
21 Settembre 2023
La musica liquida ormai domina il mercato: il termine indica tutto quello che per la casalinga di Voghera rientra nella macro categoria di "MP3" ma dietro a queste tre lettere c'è un mondo davvero complesso. Perciò è doverosa un'introduzione che farò il più breve possibile.
Partiamo dalla storia: il passaggio dall'analogico al digitale ha portato ad un cambio di paradigma: abbiamo guadagnato in comodità e fruibilità della musica ma la qualità è calata. L'MP3 si basa sul principio della compressione, tagliando frequenze che risultano "inutili" - e le virgolette sono d'obbligo per un audiofilo - così da risparmiare sui megabytes occupati dalla traccia. L'avvento di questa tecnologia ha permesso di portare intere collezioni in tasca e andava bene così: vuoi perché la massa non aveva un'educazione all'ascolto di alto livello, vuoi perché cuffie e auricolari comunque non avrebbero permesso di riprodurre le frequenze tagliate, vuoi perché la memoria portatile costava tanto.
Con il tempo, però, la tendenza si è invertita: a parte il fenomeno del ritorno ai vinili, il mondo della musica liquida si è evoluto per recuperare quella qualità perduta, abbracciando FLAC e simili che rappresentano quanto di più vicino, nel mondo digitale, alla qualità d'ascolto analogico. Pesano tanto ma oggi le memorie costano meno, inoltre il mercato propone cuffie e impianti audio in grado di rendere loro giustizia e anche i lettori portatili, persino i chip audio installati sui moderni smartphone, sono in grado di riprodurli.
Ma cosa è successo alla musica in auto? In questo mondo si è come sulle montagne russe, un su e giù continuo: per avere una buona qualità d'ascolto bisogna innanzitutto isolare la vettura da rumori aerodinamici, rotolamento degli pneumatici e motore. In più è necessario un hardware di un certo livello, tutti elementi che aggiungono peso. E il peso, si sa, è nemico sia delle prestazioni che dei consumi. Così le vetture moderne hanno iniziato a tagliare sui materiali isolanti per risparmiare chili, tutto senza dimenticare un problema tipico dell'audio: la perdita di qualità nella conversione del segnale dalla sorgente (digitale, gli MP3), alle casse, analogiche.
Il primo problema ha portato alla nascita di soluzioni come la tecnologia di cancellazione del rumore attiva: il suono è un onda e il sistema genera un'onda con la stessa ampiezza ma fase opposta rispetto al rumore (quello costante di vento, motore e pneumatici), così da cancellarlo come ci insegna la teoria dei segnali. Il secondo problema è di più difficile soluzione ma Clarion sembra aver trovato la quadra: al posto di convertire il segnale digitale, sfruttando un convertitore e passando per un amplificatore prima di arrivare agli altoparlanti, il Full Digital Sound sfrutta un canale di trasmissione interamente digitale.
Convertitore e amplificatore "spariscono" tagliando il peso, eliminando la perdita di qualità del segnale e riducendo il consumo di energia (anche l'energia elettrica dei vari accessori influisce sul consumo di benzina), sostituendo tutto con un processore LSI sviluppato per le auto che lavora con una bobina a 6 strati sullo speaker. Il segnale è separato in 6 canali trasmessi ai relativi strati della bobina che li trasmette direttamente agli altoparlanti.
Full digital sound supporta l'audio in alta definizione ed è scalabile in varie configurazioni (che possono variare nel numero degli altoparlanti). Il sistema è di gran lunga più efficiente rispetto all'amplificazione analogica e ha il solo contro della complicazione degli altoparlanti a cui è demandata la conversione. D'altro canto è indubbio il vantaggio dato dal portare il segnale digitale e dal renderlo analogico il più vicino possibile al trasduttore, oltre al fatto che l'amplificazione viene fatta per il singolo altoparlante.
A tutto ciò va aggiunto che il sistema accetta tramite USB la musica dello smartphone così da ottenere un impianto di qualità minimizzando il numero di dispositivi in cascata e sfruttando solo quello che ci portiamo sempre dietro, a patto comunque di puntare di più sulla qualità delle sorgenti digitali che, per ottenere benefici tangibili, devono comunque essere in formato loseless. Tramite app si può puoi "tunare" l'ascolto in modo da personalizzare l'esperienza ai propri gusti e all'ambiente.
