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Gli italiani quanto sanno veramente delle ibride? Intervista al Professor Andrea Isoni

Quanto ne sanno gli italiani sulle auto ibride? HDMotori.it ne ha parlato con il Professor Andrea Isoni.

Gli italiani quanto sanno veramente delle ibride? Intervista al Professor Andrea Isoni
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 10 apr 2021

Il 74% degli italiani pensa che la prossima auto sarà ibrida. Eppure, nonostante la voglia di passare a questa motorizzazione, il 58% di chi guida oggi un modello a benzina e diesel ritiene di non saperne abbastanza per acquistarne una. Secondo un ricerca di Honda, sarebbe proprio questa mancanza di informazione che causa incertezza, il motivo per il quale gli italiani hanno bisogno di diversi mesi per informarsi per poi decidere di acquistare un'autovettura ibrida.

Honda ha collaborato con il Professor Andrea Isoni, esperto di Scienze comportamentali presso la Business School di Warwick, per esaminare in profondità i dati della ricerca e comprendere meglio quanto il gap informativo sulla tecnologia ibrida e la percezione dell’impatto sui propri stili di vita influenzino le scelte di acquisto finale e la propensione al cambiamento degli automobilisti italiani.

Proprio su alcuni di questi aspetti, HDMotori.it ne ha parlato direttamente con il Professor Andrea Isoni.

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QUANTO NE SANNO GLI ITALIANI?

Con la mobilità che si sta spostando sempre di più verso i modelli elettrificati che richiedono un approccio differente da quello a cui si è abituati da decenni con le auto a benzina e diesel, abbiamo chiesto al Professor Andrea Isoni se dal punto di vista culturale le persone siano pronte a questa "rivoluzione" della mobilità.

Secondo il professore, l'apertura degli italiani alla tecnologia sta crescendo, così come la sensibilità sulle tematiche ambientali.

La ricerca di Honda mostra come la maggior parte degli italiani ritengano che la loro prossima auto sarà ibrida, e come coloro che tendono ad essere tra i primi ad adottare nuove tecnologie siano pionieri anche nell’adozione di veicoli ibridi che combinano motori a benzina con motori elettrici. Combinare il nuovo con il familiare può aiutare molti a fare un passo nella direzione giusta. Queste tendenze lasciano ben sperare in vista di una mobilità più sostenibile.

L'informazione è sempre più frenetica, caotica e spesso poco chiara sulle tematiche dell'elettrificazione. Questo può portare alla nascita di luoghi comuni spesso sbagliati che potrebbero frenare l'adozione di queste nuove categorie di veicoli. Secondo il professore la ricerca di Honda mostra che quello che frena l'adozione di tali autovetture non è la carenza di informazione. La difficoltà, infatti, sta nel non essere sopraffatti dall'eccesso di informazione.

Avere amici e conoscenti che già guidano un ibrido può aiutare, perché si possono avere informazioni dirette da una fonte imparziale e attendibile. Questo può contribuire a sfatare dei luoghi comuni, come il timore che tutti i veicoli alternativi pongano restrizioni alla lunghezza dei viaggi che si possono fare, cosa che non è affatto vera per i veicoli ibridi. Più tali veicoli si diffondono, più è probabile che ciascuno di noi conosca qualcuno che ha già avuto esperienza diretta e sia portato a rompere gli indugi.

E sulla reale preparazione delle persone su queste tematiche, basandosi sui dati della ricerca, il professore la pensa in questo modo:

È difficile generalizzare. C’è chi ritiene di non sapere abbastanza per fare il salto tecnologico, e quindi si rifugia nella sicurezza di ripercorrere strade conosciute, acquistando un altro veicolo diesel o a benzina. Ma la ricerca ci mostra che coloro che provano piacere nella guida e coloro che sono orgogliosi della loro auto sono i primi a fare il passo verso l’ibrido. Queste persone spesso si appassionano e diventano esperte, involontariamente promuovendo la nuova tecnologia grazie al loro entusiasmo.

Abbiamo voluto chiedere anche un parere su di un tema molto importante di cui sicuramente si parlerà molto nei prossimi anni con l'avvento della mobilità connessa e cioè se le persone sono ben disposte a cedere i loro dati in cambio di servizi.

Visto quanto facilmente siamo disposti a concedere i nostri dati per accedere ai social media o altri servizi come quelli offerti dai motori di ricerca, secondo me sarà molto probabile che mostreremo la stessa disponibilità per la mobilità connessa. Questo è perché i benefici sono immediati e chiaramente visibili, mentre quello che diamo via non lo vediamo e spesso ci sembra innocuo o di poco valore. Più l’infotainment, la guida autonoma o gli altri sevizi analoghi saranno attraenti, più i dati richiesti per il loro funzionamento ci sembreranno un prezzo più che accettabile da pagare per averli.

Ma il Professor Andrea Isoni possiede un'auto ibrida?

Non ancora. Io e mia moglie eravamo in procinto di acquistarne un'ibrida la primavera scorsa, ma nell’ultimo anno abbiamo praticamente smesso di guidare e non ne abbiamo avuto bisogno. Riprenderemo in mano il progetto non appena sarà nuovamente possibile sportarsi regolarmente in auto.

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