Dammi un floppy disk da 3,5" e ti aggiorno il software di un Boeing 747
Incredibile ma vero.
Può un gigante dei cieli come il Boeing 747 ricevere aggiornamenti via… floppy disk? A quanto pare, sì. E non sarebbe nemmeno l'unico. Anche i 737, tornati in produzione nella versione Max lo scorso maggio, si affidano a questa tecnologia, e sembra che anche la Stazione Spaziale Internazionale ne faccia abbondante uso.
Sono, queste, le scoperte fatte dai ricercatori di sicurezza di Pen Test Partners nel corso della conferenza Def Con a cui ogni anno partecipano i principali hacker e ricercatori americani. Quest'anno si è tenuta in modo virtuale, ma ciò non ha impedito a un gruppo di questi di visitare l'interno di un Boeing 747-400 della British Airways, tour solitamente vietato ma reso ora possibile dallo stop alla produzione del velivolo, ritirato dalla compagnia di bandiera britannica dopo 50 anni di onorato servizio a causa della crisi generata dalla pandemia.
La visita è stata registrata in un video – che trovate a seguire – permettendoci di scoprire alcuni aspetti del mezzo solitamente protetti dagli occhi indiscreti dei visitatori e, soprattutto, dei passeggeri. Ecco dunque emergere dalla cabina di pilotaggio un dispositivo che, di norma, viene discretamente nascosto da uno sportellino, rendendolo accessibile solamente agli addetti ai lavori. Stiamo proprio parlando di un'unità floppy da 3,5 pollici, strumento ormai scomparso dalla circolazione e oscuro ai più giovani. E pensare che è proprio con un floppy disk che gli ingegneri di Boeing aggiorna(va)no l'aereo, caricando database di navigazione (aeroporti, piste di atterraggio e decollo, percorsi di volo) ogni 28 giorni.
Non tutti gli aerei si affidano al floppy: evidentemente Boeing ha optato per il vintage, affidandosi ad una comprovata tecnologia per gli aggiornamenti critici. Curioso, ma a quanto pare non impossibile.
Il tour ha permesso ai ricercatori di dare uno sguardo da vicino al velivolo, fatto più unico che raro, potendo così analizzare gli strumenti a cui Boeing si affidava per impedire ai passeggeri di interferire con le operazioni di volo. Basti pensare che nel recente passato un esperto di sicurezza informatica ha sfruttato una falla del software per collegare durante un volo un mouse tramite USB con il quale ha inserito stringhe di testo all'interno di un'app di chat privata utilizzata dai piloti, mandando in tilt l'intero sistema di infotainment.
Software dunque sempre più al centro della sicurezza degli aerei, nel bene e nel male. Il pensiero va ai gravi problemi che hanno riguardato il 737 Max e che hanno causato la tragedia in Etiopia: il colpevole è da ricondurre al software, più volte aggiornato nei mesi successivi dopo altrettante falle riscontrate dagli ingegneri. Solo di recente sono stati avviati i test finali per far tornare il velivolo in attività.
Discorso diverso invece per ciò che concerne il più moderno Boeing 777X, il cui primo volo risale a inizio anno, e che per la sicurezza (e agli aggiornamenti) si affida a reti in fibra. Più sicure, certo, ma non per questo al riparo da eventuali attacchi hacker.