Volkswagen ammette di aver truccato i test sui consumi
A breve distanza dall'accusa dell'EPA, arriva l'ammissione di Volkswagen che china la testa e recita il mea culpa sulla questione delle emissioni truccate. Lo scandalo si accende ed è complicato ancor più dal fatto che in USA i diesel non sono motori

A breve distanza dall’accusa dell’EPA, arriva l’ammissione di Volkswagen che china la testa e recita il mea culpa sulla questione delle emissioni truccate. Lo scandalo si accende ed è complicato ancor più dal fatto che in USA i diesel non sono motori così diffusi e il gruppo Volkswagen era riuscito con fatica ad entrare in un mercato difficile con le sue unità a gasolio. Tutto da rifare, quindi, per Volkswagen che si trova contro l’EPA e l’opinione pubblica.
Le 482.000 auto equipaggiate con il 2 litri Volkswagen consumano dalle 10 alle 40 volte di più rispetto ai dati emersi in fase di omologazione per il mercato americano, dati falsati da un sistema in grado di capire quando l’auto era sottoposta ai test e agire di conseguenza riducendo le emissioni. L’indagine è ancora in corso e stabilità quale sarà la multa: si parla di un massimo di 37.500$ ad auto, cifra che porterebbe il totale a 18 miliardi di dollari. Volkswagen ha quindi deciso di bloccare le vendite delle auto con il quattro cilindri turbo diesel da 2 litri e il CEO, Martin Winterkorn, ha rilasciato una dichiarazione:
sono molto dispiaciuto di aver infranto la fiducia con i clienti ed il pubblico
A seguito della dichiarazione, Winterkorn ha avviato un’indagine e ha promesso che l’azienda farà quanto necessario per rimediare al danno causato, un danno – secondo l’EPA – ambientale e di salute pubblica.
Oltre alle conseguenze nell’immediato, lo scandalo rischia di danneggiare il mercato dei diesel in USA: sembra infatti che le autorità abbiano nel mirino controlli più approfonditi su molti altri produttori, da quelli europei a quelli giapponesi, e che gli analisti abbiano ipotizzato uno scenario “apocalittico" per i diesel, al punto che questi motori potrebbero ridursi sensibilmente nella diffusione fino quasi a sparire, fatta eccezione per mezzi di trasporto pesanti e agricoli.
Le conseguenze si sono viste anche in borsa dove il titolo Volkswagen ha perso 18.6 punti percentuali. In attesa della multa, che difficilmente arriverà al massimo previsto ma che comunque supererà facilmente il miliardo di dollari, Volkswagen dovrà affrontare tutta una serie di richiami e fare i conti con le probabili prossime mancate vendite (all’alba del lancio della Passat 2016 in USA). I modelli con il diesel quattro cilindri (a marchio Audi e Volkswagen) rappresentano il 23% delle vendite del gruppo in USA secondo i dati dell’agosto 2015.
Anche dalla Germania è stata avviata un’indagine e il ministero dell’Ambiente tedesco ha richiesto test approfonditi su tutti i diesel del gruppo tramite un panel di esperti indipendenti. I test si affiancheranno a quelli dell’EPA e a quelli ordinati da Volkswagen stessa ad una società esterna. Ricordiamo che le auto in questione sono, in USA, la Golf, Passat, Jetta, Beetle e Audi A3.
Quanto accaduto rischia di aprire una nuova era per il mondo dell’auto, un’era in cui la fiducia verso i diesel potrebbe venir meno anche in altri Paesi, oltre agli USA e al Giappone che, da tempo, considerano i diesel motori sporchi e non adatti alle auto.
Ci saranno conseguenze anche in Europa? Vedremo: ad esempio da diverso tempo, nei forum e nelle chiacchiere dal meccanico oltre che in alcune indagini ufficiali, si parla dell’inutilità dei filtri anti-particolato (FAP o DPF) che, sebbene promossi da alcuni enti, per altri sarebbero controproducenti. Filtri del genere si occupano di catturare il particolato durante la guida cittadina, rigenerandosi quando la velocità è più alta e per un periodo più lungo. Il risultato è che si spostano semplicemente le sostanze dannose dalla città all’autostrada e nella rigenerazione si produce una nanopolvere più volatile e quindi in grado di entrare più facilmente e ad un livello più profondo nei polmoni (PM 2.5).