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Chi pagherà i danni delle auto a guida autonoma?

Mentre il mondo delle auto procede spedito verso un futuro dove la guida autonoma sarà realtà e crescono gli automatismi dei veicoli, di pari passo crescono le preoccupazioni e i dubbi. Gli scettici della guida autonoma continuano a sostenere che il

Chi pagherà i danni delle auto a guida autonoma?
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Luigi Melita
Luigi Melita
Pubblicato il 9 ott 2015

Mentre il mondo delle auto procede spedito verso un futuro dove la guida autonoma sarà realtà e crescono gli automatismi dei veicoli, di pari passo crescono le preoccupazioni e i dubbi. Gli scettici della guida autonoma continuano a sostenere che il pilota umano sarà sempre migliore e, sebbene questo sia potenzialmente vero in condizioni ideali, non sempre il conducente è al massimo della forma fisica e mentale.

Per questo alcuni produttori intendono la guida autonoma come un ausilio da affiancare ad un pilota che, comunque, dovrà sempre essere in grado di intervenire sulla vettura, aiutato però da automatismi che permetteranno di evitare incidenti. L’altro filone è invece quello dell’automatismo completo, un progetto a lungo termine che potrà realizzarsi solamente quando l’intero parco dei veicoli circolanti sarà gestito da un computer. In questo scenario, simile a quello descritto dalla letteratura di fantascienza, si prevede un traffico regolarizzato da un sistema dove ogni auto comunica con le altre così da anticipare ogni situazione piuttosto che reagire ad un’imprevisto.

Al momento, infatti, i progetti a guida autonoma lavorano sulla reazione: ipotizzando un’auto che frena improvvisamente in mezzo alla carreggiata, il veicolo autonomo che segue reagirà evitando l’impatto. Lo sviluppo dei sistemi di connettività “car2car" e cloud, però, prevede che l’auto che segue abbia già una visione di quanto accade più avanti sul tragitto, prendendo per tempo tutte le contromisure.

Anche Volvo è impegnata in questo settore e la sua attenzione è concentrata sulla sicurezza: il produttore, per il 2020, promette che le sue vetture non mieteranno alcuna vittima in strada. Si tratta di un traguardo importante ed ambizioso: azzerare le morti sulla strada in conseguenza di incidenti che coinvolgono una Volvo.

Il computer avrà quindi il compito di eliminare l’errore umano e il produttore assicura che si tratterà di un sistema solido ed efficace, privo di rischi e anzi positivo nel bilancio della strada. Come ulteriore prova di forza arriva una dichiarazione di Hakan Samuelsson: il CEO Volvo ha infatti confermato che Volvo accetterà la piena responsabilità dei danni causati dalle auto a guida autonoma (ad esempio una strisciata dell’auto durante un parcheggio automatico).

Si tratta di una dichiarazione non da poco: alla domanda “chi pagherà per i danni delle auto autonome", infatti, Solo Google e Mercedes-Benz avevano risposto positivamente. Con l’aggiunta di Volvo il totale dei produttori che promette l’ammissione di responsabilità arriva a tre, sebbene Google non abbia ancora annunciato un modello destinato alla vendita.

Il tema è comunque uno di quelli da chiarire in vista del tanto chiacchierato traguardo del 2020, anno in cui molti player del settore hanno in programma di debuttare con la guida autonoma. Sarà infatti necessario creare e  uniformare la legislazione in merito alle responsabilità di eventuali incidenti (in conseguenza ad un malfunzionamento ad esempio) causati dal pilota automatico. Sebbene tutti i produttori abbiano previsto sistemi ridondanti per la guida autonoma, l’imprevisto è dietro l’angolo: in quel caso chi pagherà i danni?

Infine a tutto ciò bisogna aggiungere la questione morale. Assumendo come solida e completamente affidabile la parte tecnologica, i sistemi di guida autonoma potrebbero trovarsi di fronte all’inevitabilità. Ipotizziamo una situazione in cui il pilota automatico si trovi a fronteggiare il classico “caso su un milione" (o un miliardo?): il computer non ha altre alternative se non scegliere di sterzare a destra e investire un bambino o sterzare a sinistra, evitare il bambino e colpire un adulto. Quale sarà la scelta effettuata in caso di esatta parità di rischio d’impatto? Sceglierà l’adulto perché dotato di un fisico in grado di garantire più chance di sopravvivenza?

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