Le auto elettriche inquinano molto meno di quelle diesel, dice l'Università di Bruxelles
È chiaro che il risultato finale varia molto in base a come viene prodotta l'elettricità per caricarle. In Svezia, per esempio, che è uno dei paesi più avanzati in materia di rinnovabili ed energia pulita, le emissioni arrivano a ridursi di ben l'85 per cento.
Sono in molti a sostenere che l’auto elettrica non sia la soluzione di tutti i problemi di inquinamento del mondo. Hanno ragione. Produrle inquina. Trasportare loro o i componenti da una parte all’altra del globo inquina. Anche loro si rompono e necessitano di pezzi di ricambio, generando spazzatura che, nel lungo periodo, inquina. E produrre energia elettrica inquina.
Un recente studio dell’Università di Bruxelles, tuttavia, indica che sono quanto meno un grande passo nella direzione giusta. La ricerca, commissionata dall’organizzazione non governativa europea Transport and Environment, ha evidenziato che da qui al 2030 il loro ciclo vitale completo (che include quindi anche l’inquinamento derivato dalla produzione) emetterà circa la metà dei gas serra del ciclo vitale completo di un’auto con motore diesel, in media.
È chiaro che il risultato finale varia molto in base a come viene prodotta l’elettricità per caricarle. Per esempio in Svezia, che è uno dei paesi più avanzati in materia di rinnovabili ed energia pulita, le emissioni arrivano a ridursi di ben l’85 per cento; ma anche in Polonia, che ancora si basa moltissimo sul carbone, la CO2 scende di circa il 25 per cento.
L’immagine qui sopra ci aiuta anche a capire quali siano le fasi più critiche per ogni tecnologia. Per le auto a gasolio le maggiori emissioni si verificano nella fase cosiddetta “dal pozzo al serbatoio", che include l’estrazione, raffinazione e distribuzione del carburante.
Per le auto elettriche, invece, il grosso delle emissioni avviene nella fase “dal serbatoio alla ruota", ovvero la guida vera e propria dell’auto. Notate come diminuiscono drasticamente quando le fonti di energia sono prevalentemente rinnovabili, come nel caso della Svezia (penultima a destra). In Italia andiamo notevolmente meglio che in Polonia, ma altrettanto peggio che in Svezia. Insomma, siamo nel mezzo, appena sopra alla media generale europea.
Resta poi la questione, da sempre spinosa, della produzione delle batterie agli ioni di litio e dei motori, che notoriamente costringe all’impiego di materiali “difficili" come litio, cobalto, nichel, grafite e altre terre rare. La rappresentante italiana di Transport & Environment, tuttavia, dice che “la sostenibilità di questa tecnologia potrà solo migliorare, grazie a un mix energetico sempre più verde e ai progressi tecnologici nella produzione delle batterie, al loro riuso e riciclo”. Ad avvalorare la sua tesi allega questa serie di slide, secondo cui la disponibilità di materie prime non sarà un problema per moltissimo tempo – 185 anni, nel caso del litio.