Rete di ricarica per le auto, come siamo messi in Italia? Il rapporto di Motus-E
Lo stato della rete di ricarica in Italia alla fine del 2021.

L'infrastruttura di ricarica è sicuramente una tematica su cui si sta dibattendo molto in Italia. Infatti, da più parti si chiede un'accelerazione per realizzare una rete davvero capillare che possa consentire la diffusione delle auto elettriche. Ma a che punto siamo davvero in Italia? Cosa si dovrebbe fare per accelerare la creazione di questa rete? Si tratta di quesiti a cui prova a rispondere l'ultimo rapporto di Motus-E che scatta una fotografia dello stato dell'infrastruttura di ricarica in Italia.
LA RETE CRESCE
Nonostante il 2021 sia stato difficile a causa dell'evoluzione della pandemia, il rapporto mette in evidenza una crescita sia della rete di ricarica in Italia e sia della diffusione delle auto elettriche. Rispetto al 2020, i punti di ricarica, in Italia, sono aumentati del +35%, corrispondente a +6.700 unità. Nello specifico, a dicembre 2021 in Italia erano presenti 26.024 punti di ricarica e 13.233 infrastrutture (stazioni o colonnine) in 10.503 location accessibili al pubblico.
Rispetto alla prima rilevazione di Motus-E di settembre 2019 (10.647 punti di ricarica), si registra una crescita del +143% e una crescita media annua del +48,4%. I dati del 2021 riguardano, evidenzia Motus-E, le infrastrutture installate. Infatti, il 13% risulta ancora non attivo. Un dato importante ma comunque inferiore rispetto al passato. A dicembre 2020 era pari al 22%, sceso poi al 15% a giugno 2021, ed al 12% a settembre 2021. Si tratta di un segnale che si sta lavorando per accorciare i tempi di attivazione delle nuove colonnine, spesso molto lunghi anche a causa di lungaggini burocratiche. Tuttavia, si può fare ancora di più per ridurre al minimo i tempi di attesa di attivazione delle nuove colonnine.
ANCORA POCHE FAST
Il rapporto, poi, si sofferma nel raccontare le caratteristiche tecniche dell'infrastruttura di ricarica italiana.
In termini di potenza, il 94% dei punti di ricarica è in corrente alternata (AC), mentre il 6% in corrente continua (DC).
Più nel dettaglio, il 17% dei punti è a ricarica lenta (con potenza installata pari o inferiore a 7 kW), il 73,6% a ricarica accelerata o veloce in AC (tra più di 7 kW e 22 kW), un 3,6% fast AC (fino a 43 kW), un 3,6% fast DC (fino a 50 kW) e le restanti ultraveloci (o ad alta potenza), di cui l’1,5% fino a 150 kW e l’1,0% oltre i 150 kW.
Nonostante non ci siano ancora molti punti di ricarica Fast in senso assoluto, rispetto al 2020 la crescita è stata importante.
A fronte di un aumento totale del +5% dei punti di ricarica tra settembre e dicembre, quelli con potenza compresa tra 44 e 50 kW crescono del +23%, quelli oltre i 50 kW del +11% e quelli sopra i 150 kW crescono del +45%.
Dunque, in Italia la rete sta crescendo. C'è comunque ancora da lavorare sicuramente sui punti Fast e Ultrafast che sono molto importanti in quanto permettono agli utenti elettrici di poter viaggiare anche su lunghe percorrenze. Ovviamente, è importante collocare le giuste tipologie di colonnine in base ai contesti. Per esempio, i punti Ultrafast sono adatti ad essere installati in luoghi come le aree di servizio.
DOVE SONO LE COLONNINE?
Secondo il rapporto, circa il 57% delle infrastrutture è distribuito nel Nord Italia, il 23% circa nel Centro, mentre solo il 20% nel Sud e nelle Isole. Il 34% nei capoluoghi di provincia e il restante negli altri comuni. La Lombardia con 4.542 punti, da sola possiede il 17% di tutti i punti. A seguire, poi, Lazio, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Insieme, queste regioni dispongono del 65% dei punti di ricarica.
