Peugeot 106 XSi e Rallye, piccole ma dal cuore sportivo
Piccola, agile e versatile, la Peugeot 106 ha saputo trasformarsi da citycar economica a sportiva autentica, conquistando strada e pista.

Autunno 1991. In casa Peugeot c’è fermento: la 205 continua a vendere, ma è ormai vicina ai dieci anni di carriera. La concorrenza incalza con modelli compatti e moderni, e al Leone serve qualcosa di nuovo. Così nasce la 106, costruita sul pianale della Citroën AX: una citycar fresca, maneggevole, economica, ma già matura per giocare in tante categorie. Fin dal lancio offre quattro motori e sei allestimenti, un ventaglio che la mette subito in buona posizione nel mercato.
Già nel 1989, la stampa specializzata parlava di un progetto simile, ipotizzando il nome “105” come naturale erede della 104. Alla fine, però, la scelta ricade sulla 106, un modello chiamato a prolungare la vita della 205 e a intercettare clienti in cerca di un’auto accessibile, leggera e affidabile. Senza dimenticare la possibilità di trasformarsi in piccola sportiva.
La 106 XSi, eleganza e carattere
Passano poche settimane dal debutto e Peugeot cala il primo asso: nel novembre 1991 arriva la 106 XSi 1.4. Nata sulla base della XS, si distingue subito per i dettagli: carreggiate allargate, passaruota più pronunciati, cerchi in lega da 14 pollici. Dentro l’ambiente è grintoso, con sedili avvolgenti e una strumentazione completa di contagiri e manometro dell’olio, roba non comune per una piccola dell’epoca.
Il motore è il 1.4 TU da 100 CV, già visto sulla Citroën AX GTi. Brillante, pronto a salire di giri, reso ancora più vivace da rapporti corti che la spingono fino a 190 km/h. Nel 1994 la XSi cresce: arriva il 1.6 TU5J2 da 103 CV, capace di toccare i 196 km/h. È l’affermazione definitiva della XSi come “piccola GT”: sportiva, sì, ma anche ben accessoriata e godibile tutti i giorni.
La Rallye, cuore da corsa
Due anni dopo, nel 1993, tocca alla Rallye. Non è un vezzo di marketing, ma un richiamo diretto alla leggendaria 205 Rallye. L’obiettivo è chiaro: vincere nei rally di classe 1.300 cm³. Sotto il cofano c’è il 1.294 cm³ TU2 a iniezione, 98 CV. Qualcosa in meno della 205 a carburatori (103 CV), ma con consumi migliori e un’erogazione più regolare. Il cambio ha rapporti cortissimi (13/59), il peso scende a 765 kg appena, e la velocità resta vicina ai 190 km/h. Ma il vero segno distintivo è l’essenzialità: niente alzacristalli elettrici, niente climatizzatore, niente fronzoli. Solo sostanza.
Anche lo stile segue la stessa filosofia: passaruota squadrati, cerchi in lamiera bianchi da 14 pollici, interni con tocchi rossi che non lasciano dubbi sulla vocazione sportiva. Non serve altro. Non a caso, la Rallye trova subito terreno fertile nelle competizioni: leggera, agile, con un motore grintoso, diventa presto protagonista sia in pista che su strada.
1996, il tempo del restyling
Nel 1996 la 106 cambia volto. Il restyling la ammorbidisce nelle linee e la allunga leggermente. È anche un passaggio di consegne: la XSi saluta, lasciando il posto alla GTi (S16 in alcuni mercati). Il nuovo 1.6 16 valvole eroga 120 CV e porta la velocità oltre i 200 km/h.
La Rallye, invece, resta fedele al suo spirito spartano. Monta lo stesso 1.6 della XSi, ma mantiene la sua filosofia essenziale. Le due sportive si dividono così i ruoli: la GTi come modello di punta, più completo e accessoriato, la Rallye come scelta degli appassionati più puri.
Dalla strada alla memoria
Con l’arrivo della Peugeot 206, nel 1998, la gamma 106 inizia la sua parabola discendente. La Peugeot GTi rimane in listino fino al 2003, mentre la Rallye viene sostituita da versioni più addomesticate, come la Sport. Nel giugno 2004 cala definitivamente il sipario. Dopo 13 anni di produzione e oltre 2,8 milioni di unità, la Peugeot 106 lascia la scena.
Eppure la sua eredità è ancora viva. La XSi e la Rallye restano due anime diverse della stessa piccola francese: la prima più elegante e versatile, la seconda più cruda e corsaiola. Insieme hanno dimostrato che anche una citycar compatta può trasformarsi in una vera sportiva. E che, a più di trent’anni dal debutto, può ancora regalare emozioni a chi la guida o semplicemente la ricorda.