Cerca

Cresce lo smog: la situazione e le proposte per il futuro

L'Italia finirà come la Cina? Ovviamente la domanda è una provocazione e, per fortuna, l'Italia non è ancora in una situazione disperata come quella cinese. E' chiaro, però, che le cose potrebbero precipitare presto, specie considerando che le misure di

Cresce lo smog: la situazione e le proposte per il futuro
Vai ai commenti
Luigi Melita
Luigi Melita
Pubblicato il 30 dic 2015

L’Italia finirà come la Cina? Ovviamente la domanda è una provocazione e, per fortuna, l’Italia non è ancora in una situazione disperata come quella cinese. E’ chiaro, però, che le cose potrebbero precipitare presto, specie considerando che le misure di questi ultimi giorni del 2015, tra blocchi del traffico e targhe alterne, sembrerebbero inutili e i livelli di inquinamento sono addirittura in crescita.

A Milano, ad esempio, lunedì si registravano 67 microgrammi (dati della centralina Arpa di Milano Pascal) che sono diventati 81 nella seconda giornata di blocco del traffico (il limite è 50 microgrammi a metro cubo). Anche le centraline di Milano Senato e Milano Verziere mostrano aumenti, rispettivamente da 66 a 83 e da 60 a 75. Situazione simile a Roma dove alcune centraline hanno visto aumenti e altre hanno registrato un calo che però mantiene i livelli sopra ai limiti.

Le istituzioni hanno quindi deciso di muoversi per coordinare gli interventi, sebbene sappiamo da tempo che non sono solo le auto le responsabili dell’inquinamento nel periodo invernale poiché tra le cause vanno citati sia i mezzi di trasporto pubblico obsoleti, sia gli impianti industriali e quelli per il riscaldamento casalingo. Insomma, come al solito le istituzioni preferiscono concentrarsi su piani “dell’ultimo minuto" che vanno a coinvolgere le auto con blocchi che non sono sufficienti per abbattere i livelli di PM10 nell’aria.

Sembra però che si stia iniziando a pensare in ottica di lungo periodo: i Comuni della Lombardia, insieme a Regione e Governo, si sono incontrati presentando un documento programmatico articolato su 10 punti che permetterà di intervenire prima, meglio e soprattutto in maniera coordinata. Il coordinamento è infatti il primo di questi punti, così da unificare le iniziative da attuare sia nel medio-lungo termine, sia nei periodi d’emergenza.

Inoltre si ha l’intenzione di prevedere iniziative automatiche dopo un periodo definito di sforamento dei limiti e imporre l’abbassamento delle temperature massime di riscaldamento degli edifici. Il piano prevede poi il ripristino delle risorse per il trasporto pubblico, rinnovamento del parco treni e incentivi al trasporto delle merci su ferrovia piuttosto che su strada.

Inoltre andrà fissata una scadenza che metterà in pensione i veicoli diesel euro 0, 1, 2 e 3, mossa che obbligherà alla rottamazione ma che si spera sarà accompagnata anche da forti incentivi e sgravi per l’acquisto di un nuovo mezzo. L’ipotesi è mandare in pensione, in un secondo periodo, anche i diesel Euro 4. Infine si parla di una data per la sostituzione delle vecchie caldaie, potenziamento della raccolta differenziata, sostituzione dell’illuminazione pubblica con i LED entro 5 anni, incentivi per chi va al lavoro in bici e miglioramento dell’efficienza della rete di ricarica elettrica.

Queste le mosse ipotizzate dai comuni del nord mentre il Governo inizia a vagliare alcune ipotesi che fanno paura. Passi la temperatura massima ridotta di 2 gradi per il riscaldamento, passino le lodevoli iniziative di sconto sui mezzi pubblici, ma i limiti di velocità di 30 km/h nelle città ipotizzati dal pacchetto d’emergenza del ministero dell’Ambiente fanno un passo indietro rispetto a quanto proposto dai comuni lombardi.

Fortunatamente il piano prevede anche 405 milioni da destinare negli interventi di medio periodo, 35 per la mobilità sostenibile, 50 per le reti di ricarica elettrica, 250 per migliorare l’efficienza energetica di case, scuole e strutture e 70 milioni per gli edifici della pubblica amministrazione.

Resta comunque lo spettro dei 30 km/h, un provvedimento che, insieme agli altri due proposti, scatterebbe in caso di sforamento per più di 7 giorni dei limiti e che resterebbe a discrezione dei sindaci dei vari comuni.

Insomma, sembra che qualcuno abbia iniziato a capire che bloccare le auto è solamente la via più facile e immediata ma non la via più efficace, piuttosto un modo per rientrare (non riuscendoci) nei limiti nel breve periodo e posticipare il problema. Anche la Cina, da sempre additata per la poca attenzione alle tematiche ambientali (messe in secondo piano per favorire lo sviluppo), si è resa conto che il problema non sono solo le auto e ha deciso di ridurre la quantità di centrali a carbone. Il piano non prevede interventi massicci dato che si parla di un -1.8% ma dimostra che anche in Cina si sta andando nella giusta direzione nell’analizzare le principali cause dell’inquinamento…

Ti potrebbe interessare:
Commenti Regolamento