Per quanto riguarda il tema dell'infrastruttura di ricarica in Autostrada, il rapporto di Motus-E indica la presenza di 1,2 punti di ricarica ogni 100 km di autostrade. Dal rapporto emerge un dato curioso. L’Italia ha più punti di ricarica per veicolo circolante del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia. Il nostro Paese è secondo solamente all'Olanda. Un dato che non deve ingannare in quanto è la penetrazione di veicoli elettrici ad essere maggiormente in ritardo rispetto ad altri Paesi europei.
Questo significa anche che, ad oggi, la rete italiana è adeguata al parco circolante. Tuttavia, non bisogna fermarsi, la rete deve crescere e colmare alcune lacune, soprattutto sul fronte dei punti di ricarica Fast e di quelli presenti nelle autostrade.
L’Italia ha più punti di ricarica per veicolo elettrico circolante del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia. Siamo in ritardo sui veicoli, non sulle infrastrutture di ricarica pubbliche.
LE PROPOSTE
Per portare avanti lo sviluppo dell'infrastruttura di ricarica, Motus-E ritiene che siano necessari interventi di semplificazione burocratica ed armonizzazione oltre che contributi pubblici al fine di rendere il business della ricarica pubblica sostenibile nel breve termine. L'associazione, dunque, elenca 11 interventi che sarebbe opportuno portare avanti.
- L’utilizzo di un approccio unificato tra i vari comuni, e per questo Motus-E ha predisposto una bozza di regolamento semplice, efficace e veloce che possa aiutare i comuni nella stesura dei propri regolamenti;
- L’inserimento delle infrastrutture di ricarica tra le fattispecie che sono esentate dal Canone Patrimoniale Unico, al fine di ridurre la pressione su un business che oggi è ancora non sostenibile ed in fase emergente;
- Un dialogo sempre più proficuo tra i DSO ed i CPO. Come Motus-E nel 2021 abbiamo firmato un protocollo d’intesa con e-distribuzione ed Utilitalia al fine di impegnare i gestori delle reti di distribuzione e gli operatori di mercato dell’e-mobility a collaborare verso un obiettivo condiviso: la progressiva diffusione della mobilità elettrica;
- La forte riduzione dei tempi di allaccio da parte dei distributori di energia (DSO). In particolare, occorre che i DSO forniscano ai CPO degli strumenti come piattaforme di condivisione informazioni che permettano di identificare a monte le aree a maggior potenziale attivo e pianificare efficientemente le potenze da installare a seconda dello stato di carico dell’area geografica in esame. Ciò consentirà anche di valutare dove effettuare le installazioni prima di presentare la proposta al comune;
- La pianificazione insieme ai DSO del posizionamento delle installazioni ultra-veloci (High Power Charger) sulla rete a media tensione, in maniera tale da individuare dei nodi interessanti dal punto di vista del traffico ma compatibili con le reti di distribuzione e la loro potenza disponibile;
- La rimodulazione delle tariffe di ricarica e degli oneri di connessione al fine di ridurre i costi fissi (in particolare delle ricariche ad alta potenza) e favorire l’integrazione dei veicoli con la rete elettrica;
- La pubblicazione dei bandi per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica previste dal PNRR;
- La creazione di una cabina di regia che agisca a livello nazionale per uniformare quanto si fa, a differenti velocità, a livello regionale e locale. In particolare, riteniamo urgente la revisione del PNIRE e dei suoi target di diffusione delle infrastrutture;
- Accentrare la responsabilità dei finanziamenti e del monitoraggio delle installazioni di infrastrutture pubbliche;
- La creazione della Piattaforma Unica Nazionale (PUN) con la mappatura di tutte le colonnine ad accesso pubblico;
- L’applicazione della normativa esistente in merito al divieto di sosta dei veicoli non in ricarica negli stalli riservati alla ricarica, visto il fenomeno in crescita del parcheggio abusivo su questi stalli.