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Niki Lauda è morto: la leggenda della F1 si è spenta a 70 anni

La Formula 1 piange la sua leggenda. Il pilota austriaco è stato Campione del Mondo per 2 volte con la Ferrari e una volta con la McLaren

Niki Lauda è morto: la leggenda della F1 si è spenta a 70 anni
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 21 mag 2019

L'annuncio della scomparsa arriva dalla famiglia del pilota austriaco: Niki Lauda è morto all'età di 70 anni in una clinica in Svizzera in seguito alle diverse complicazioni mediche emerse negli ultimi mesi, che già avevano fatto preoccupare i fan in occasione dell'ultimo ricovero. Indimenticabile la sua determinazione, anche dopo il terribile incidente che gli portò via parte del volto. 

Con profondo dolore annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con vicino la sua famiglia lunedì 20 maggio 2019. I suoi successi unici come sportivo e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili. La sua instancabile spinta, la sua semplicità e il suo coraggio rimangono un modello e un punto di riferimento per tutti noi. Lontano dal pubblico, era un marito, un padre e un nonno amorevole e premuroso. Ci mancherà molto.

Nato a Vienna in un'agiata famiglia di banchieri austriaci nel 1949, Andrea Nikolaus Lauda – detto Niki – inizia la sua carriera in Formula 1 nel 1971 nel team March F1 affiancando Ronnie Peterson, una stagione da dimenticare che lo porterà tra l'altro a dubitare della sua stessa permanenza nel Circus. Le cose cambiano nella stagione successiva, quando con il team BRM Lauda ottiene il terzo gradino del podio, facendosi notare dalla Ferrari, all'epoca guidata da Luca Cordero di Montezemolo. Nel 1974 lo sbarco nel team di Maranello, dove grazie anche alla monoposto 312T il pilota austriaco conquista il suo primo titolo Mondiale nel 1975. Un successo che si ripeterà nel 1977, sempre con le Rosse, un anno dopo il terribile incidente che gli cambiò per sempre la vita. 

Era il 1° agosto del 1976 quando la ferrari 312T2 guidata da Niki Lauda, probabilmente a causa di una perdita di controllo, si schiantò contro una roccia ai margini della pista tedesca del Nurburgring (era in corso il GP di Germania), una carambola che si concluderà al centro della pista con la vettura in fiamme e Niki intrappolato nell'abitacolo. L'incidente, per il quale il pilota verrà dichiarato fuori pericolo 4 giorni dopo, gli lascia il volto sfigurato e diversi problemi di respirazione, dovuti all'inalazione dei fumi tossici durante l'incendio. 

L'incidente, tuttavia, non ha fatto che rafforzare la determinazione di Lauda, che poche settimane dopo – al GP di Monza del 12 settembre 1976 – era già al volante alla ricerca del suo secondo titolo mondiale, ottenuto sempre a bordo di una vettura di Maranello. Il divorzio con la Ferrari lo porterà ad allontanarsi per qualche tempo dalla Formula 1, salvo poi tornarci nel 1982 con McLaren: due anni dopo, nel 1984, l'austriaco torna nuovamente a condurre la classifica iridata, vincendo per la terza volta il titolo di Campione del Mondo F1 a bordo della TAG Turbo V6. 

Leggendaria la rivalità tra Niki Lauda e il pilota britannico James Hunt: due piloti dal carattere agli antipodi (freddo e sistematico Lauda, al punto da essere definito "pilota computer", estroverso e passionale Hunt) che non hanno mai perso l'occasione di darsi battaglia sia dentro sia fuori dai circuiti. Un dualismo che è entrato nell'immaginario collettivo, diventando leggenda (tanto è vero che a loro è stato dedicato il film Rush). 

Nel 1985 il ritiro dalle competizioni: tuttavia, Lauda rimarrà sempre legato a doppio filo alla Formula 1, diventando consulente per Ferrari, Jaguar e Mercedes-AMG, di cui è stato direttore non esecutivo negli ultimi anni. 

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