo. 

Tutti coloro che hanno invece prenotato hotel, attività e viaggi con altri mezzi di trasporto tramite il tour operator subiranno il contraccolpo peggiore e dovranno pagare di tasca loro il dovuto (se non ancora saldato dalla Thomas Cook) alle strutture che li stanno ospitando. Una turista inglese attualmente in Tunisia racconta, ad esempio, di aver ricevuto la scorsa notte una lettera in cui le chiedono di saldare un conto complessivo da 1800 sterline, poco più di 2030 euro e più di quanto costi la stessa vacanza che ha prenotato.

Un'altra tegola sulla testa di Boris Jonson e del suo governo claudicante, in un momento particolarmente drammatico per il Regno Unito che deve fare i conti con la Brexit. E proprio quest'ultima viene indicata dagli esperti come una delle cause del fallimento della Thomas Cook Group dopo quasi due secoli di attività, assieme ad una crescente concorrenza nel settore. Due fattori principali che hanno contribuito ad un crollo delle azioni del 96% da maggio 2018.

ll colpo di grazia è arrivato nel corso del weekend dalla Banca di Scozia e altri istituti che hanno dato un ultimatum al tour operator, forzato a trovare £200 mln (circa €226 Mln) entro la settimana appena iniziata. I negoziati sono naufragati la scorsa notte e la liquidazione è stata inevitabile. 

Ognuno è responsabile dei propri cittadini, gli altri paesi che contano loro connazionali "incastrati" in questa situazione – come Germania e altre nazioni scandinave – stanno quindi provvedendo ad aiutarli secondo le modalità più differenti. Johnson, dal canto suo, ha annunciato di aver noleggiato oltre 40 aeroplani e previsto circa 1000 voli di recupero per le prossime due settimane. Molti sono stati già previsti dalle principali località interessate, nella lista completa c'è anche un volo straordinario previsto da Napoli il prossimo 27 settembre. 

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