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Tesla Semi: prime informazioni sulla rete di ricarica

Nuovi dettagli sulla rete di ricarica di Tesla per il suo camion elettrico

Tesla Semi: prime informazioni sulla rete di ricarica
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 7 feb 2018

Il progetto sembra maturo. I clienti interessati ci sono. A questo punto, escluse le peripezie produttive che stanno facendo ritardare le consegne di Tesla Model 3, il prossimo ostacolo per la realizzazione del progetto Tesla Semi è costituito dalla rete di ricarica. Che, per forza di cose, dovrà essere sviluppata ad hoc per le batterie e gli ingombri del nuovo camion elettrico.

Secondo quanto riferisce Reuters, il costruttore di Palo Alto sarebbe già al lavoro con i primi clienti Anheuser-Busch, PepsiCo e United Parcel Service Inc (tra le nove maggiori società che hanno già pre-ordinato una flotta di Semi) per costruire terminali di ricarica presso le loro strutture.

I dettagli delle partnership, che non sono stati divulgati in precedenza, sono ancora in fase di studio, ma includono la progettazione e l'ingegnerizzazione delle nuove stazioni di ricarica da parte di Tesla. PepsiCo, che al momento ha prenotato 100 camion Tesla, ha comunicato che potrebbe considerare l'idea di condividere strutture e costi con altre aziende.

 

Oltre alle stazioni aziendali, Tesla ha annunciato l'affiancamento degli attuali 1.100 Supercharger da parte dei Megacharger ad alta potenza alimentati perlopiù ad energia solare, in grado di ricaricare le batterie di Tesla Semi in circa 30 minuti. Quando si parla di energia solare, ci si riferisce al fatto che i Megacharger accumulino in grandi pacchi batterie l'energia solare in eccesso prodotta dagli impianti nazionali, per poi erogarla agli utenti Tesla.

Sono tante le aziende che hanno deciso di credere nel progetto di Musk, ma tante anche quelle che nutrono parecchi dubbi sulla rete di ricarica, il prezzo finale, il carico utile e le tempistiche promessi da Tesla. Un costruttore che potrebbe presto guadagnare di più dalla fornitura di energia piuttosto che dalla vendita di veicoli elettrici. Al momento, comunque, si tratta di operazioni in perdita. Ce la farà l'imprenditore sudafricano a convincere gli scettici?

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