Si risparmia complessità e si risparmia peso, ma come suona il sistema? Premesso che parlare di qualità da audiofili in auto è una bestemmia per gli audiofili, circoscrivendo il tutto al contesto si può certamente promuovere con lode il sistema di Clarion. La prova mi ha permesso di ascoltare un suono cristallino di gran lunga più pulito e ricco di dettaglio rispetto ad impianti automobilistici high-end, primo di distorsioni e disturbi e in alta risoluzione, al punto da permettere di apprezzare facilmente la differenza tra un MP3 (che in questo caso è altamente sconsigliato) e un FLAC, unico formato in grado di sfruttare al meglio la qualità dell'impianto.
Con il formato loseless il FDS di Clarion è riuscito a proporre una scena sonora talmente dettagliata da restituire la posizione degli strumenti nello studio di registrazione, con un ottimo livello di dettaglio, bassi profondi, voci vibranti: impressionante se consideriamo le dimensioni del sistema e il basso consumo.
Z3 è il cuore pulsante del Full Digital Sound, un'unità di controllo con il processore che accetta le varie sorgenti, dal sistema di infotainment di bordo ad una radio passando per sistemi aftermarket di terze parti, smartphone, iPod e via dicendo, incluso l'USB e con tracce digitali in alta risoluzione fino a 96 kHz. Il sistema permette di ridurre notevolmente i consumi rispetto a quelli tradizionali, specie se consideriamo che gestisce fino a 1.400 watt di potenza, ma taglia anche gli ingombri e il piccolo controller integra i due tasti per passare nei sotto-menu e un display.
Gli speaker si collegano a Z3 tramite cavi che non sono cavi audio come accade di solito ma cavi per il solo segnale digitale: meno grovigli di fili, minor ingombro, maggior semplicità d'installazione! E l'amplificatore? Non serve, o meglio il suo compito è svolto dagli altoparlanti attivi, ognuno amplificato con la sopra citata bobina, cosa che permette un controllo maggiore, un'accuratezza della scena sonora notevole e libera da distorsioni e interferenze: la prova "sul campo" lo ha confermato. Il segnale arriva in digitale fino al chip LSI nello speaker e solo in quel punto diventa analogico per mezzo del movimento che produce le onde sonore: in pratica il DAC è nello Z7, nei tweeter dello Z3 o nel subwoofer Z25 da 10 pollici.
Tirando le somme, Full Digital Sound di Clarion è un ottimo esempio di tecnologia applicata alla ricerca della qualità, il tutto senza dimenticarsi della semplicità d'uso. Premesso che per l'installazione e il primo "tuning" è meglio rivolgersi a chi ha orecchio ed è esperto di car audio, durante l'uso entra in gioco Z-Tune. Disponibile per Android e iOS, l'applicazione è facile da utilizzare e permette a tutti di regolare i vari parametri con un touch sullo schermo. In tempo reale si potranno gestire i settaggi dei singoli elementi dell'impianto o disegnare la curva nell'equilizzatore a 30 bande e divertirsi a trovare il sound perfetto per le nostre esigenze.
Clarion Full Digital Sound è riuscito a confermarsi come uno dei migliori impianti audio per auto di qualità "audiophile", un'ottima soluzione che si rivolge però a chi è in grado di apprezzare i vantaggi che questo sistema porta e, soprattutto, a chi cura la qualità delle sorgenti audio digitali. Certo, anche con MP3 o streaming di qualità si notano le differenze, ma solo il loseless è in grado di far suonare al meglio FDS.
Il costo non è bassissimo: Z3, che include il processore audio, dispositivo di comando e due tweeter costa 799EUR mentre la coppia di Z7, altoparlanti con circuito di comando digitale integrato, costa 699EUR. A questi va aggiunto Z25W, sub digitale da 699EUR, per un totale di 2.200EUR. Vale la pena? Dipende: se siete tra coloro che curano l'ascolto, inclusa la sorgente, e volete un'ottima qualità anche in auto allora si!
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