Waze colpita dal lockdown: ridimensionamento e licenziamenti in atto
I segni indelebili del lockdown.
Waze licenzia, costretta dalla pandemia a rivedere i suoi piani di espansione e a chiudere diversi uffici in alcuni Paesi. La notizia arriva via e-mail con un messaggio rivolto a tutti i dipendenti. Non è un fulmine a ciel sereno, probabilmente, visto che i numeri registrati dall'azienda acquistata da Google nel 2013 non erano buoni già da qualche mese a questa parte. Il lockdown ha lasciato segni indelebili, non cancellabili nemmeno con la ripresa delle attività. Senza tenere poi conto del calo degli spostamenti da parte di coloro che ora lavorano da remoto a casa propria.
Il 5% dei lavoratori sarà costretto a cercarsi un altro lavoro, e Waze si impegnerà a trovare soluzioni anche dentro la stessa Google, se necessario. Consapevole del difficile momento che si sta passando, l'azienda metterà in atto ammortizzatori sociali che permettano ai licenziati di ottenere un'assicurazione sanitaria per parte del 2021 e una copertura economica sufficiente per affrontare il periodo.
I numeri, si diceva: Waze vive di traffico, e se il traffico non c'è è ovvio che la situazione sia grave (per l'azienda). In particolare, a incidere è stato il crollo di utenti attivi ogni mese, così come il numero di chilometri percorsi da ciascuno di questi. A marzo era la stessa Waze – giustamente – a lanciare l'appello di restare in casa (l'immagine d'apertura compariva sulla schermata dell'app), ben consapevole però che questa situazione avrebbe portato a ricadute sul suo business. Durante il lockdown sono stati percorsi il 60% in meno di chilometri in tutto il mondo rispetto alla media giornaliera, con l'Italia che ha riportato i dati più negativi in assoluto con una mobilità crollata di più del 90%.
A risentire della crisi è stato anche Carpool, servizio di carpooling nato un paio di anni fa che con il lockdown ha subìto un arresto a dir poco evidente. Dal milione di corse stimate a inizio anno si è passati al quasi azzeramento: da un lato la gente lavora sempre più da casa, dall'altro c'è diffidenza nel condividere un viaggio con altre persone.
Ora chiuderanno alcuni uffici nell'Asia-Pacifico ed America Latina in nome di un "ripensamento delle priorità". L'azienda promette nuove assunzioni ed investimenti in infrastrutture tecniche, "rifocalizzando le vendite e gli sforzi di marketing su un piccolo numero di Paesi ad elevato valore".