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Perché il diesel è sul viale del tramonto?

I motori diesel sono da tempo demonizzati e cominciano a subire le conseguenze degli scandali emissioni. Tempi duri però attendono i motori a gasolio ed i motivi sono diversi. In questi giorni diverse notizie hanno anticipato quello che dagli addetti ai

Perché il diesel è sul viale del tramonto?
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Alessio Frassinetti
Alessio Frassinetti
Pubblicato il 13 feb 2017

I motori diesel sono da tempo demonizzati e cominciano a subire le conseguenze degli scandali emissioni. Tempi duri però attendono i motori a gasolio ed i motivi sono diversi.

In questi giorni diverse notizie hanno anticipato quello che dagli addetti ai lavori è stato annunciato già da tempo: per il diesel i tempi sono duri e lo saranno sempre più, prima per quelli più inquinanti poi per tutti gli altri. Da Parigi ad Atene passando per Oslo, le città cominciano a pensare di bandire i motori a gasolio dai centri abitati per preservare la salute pubblica. In parte questa demonizzazione è sbagliata perché il settore trasporti non è così decisivo nel rendere l’aria delle città irrespirabile. Chiariamoci: di certo anche le automobili, le due ruote e i mezzi pesanti fanno la loro parte ma il riscaldamento e la produzione industriale hanno un peso decisamente superiore. Certo è più facile lasciare a piedi le persone piuttosto che lasciarle al freddo, ma oltre ai blocchi del traffico temporanei perché i diesel sono destinati alla pensione?

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Secondo vari analisti, la quota dei motori a gasolio entro il 2025 è destinata a crollare dal 50% attuale al 10% in Europa con una quota di mercato che scende al 4% se rapportato all’intero parco mondiale circolante. Il diesel è il carburante che va per la maggiore nel vecchio Continente mentre rimane poco diffuso nel resto del mondo ed è perciò scontato pensare che i grandi produttori come Toyota, Volkswagen e GM ad esempio, pensino ad una strategia che li porti a preferire i motori a benzina. Inoltre l’adattamento dei motori a gasolio alle normative previste a partire dal 2021 (Euro 6d) – anche se i problemi per i costruttori inizieranno già con le Euro 6c dal 2018 – sarebbe troppo costoso e tecnicamente difficile, specialmente nei segmenti di mercato che includono le utilitarie e le segmento B. In questi settori i margini di guadagno sono risicati e ulteriori investimenti li vanificherebbero.

Meglio perciò puntare sui benzina o meglio ancora su ibride ed elettriche, che ovviamente danno migliori risultati nell’ambito urbano a livello di emissioni. Il vantaggio che porterebbero a livello sociale è ovviamente ancora tutto da dimostrare così come è da dimostrare il fatto che la clientela voglia rinunciare all’equilibrio tra prestazioni, consumi ed emissioni dei diesel più moderni. Le richieste delle istituzioni e dei sindaci di mezzo mondo però potrebbero mettere il consumatore di fronte ad una scelta obbligata che nella maggior parte dei casi si tradurrebbe nell’acquisto di un motore a benzina. Nemmeno la linea dura di Trump contro l’EPA sembra che sortirà effetti poiché la diffusione del gasolio sul suolo americano è tanto risicata da non rappresentare che un bilancino negli equilibri globali.

C’è però chi pensa ancora che per il diesel non sia la fine ma piuttosto una rinascita. Mazda ad esempio è convinta di avere la soluzione ad un motore che sia pulito ed efficiente ma anche godibile su strada e che la ritirata dei grandi produttori da questa nicchia di mercato sia in realtà un’opportunità per la sua tecnologia Skyactiv. Esagerazione? Vedremo. Nel frattempo voi, cosa mettete nel serbatoio della vostra auto?

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