
18 Settembre 2020
La Guardia di finanza ha effettuato una serie di perquisizioni presso alcune sedi torinesi del Gruppo FCA per acquisire la documentazione sulla progettazione e i test svolti su alcuni motori. L'indagine è sostanzialmente speculare a quella che si sta portando avanti nei confronti di Volkswagen per il suo dieselgate. Infatti, l'operazione rientra nell’ambito di un’indagine sulle emissioni inquinanti dei veicoli diesel di FCA.
L'operazione è stata portata avanti in accordo con la procura di Francoforte. L'ipotesi investigativa è di "frode in commercio". A quanto si apprende, il sospetto è che su alcuni modelli del Gruppo siano stati installati dei dispositivi di controllo del motore non conformi alle regole europee. Tali vetture, dunque, in condizioni di guida reali emetterebbero emissioni inquinanti superiori a quelle rilevabili in sede di omologazione. Questo, ovviamente, non sarebbe ammesso dal regolamento sull'omologazione dell'Unione Europea.
I motori diesel sotto inchiesta sono 5 e sostanzialmente si vuole appurare se siano dotati di un software in grado di ridurre artificialmente le emissioni inquinanti in sede di collaudo per rientrare nei parametri previsti dalla legge. L'operazione coinvolge anche la Svizzera grazie alla collaborazione di Eurojust. In Italia, l'indagine è coordinata dal pm Vicenzo Pacileo.
FCA ha confermato gli accertamenti e ha sottolineato di essersi subito messa a disposizione degli inquirenti.
FCA conferma che in alcune sedi europee del gruppo si sono svolti alcuni accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria nell’ambito di una rogatoria internazionale richiesta dalla magistratura tedesca. L’azienda si è subito messa a disposizione degli inquirenti e ha fornito ampia collaborazione negli accertamenti. FCA sta esaminando i relativi atti per potere chiarire ogni eventuale richiesta da parte della magistratura.
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