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Seat a rischio: i dazi UE sul Cupra Tavascan minacciano produzione e posti di lavoro

Seat sta pagando un'importante tassa aggiuntiva sul Cupra Tavascan per i dazi imposti sulla stessa. La produzione di questo modello minaccia posti di lavoro. Ecco la situazione.

Seat a rischio: i dazi UE sul Cupra Tavascan minacciano produzione e posti di lavoro
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Gabriele Lupo
Gabriele Lupo
Pubblicato il 9 feb 2025

Il CEO di Seat, Wayne Griffiths, ha dichiarato a Reuters che il marchio del Gruppo Volkswagen potrebbe essere costretto a tagliare la produzione e licenziare circa 1.500 dipendenti se l'UE non ridurrà la tariffa imposta sul SUV elettrico Cupra Tavascan, fabbricato in Cina, entro la fine di marzo.

Dal momento in cui l'Unione Europea ha imposto i dazi su tutti i veicoli elettrici prodotti in Cina e venduti in Europa, Seat sta pagando un'aliquota aggiuntiva del 20,7%, oltre al dazio del 10% già esistente sul Tavascan, fabbricato nello stabilimento a maggioranza VW Group ad Anhui, in Cina. 

Secondo quanto riportato da dirigenti di diverse case automobilistiche europee, i dazi aggiuntivi sui loro veicoli prodotti in Cina stanno causando danni collaterali alle aziende e ai posti di lavoro in Europa, in opposizione all'intento di proteggerli. 

Griffiths ha sottolineato che la tariffa, applicata a un veicolo dal prezzo compreso tra 50.000 e 60.000 euro, ha impedito alla società di raggiungere i propri obiettivi finanziari nel 2023 e potrebbe generare perdite per centinaia di milioni di euro nel 2025. "Il tempo a disposizione è limitato. Dobbiamo trovare una soluzione entro il primo trimestre", ha affermato in un'intervista. 

La Commissione Europea ha rifiutato di commentare la situazione.I dirigenti di Seat e del Gruppo Volkswagen hanno mantenuto un dialogo costante con i funzionari dell'UE per discutere il destino del Tavascan, con l'ultimo incontro avvenuto il 6 febbraio. Nel frattempo, il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez ha sollecitato la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a trovare una soluzione per scongiurare significative perdite di posti di lavoro, ha dichiarato un portavoce di Seat. Griffiths non ha precisato quale livello di tariffa l'azienda sarebbe in grado di sostenere, ma ha sottolineato che dovrebbe essere "il più vicino possibile" all'aliquota originale del 10%.

Se il dazio aggiuntivo non verrà ridotto o eliminato nel primo trimestre, Seat sarà costretta a eliminare dal proprio catalogo il modello, che non genera profitti. Questo fatto potrebbe comportare un ulteriore problematica: come ridurre le emissioni medie della flotta per rispettare i limiti imposti dall'UE senza il Tavascan. 

Le case automobilistiche possono ridurre la media delle emissioni in due modi: acquistando crediti di carbonio da produttori di veicoli elettrici, attraverso il cosiddetto “pooling”, oppure diminuendo la produzione di auto con motore a combustione. Finora, il Gruppo Volkswagen ha evitato di ricorrere al pooling, dichiarando a dicembre di puntare a colmare il divario delle emissioni incrementando le vendite di veicoli elettrici.

"Non possiamo risolvere il problema dall’oggi al domani", ha affermato Griffiths. "Quindi, quali sono le opzioni? Ridurre la produzione di auto a combustione e licenziare dipendenti. Ed è esattamente quello che accadrà se non troviamo una soluzione".

Tesla, BMW, Mercedes-Benz e dverse case automobilistiche cinesi di veicoli elettrici hanno già presentato ricorsi contro i nuovi dazi presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Tutti questi procedimenti durano, in genere, 18 mesi e possono essere impugnati. 

Seat non esclude di intraprendere un'azione legale, ha dichiarato il CEO Wayne Griffiths, ma non può permettersi di attendere i lunghi tempi della giustizia. "Cupra è stata la nostra svolta, il motore della nostra redditività", ha sottolineato Griffiths. "Se Cupra è in pericolo, lo è anche Seat".

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