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Uber Italy, chiusa l'inchiesta per Caporalato: 10 gli indagati

E' stata chiusa l'indagine su Uber Italy per Caporalato ai danni dei riders; 10 gli indagati.

Uber Italy, chiusa l'inchiesta per Caporalato: 10 gli indagati
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 12 ott 2020

La procura di Milano ha concluso le indagini su Uber Italy finalizzate a verificare se la filiale italiana della società americana potesse essere imputata per i reati di caporalato nei confronti dei rider di Uber Eats. Inoltre, la procura ha lavorato per accertare eventuali reati fiscali. Indagini che avevano portato il Tribunale a decidere, lo scorso 29 maggio, di commissariare Uber Italy. Si trattava di una misura mai presa prima verso una piattaforma di consegne a domicilio.

Le indagini sono state chiuse dal Pubblico Ministero Paolo Storari. 10 sono le persone indagate tra cui la manager di Uber Italy Gloria Bresciani in concorso con i due responsabili delle società di intermediazione coinvolte, Frc e Flash Road City. Un "sistema per disperati", così l'aveva definito la manager di Uber Italy all'interno di una telefonata ad un dipendente intercettata dagli inquirenti.

Davanti a un esterno non dire mai più 'abbiamo creato un sistema per disperati'. Anche se lo pensi, i panni sporchi vanno lavati in casa e non fuori.

Secondo quanto emerge nell'avviso di conclusione delle indagini, i rider erano pagati a cottimo a 3 euro a consegna, indipendentemente dalla distanza da percorrere, dal meteo e dall'ora. Inoltre, a queste persone venivano "rubate" le eventuali mance che i clienti lasciavano. A tutto questo si aggiungeva la decurtazione del compenso nel caso non rispettassero le disposizioni impartite. Secondo quanto ricostruito dal Pubblico Ministero, gli indagati, in concorso tra loro,

impiegavano e reclutavano riders incaricati di trasportare a domicilio prodotti alimentari, assumendoli presso le imprese Flash Road City ed Frc srl, per poi destinarli al lavoro presso il gruppo Uber in condizioni di sfruttamento.

In particolare, gli indagati avrebbero approfittato della posizione di "disperazione" di queste persone. Infatti, si tratterebbe per lo più di migranti richiedenti asilo che abitavano nei centri di accoglienza, dunque, persone molto vulnerabili. Tra le prove portate dal Pubblico Ministero, anche le "buste paga" dei rider. In un caso, in una settimana lavorativa di 68 ore, una persona aveva incassato 179,50 euro comprensivi di un "malus", cioè di una decurtazione di 24,50 euro. Invece, la posizione di Uber Italy, indagata per responsabilità amministrativa di società per reati commessi da propri dipendenti, è stata stralciata.

Il 22 ottobre si terrà l'udienza sul provvedimento di commissariamento in cui sarà fatto il punto dell situazione per capire se la società abbia messo in campo azioni adeguate per evitare che si ripetano casi di caporalato e di sfruttamento.

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